Gli spacewalkers rimuovono il bullone esplosivo

Gli spacewalkers rimuovono il bullone esplosivo

Il Comandante dell’ISS Sergei Volkov e l’ingegnere del volo Oleg Kononenko hanno terminato la loro complicata EVA durata 6 ore e 18 minuti, chiudendo il portello del modulo-airlock Pirs alle 9:06 p.m. Il loro collega americano Gregory Chamitoff ha seguito le operazioni dall’interno della Soyuz TMA-12 che è stata il soggetto di questa EVA.

I cosmonauti hanno tagliato lo strato isolante della Soyuz rimuovendo con successo un bullone esplosivo da un connettore che si pensava potesse essere difettoso, e lo hanno sistemato in un contenitore antideflagrante in vista del suo ritorno sulla Terra per le opportune indagini.
Questa delicata operazione di “chirurgia spaziale” è stata ordinata dai responsabili russi per far luce sui problemi riscontrati da alcune capsule Souyz al momento della separazione dei moduli, all’inizio della fase di rientro. Questi problemi hanno portato in due casi recenti, ad un rientro balistico della capsula russa, nell’atmosfera terrestre, con conseguente elevato carico di “g” ai danni dell’equipaggio.
Dopo aver tagliato l’isolamento, i cosmonauti hanno dovuto faticare non poco per rimuovere il cavo di fissaggio dal pyrobolt. Quindi, con una chiave inglese, hanno svitato il bullone dal suo alloggiamento.
Infine, i due compagni di lavoro hanno scattato delle fotografie del luogo dell’intervento, ed hanno riposizionato il materiale isolante.

Questi bulloni esplosivi, che mantengono uniti i tre moduli della capsula Soyuz, vengono fatti detonare poco prima del rientro in atmosfera. Si pensa che nei due casi recenti di rientro balistico, il modulo di servizio e quello di comando non si siano separati correttamente probabilmente a causa della mancata accensione di almeno uno dei cinque bulloni esplosivi lì posizionati.

Per accedere al luogo di lavoro, Kononenko, munito di un coltello, si è agganciato al braccio telescopico russo guidato da Volkov. Le ottime immagini riprese della telecamera americana montata sull’elmetto di Kononenko, hanno mostrato il cosmonauta operare con precisione chirurgica, mentre diversi pezzi di isolante fluttuavano tutt’intorno, e i controllori russi gli raccomandavano costantemente cautela, soprattutto riguardo ai guanti della propria tuta.
Osservare Kononenko lavorare con una lama a pochi centimetri dalle linee elettriche, ha fatto comunque rabbrividire gli osservatori, più avvezzi alle procedure delle spacewalks della NASA.
Del resto, alcuni “rumors” sembrano evidenziare il fatto che sembri che ci sia stato del nervosismo fra i due spacewalkers ed il contrrollo di Mosca. Forse nei prossimi giorni trapeleranno ulteriori notizie più sicure a riguardo.

La rimozione di un pezzo così critico da una Soyuz è un fatto senza precedenti, ed inoltre è stata la prima volta in cui due membri dell’equipaggio hanno potuto maneggiare, seppur indirettamente, dell’esplosivo.
A detta degli ingegneri russi, il bullone non sarebbe mai potuto esplodere da solo, visto che era stato testato a degli shock di 100 g…

La capsula Soyuz TMA-12 attualmente è agganciata al modulo Pirs, e verrà utilizzata da Volkov, Kononenko ed un turista spaziale per far ritorno sulla Terra alla fine del prossimo mese di Ottobre. Essendo appunto agganciata al Pirs, e dovendo esso venire depressurizzato per permettere l’uscita dei due cosmonauti, l’ingegnere della NASA Gregory Chamitoff ha seguito lo svolgimento dell’EVA dall’interno della Soyuz stessa, nella remota possibilità in cui si incontrassero dei problemi con la ripressurizzazone del Pirs. In questa evenienza, Chamitoff non avrebbe potuto raggiungere la Soyuz in un caso di emergenza, e quindi Volkov e Kononenko avrebbero raggiunto Chamitoff nella TMA-12, che il giorno seguente si sarebbe riagganciata all’ISS in un altro boccaporto.

Si è trattato della 113esima attività extraveicolare dedicata all’assemblaggio e alla manutenzione della Stazione dall’inizio della sua costruzione nel Dicembre del 1998. Questa è stata la 14esima dall’inizio dell’anno e la prima di Volkov e Kononenko. La durata cumulativa di tutte le EVA della Stazione Spaziale, raggiunge le 712 ore e 54 minuti.
Un’altra spacewalk è in programma per il 15 Luglio con l’obiettivo di espletare alcuni assemblaggi esterni di routine ed alcune manutenzioni.

ma in questa eva non si doveva mettere il bersaglio per MRM-2?
e mentre ci sono mi sapete dire i 2 bracci strela che fine faranno quando Pirs deorbiterà?

No, il target non è stato installato per mancanza di tempo, è slittato alla EVA della prossima settimana.

