Sperimentato un metodo di analisi della vegetazione dall’orbita terrestre
Alcuni satelliti artificiali segnalano le modificazioni cromatiche delle foglie causato dalle fughe di metano e lanciano l’allarme
CANTERBURY (INGHILTERRA) – Le massicce e invisibili fughe di gas che spesso si verificano lungo i metanodotti che attraversano regioni disabitate, oppure dai giacimenti non sorvegliati di idrocarburi, potranno essere tempestivamente segnalate dall’osservazione spaziale della vegetazione. Le piante, infatti, reagiscono agli eccessi di metano o di altri gas presenti in atmosfera cambiando colore: una trasformazione che può essere rilevata dai alcuni satelliti artificiali destinati a specifiche funzioni di osservazione ambientale. L’impiego delle alterazioni cromatiche della vegetazione quale campanello di allarme per segnalare le perdite di gas di origine industriale o naturale è stato annunciato da ricercatori dell’Università di Nottingham durante l’annuale convegno della «Society for Experimental Biology», che si è svolto nella prima settimana di aprile a Canterbury, nel Regno Unito. «Il nostro studio ha dimostrato la capacità del cosiddetto remote sensing per mezzo di satelliti artificiali in orbita terrestre di riconoscere le variazioni spettrali della luce riflessa dalla vegetazione, quando questa è soggetta allo stress provocato dalle fughe di gas metano», ha riferito il professor Mike Steven, capo gruppo dei ricercatori dell’Università di Nottingham che hanno sviluppato la nuova tecnica d’indagine. Gli efflussi di metano, in pratica, provocano una minore assunzione di ossigeno e, di conseguenza, variazioni dei livelli di clorofilla presenti in diversi tipi di vegetali come erbe, grano, fagioli, eccetera.
SENSORI DI LUCE RIFLESSA - I satelliti dotati di sensori che analizzano sistematicamente la luce riflessa dal terreno nelle varie lunghezze d’onda sono in grado di cogliere queste variazioni e segnalarle a terra, dove possono essere fatte delle verifiche per accertare le fughe di gas. Solo nel Regno Unito, attualmente, le perdite di metano dalle pipelines che trasportano questo gas dalle zone di produzione a quelle di sfruttamento ammontano a circa 320.000 tonnellate l’anno, pari al 16% delle emissioni totali. Una perdita notevole in termini economici, ma anche un inutile aggravamento del surriscaldamento globale poiché il metano è un gas serra con un potenziale riscaldante molto più efficace dell’anidride carbonica. I ricercatori di Nottingham hanno annunciato di essere impegnati a raffinare la loro tecnica di monitoraggio, estendendola anche alle fughe di metano geologico e a quelle di anidride carbonica iniettata in giacimenti profondi. Un problema da superare è la discriminazione degli effetti delle fughe di gas da quelli provocati da alcuni tipi di erbicidi che provocano analoghe alterazioni della clorofilla.
Franco Foresta Martin
10 aprile 2006
da corriere.it