A parte qualche inesattezza la Repubblica on-line ha publicato oggi questo articolo su Korolev.
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Le celebrazioni per il centenario di Korolev, pioniere dei voli nel cosmo
Putin restituisce l’onore al padre delle missioni dell’ex Urss
Dallo spazio ai lavori forzati
riabilitato l’uomo dello Sputnik
DAL nostro corrispondente LEONARDO COEN
Dallo spazio ai lavori forzati
riabilitato l’uomo dello Sputnik
Sergheij Korolev
MOSCA - Quando gli fecero i funerali di Stato e venne seppellito, come tutti i grandi “eroi” dell’Unione Sovietica, nelle possenti mura del Cremlino, dietro il mausoleo di Lenin, nessuno sapeva chi fosse quel Sergheij Korolev morto d’infarto il 14 gennaio del 1966. Ma doveva essere davvero una persona straordinaria se dietro al suo feretro marciavano uniti e compunti Breznev, Kossighin, Podgornyj, la trojka che governava il Paese e con loro tutto il Politburo. Per quasi vent’anni il nome di Korolev, ma soprattutto il suo ruolo di “Glavnyj Konstruktor” - Capo Costruttore - del programma spaziale sovietico, fu il segreto più custodito dalle autorità dell’Urss. Korolev aveva teorizzato la possibilità di lanciare satelliti e cosmonauti nello spazio ed era riuscito a realizzare i suoi sogni: infatti fu il “padre” dello Sputnik, il primo satellite artificiale che venne messo in orbita attorno alla Terra il 4 ottobre del 1957, lanciato grazie al suo razzovettore di classe A chiamato Vostok (Oriente, lo stesso modello che portò tra le stelle Yurij Gagarin il 12 aprile del 1961, il primo astronauta).
Alla commissione del premio Nobel che per due volte chiese alle autorità di Mosca chi fosse il realizzatore di questo geniale programma, Krusciov rispose cinicamente: “Non possiamo indicare una singola persona, è l’intero popolo che sta costruendo la nuova tecnologia”. Le rampe di lancio, spiegò Krusciov, avevano mandato in orbita il socialismo. Il segreto cadde subito dopo il funerale. Ma lo stesso si seppe sempre abbastanza poco di Korolev, salvo qualche dettaglio pittoresco: era superstizioso, evitava i lanci dei missili il lunedì, vietava la presenza di donne sulle rampe (come avrà sopportato la prima cosmonauta Valentina Tereshkova?).
Nel centenario della nascita di Korolev Putin stesso ha voluto onorarne la memoria ordinando che il missile Progress M-19 venisse battezzato Sergheij Korolev e il 18 gennaio scorso il vettore è stato lanciato con successo. Inoltre, il presidente russo ha enfatizzato il suo contributo alla rivalutazione di questo scienziato: “Le vittorie che la Russia ha ottenuto nello spazio grazie a suo padre appartengono innanzitutto a lui, poi al Paese e quindi a tutto il mondo”, ha detto a Natalia Koroleva, e questo gesto fatto nella più solenne assise del Cremlino che prima ospitava i grandiosi congressi del partito comunista è stato letto come la volontà putiniana di distinguersi e rinnegare la politica repressiva di Krusciov che aveva negato a Korolev la soddisfazione del premio Nobel.
Le celebrazioni dureranno tutto l’anno, sino al fatidico ottobre, il mese in cui nacque l’era spaziale terrestre. Il regista Yuri Kara ha appena terminato di girare un film sullo scienziato, facendo leva soprattutto sugli anni bui dello stalinismo, perché la biografia di Korolev è stata drammatica come quella di decine di milioni spariti nelle tenebre del gulag. Una vita emblematica ed epocale. Fu condannato per sabotaggio antisovietico: dissero che aveva speso troppi soldi per ricerche “inutili”, danneggiando gli interessi dello Stato. Meritava una pena esemplare.
Proprio attorno a questo misterioso e ignobile episodio è imperniata la pellicola di Kara che dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche il 12 aprile, la data in cui ricorre l’anniversario del lancio di Gagarin. Secondo la documentazione raccolta dal regista, Korolev sarebbe stato pesantemente criticato da un invidioso accademico rivale, Valentin Glushko, inventore di motori e razzi per missili. La condanna fu pesante: dieci anni di lavori forzati in una miniera d’oro della regione di Kolyma, nell’estremo oriente della Siberia.
Dal 1938 al 1946 l’ingegner Korolev divenuto minatore a mani nude in un inferno ghiacciato cercò di sopravvivere e basta. Poi fu trasferito in un laboratorio di ricerca per gli scienziati detenuti dei gulag chiamati “sharashka”, controllati dai servizi segreti. Lo avevano - si fa per dire - raccomandato l’ingegnere Andreij Tupolev (quello degli aerei) e, guarda il gioco dei destini incrociati, il suo detrattore Glushko. Insomma, una storia tremenda e perfetta. A quasi lieto fine: Korolev rimase tutto e nessuno. Come la Russia di Putin.
(28 gennaio 2007)