Harvard rivela: donne sono «meno portate per gli studi scientifici

Massimiano Bucchi LA presenza delle donne negli studi e nelle carriere tecnico-scientifiche è diventato uno dei nodi dell’agenda delle istituzioni nazionali e internazionali. La loro difficoltà di raggiungere posizioni di rilievo nel mondo della ricerca e dell’innovazione e le cause e le misure per affrontare il problema alimentano ormai un ampio dibattito. Un dibattito ravvivato da interventi controversi, come quello del rettore di Harvard, secondo cui le donne sono «meno portate per gli studi scientifici». E’ per questo che è interessante prestare attenzione agli orientamenti delle ragazze e dei ragazzi in una fascia di età - tra i 15 e i 19 anni - cruciale per le scelte formative future. Si scopre così - dall’indagine condotta da «Observa-Science in society», nell’ambito dell’Osservatorio Scienza e Società - che in questa fascia d’età le percezioni della disuguaglianza delle opportunità non appaiono ancora particolarmente strutturate.
Un primo stereotipo che cade riguarda la percezione di una maggiore predisposizione maschile allo studio delle scienze. La maggioranza dei ragazzi e delle ragazze, infatti, non ritiene affatto che le donne siano meno portate degli uomini per le materie scientifiche. Per altro, sono proprio le ragazze ad obiettare nettamente: si dichiara in totale disaccordo il 61% di loro (il 49% tra i maschi).
Il secondo aspetto messo in dubbio è il ruolo preponderante dell’educazione scolastica nel riprodurre e rafforzare le differenze di genere. Solo per una quota minoritaria la scuola tende ad orientare in modo differenziato maschi e femmine rispetto ai percorsi di studio scientifici. Oltre tre quarti degli intervistati condivide l’opinione contraria. L’indagine sfata un altro pregiudizio molto diffuso, quello di una maggiore competenza tecnologica dei maschi: osserviamo, infatti, che di fronte a un nuovo pc o a un nuovo telefonino i comportamenti di ragazzi e ragazze risultano identici. Il 59% dei maschi e il 55% delle coetanee, quando prendono in mano un nuovo oggetto tecnologico, lo provano subito senza leggere le istruzioni.
Nonostante questi orientamenti, però, i giovani tra i 15 e i 19 anni dimostrano di essere coscienti di alcuni problemi irrisolti. Continua infatti a prevalere la tendenza a caratterizzare alcune discipline come più «maschili» (chimica, fisica, ingegneria, economia) e altre più «femminili» (lingue, filosofia, biologia). I ragazzi, in altre parole, concordano nel ritenere che materie scientifiche e umanistiche sollecitino le attitudini di maschi e femmine in modo differenziato e che ciascun genere risulti effettivamente più portato allo studio di alcuni ambiti: fanno eccezione matematica, astronomia, medicina e musica. Accanto a ciò, due ragazze su tre (e un ragazzo su due) concordano con un giudizio forte: «L’ambiente della scienza è dominato dai maschi».

tratto da http://www.lastampa.it/

Dissento assolutamente da questa affermazione fatta ad Harvard, per la mia esperienza personale le donne non sono affatto meno portate degli uomini per le materie scientifiche, secondo me è solo un fatto socio-culturale che spinge le ragazzine a scegliere determinati studi piuttosto che altri (vediamo anche quali modelli hanno a disposizione…).

Nel mio settore sicuramente le donne sono in minoranza rispetto agli uomini, ma quelle che lavorano lo fanno allo stesso livello dei loro colleghi.
Inoltre, avendo la possibilità di tenere dei seminari presso la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “Federico II” di Napoli, posso assicurarti che il numero di ragazze iscritte al corso di laurea spaziale è aumentato del 50-70% appena negli ultimi 5 anni.

Laddove una classe di 20 persone aveva in media una ragazza, adesso siamo passati a 5-7 per classe, anche questo è segno di un cambio di cultura e non ha niente a che vedere con le capacità e la forza di volontà del singolo/a, che ritengo (è una mia opinione) assolutamente indipendenti dal sesso.

Dissento assolutamente da questa affermazione fatta ad Harvard, per la mia esperienza personale le donne non sono affatto meno portate degli uomini per le materie scientifiche, secondo me è solo un fatto socio-culturale che spinge le ragazzine a scegliere determinati studi piuttosto che altri (vediamo anche quali modelli hanno a disposizione...).

Nel mio settore sicuramente le donne sono in minoranza rispetto agli uomini, ma quelle che lavorano lo fanno allo stesso livello dei loro colleghi.
Inoltre, avendo la possibilità di tenere dei seminari presso la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “Federico II” di Napoli, posso assicurarti che il numero di ragazze iscritte al corso di laurea spaziale è aumentato del 50-70% appena negli ultimi 5 anni.

Laddove una classe di 20 persone aveva in media una ragazza, adesso siamo passati a 5-7 per classe, anche questo è segno di un cambio di cultura e non ha niente a che vedere con le capacità e la forza di volontà del singolo/a, che ritengo (è una mia opinione) assolutamente indipendenti dal sesso.

Ti ringrazio tantissimo per avermi risollevato il morale!!
:grinning:

Sono d’accordo con archipeppe.
Nella mia esperienza all’universita’, le differenze tra me a le mie colleghe sono di tipo individuali, non di genere.

Il vero problema e’ che non ci sono molte donne che hanno successo in campi tradizionalmente maschili, come ingegneria, fisica, chimica, e quindi le ragazze che devono deicidere cosa studiare non hanno modelli che le incoraggino.
Per esempio, in fisica ci sono molti uomini che hanno dato contributi significativi e possono ispirare i giovani che voglion intraprendere studi scientifici.
Ma quante donne sono ricordate per i loro contributi?
Me ne vengono in mente poche: Marie Curie, Lise Meitner (direttrice del gruppo di ricerca che scopri’ la fission nucleare), e un’altra di cui mi sfugge il nome (dirigeva il gruppo che ha scoperto una violazione delle simmetrie fondamentali in fisica delle particelle).