Per i due Strela, onestamente non so se verranno spostati per poi essere ricollegati a MRM-2 o se con questo ne verrà lanciato un altro, comunque la configurazione finale presenta anche nel “sostituto” del Pirs i bracci in questione per cui non ci dovrebbero essere problemi.

Il bullone esplosivo rimosso durante questa EVA, e sospettato di essere la causa dei precedenti problemi al rientro avuti dalle Soyuz è stato fatto saltare a terra senza avere il minimo problema.

Attualmente il problema è classificato come anomalia inspiegabile, e si è deciso di proseguire oltre.

E’ sensato pensare allora che l’anomalia possa essere nel circuito di innesco del bullone?
A questo punto se la causa non è il bullone è sicuramente nella sua attivazione!
Mi sembra un po semplicistico ritirarsi dietro al termine “inspiegabile” … :astonished:

unexplainable o unexplained?

Testuale “unexplained anomaly”

“Senza spiegazione” sarebbe una traduzione piu’ corretta allora.

Beh, rispondendo a Lem, non si sono ritirati, semplicemente non ci sono elementi per continuare l’indagine, e quindi la causa rimane, appunto, senza spiegazione.

Esatto :wink:

Mi sfugge qualcosa … :thinking:
Un bullone crea seri problemi che potrebbero avere conseguenze anche irreparabili al rientro di una Soyuz. :astonished:
Si controlla il bullone, si accerta che la carica non è difettosa e non si continua l’indagine? :scream:
Aspettiamo allora il prossimo rientro per riprendere l’indagine! :rage:

Beh, quando i dati da esaminare sono finiti e non si trova una connessione… è difficile continuare ad indagare…

Altri velivoli nella medesima configurazione non hanno avuto problemi.
Una volta esclusi i problemi sul pyro, dubbi sui lotti di produzione, a meno di ricercare cause in un sistema che in passato era affidabile, bisognerebbe pensare all’assemblaggio. Ma essendo le due soyuz rientrate, con i dati a disposizione attualmente non è possibile trarre conclusioni.

Ho un attimo di dubbio. La TMA-12 non ha avuto problemi al rientro, nonostante questo bullone in meno, giusto? Sono state la 11 e la 10 ad avere un rientro balistico, corretto?

Secondo me a questo punto la conclusione di questa vicenda potrebbe essere la seguente… l’Agenzia Spaziale Russa non ha la stessa “sensibilità” alla sicurezza che ha (ora) la NASA… forse il fatto è semplicemente dovuto al fatto che il loro l’ultimo LOV/C risale al lontano 1971 mentre gli americani sono soltanto a 6 anni dall’ultimo… :disappointed:

Il problema al bullone credo sia stato trattato con le dovute attenzioni!
A quanto ho capito io, il massimo che può succedere è un rientro balistico (come in effetti è avvenuto in un paio di missioni).
Altra ipotesi che era stata fatta, se non ricordo male, era appunto un problema al sistema di innesco dovuto all’esposizione prolungata mentre è attraccata alla ISS, ma credo sia poco proponibile rimuovere tutto il sistema, portarlo a terra ed esaminarlo…
Si possono solo fare ipotesi e verificare assemblaggio, costruzione e resistenza prima del lancio…

Infatti è quello che pensavo.
Controlli a terra su tutto l’apparato in cerca un punto debole e test.
Mi sembra il minimo.
Il problema della separazione è relativo, si è visto che la Soyuz ha una struttura tale da resistere anche a rientri con una configurazione… rovesciata, almeno per un poco. Il modulo di servizio viene strappato via in ogni caso, però cosa accadrebbe se cedesse per la temperatura elevata qualche guarnizione?

Per come la vedo io, credo che abbiano fatto tutti i possibili controlli!
Non credo che si siano “assuefatti” alla mancanza di perdite umane, semplicemente non sono riusciti a trovare una spiegazione logica con i dati a disposizione e quindi il problema per il momento per loro rimane senza spiegazione ma ritengono di poter andare avanti in sicurezza poichè secondo loro anche se un bullone non salta, il rientro avviene in sicurezza comunque, balistico ma in sicurezza.
Evidentemente dalle loro analisi con un solo bullone non “esploso” il modulo di servizio non rimane collegato al resto abbastanza a lungo da provocare danni alla capsula di rientro.
Come ho detto, io la penso così e spero sia così, non voglio nemmeno immaginare un’agenzia che dice “Non capisco, va beh andiamo avanti!”.

No, io mi sarei aspettato qualcosa di più: hanno fatto il test su un bullone, ma che casistica è un singolo bullone? Se, per ipotesi il problema si verificasse nel 50% dei casi, il fatto che questo sia esploso regolarmente non dice niente; potrebbe sempre appartenere a quel 50% destinato a non dare problemi. E se il problema non fosse del bullone in quella particolare posizione ma di quello adiacente? Certo, ammetto che fare ulteriori prove è tutt’altro che semplice: si dovrebbe ripetere quella passeggiata spaziale molte altre volte, coi rischi che ciò comporta, oppure spedire in orbita uno stock di bulloni da testare in una delle exposed facility. Tuttavia le rigide procedure di sicurezza americane (che forse talvolta eccedono dalla parte opposta) mi sembrano più appropriate.