foto gallery per Juno in rampa

La trovate a questo link: http://www.spaceflightnow.com/atlas/av029/onthepad/

A dar retta alla mitologia, Giove e Giunone sono l’archetipo della coppia litigiosa. Ma il matrimonio spaziale tra il più grande dei pianeti del nostro sistema solare e la sonda Juno della NASA, il cui lancio è previsto per venerdì 5 agosto alle 17.34 ora italiana dalla base dell’Air Force a Cape Canaveral, si preannuncia invece armonioso e ricco di affascinanti conseguenze.

A lanciare la sonda sarà un potente vettore Atlas V-551, che porterà Juno fuori dall’atmosfera terrestre dando il via ai suoi cinque lunghi anni di viaggio verso Giove. Per raggiungere il suo celeste “consorte”, un paio d’anni dopo la partenza la sonda sfrutterà il cosiddetto effetto fionda gravitazionale, che permette a un velivolo di usare la spinta gravitazionale di un pianeta per guadagnare velocità. Nel caso di Juno, ad aiutarla sarà la Terra, per cui la rivedremo dalle nostre parti nel 2013. L’inserzione nell’orbita di Giove, un’operazione di estrema delicatezza che sarà portata a termine mentre Juno è sempre visibile dalla Terra, è in programma per l’estate del 2016. Al termine delle manovre di avvicinamento, la sonda si troverà ad appena 4500 chilometri di distanza media dalla spessa coltre di nubi che avvolge il pianeta, attorno a cui ruoterà seguendo un’orbita polare.

Tra i molti velivoli terrestri che hanno visitato Giove, a partire dal Pioneer 10 negli anni ’70, Juno sarà infatti la prima a volare sui poli, dove studierà le spettacolari aurore del pianeta. E ci volerà sopra ruotando su se stessa come una sorta di trottola spaziale, al ritmo di circa tre giri al minuto: uno stile di navigazione che oltre a renderla stabile e facile da controllare, permetterà a ciascuno degli otto strumenti scientifici di cui è dotata di “vedere” a turno Giove a ogni giro.

E di questi otto strumenti, ben due sono targati Italia, che ancora una volta ha un ruolo da protagonista in una missione spaziale. Il primo si chiama JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno spettrometro sviluppato dall’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) sotto l’egida dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e di cui è responsabile scientifico Angioletta Coradini. JIRAM, in effetti, fa parte di una famiglia di spettrometri tutta italiana, una serie di variazioni dello stesso modello base adattate a seconda delle esigenze di missione, che con il lancio di Juno sarà l’unico strumento di telerilevamento a funzionare contemporaneamente su quattro missioni spaziali diverse. Spettrometri della stessa famiglia sono infatti a bordo anche del Venus Express, della sonda Dawn , e di Rosetta, la missione europea che nel 2014 incontrerà la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. L’altro componente italiano di Juno è KaT (Ka-Band Translator) uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università “Sapienza” di Roma, sempre con il supporto di ASI. E sia KaT che JIRAM avranno degli analoghi su un’altra sonda, la missione BepiColombo, in partenza tra due anni verso Mercurio.

La missione di Juno durerà circa un anno terrestre, durante il quale compirà 33 orbite intorno a Giove, coprendone il globo per intero. E sarà un anno intenso, poiché i suoi obiettivi scientifici sono molti, e molto importanti. A cominciare da una migliore comprensione delle origini del gigantesco pianeta gassoso, che a sua volta può dare indicazioni più di ogni altro sui meccanismi di formazione del sistema solare. Di conseguenza, le informazioni raccolte dalla sonda serviranno anche a capirne di più sui molti pianeti extrasolari simili a Giove scoperti negli ultimi anni. Juno studierà inoltre la struttura interna del pianeta, cercando conferme della presenza di un nucleo solido, e la sua complessa e coloratissima atmosfera, di cui mapperà le dinamiche con un dettaglio senza precedenti. Da ultimo, ma non per importanza, i suoi due magnetometri gemelli effettueranno le prime rilevazioni in alta definizione del campo magnetico di Giove, il più potente dell’intero sistema solare.

Juno parte alla scoperta dei segreti di Giove | Le Scienze

Precisazione: KaT è realizzato da Thales Alenisa Space Italia, mentre il Prof. Luciano Iess, de La Sapienza, rappresenta il Principal Investigator.

Alcune foto fatte al lancio di Juno.
Gli originali sono in 3D.

Wow!! :slight_smile:

Voglio il sonorooooooo! :stuck_out_tongue_winking_eye:

Un bel souvenir!

Belle immagini Tryphoon! :slight_smile:

Grazie! In 3D sono ancora meglio!!!

SSSSSSSSSSSSSSSSSSS FUISSSSSSSHHHHHHHHHHHH BAAAAAAMMMMMM YYYYYYYYYEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE… ti basta? :stuck_out_tongue_winking_eye:

Wow! Bellissime foto!

Per chi ama il 3D:

Se ne volete ancora, ditemelo!

Eh, ho solo gli occhiali polarizzati da cinema…

Peccato! L’effetto 3D di queste foto non è male.

Ma sono fatte con una machcina fotografica 3D? L’effetto è davvero bello!
E la risposta è sì, ne vogliamo ancora, e le vogliamo a risoluzione un po’ più alta possibilmente (se a risoluzione piena sono troppo grandi)

Sì, sono fatte con la Fuji W3 a due obiettivi.
Vedrò di proporne a risoluzione maggiore!
Grazie dei commenti!
Giovanni

:rage: Tanto valeva che scrivessi: “Voglio che mi inseguiate con un machete per l’invidia …” :angry:

Molto belle! Fai venire voglia di comprare la Fuji W3