Dato che nel mio gruppo astrofili sono l’unico appassionato di astronautica, alcuni soci mi hanno chiesto di tenere una conversazione sulla storia delle missioni spaziali. In particolare, uno di loro mi ha chiesto di soffermarmi su quello che mangiano gli astronauti; per questo motivo ho scritto di seguito le notizie che ho raccolto da riviste e siti internet e chiedo agli appassionati del forum di integrare queste notizie e correggere eventuali errori.
Ciao a tutti.
Data l’assenza di gravità, nello spazio si devono usare cibi che non si sbriciolano. Nei primi voli, i cibi erano compressi in tavolette o contenuti all’interno di tubetti come quelli del dentifricio. Successivamente si cominciarono ad usare cibi liofilizzati contenuti in confezioni di plastica, che venivano reidratati iniettando dell’acqua e poi aspirati con una cannuccia. Nei voli Apollo si cominciarono ad usare cibi in scatola e pane fresco, preparato in piccole porzioni in modo da evitare di essere tagliato o spezzato. Il caffé era costituito da pasticche che si scioglievano in bocca.
Nei voli orbitali di lunga durata (Skylab e Shuttle) sono stati usati cibi in vaschette con apertura che ne impedivano la fuoriuscita e potevano essere mangiate con forchetta e cucchiaio (il cibo doveva essere umido al punto giusto per non spappolarsi). Nei voli dello Shuttle si è cominciato a fare uso anche di frutta (kiwi, arance e pesche) e ortaggi (pomodori). Fino agli anni ’90 la NASA usava prodotti in commercio che venivano liofilizzati; dopo tale periodo ha iniziato a produrre in proprio i cibi per gli astronauti. Nelle missioni della ISS c’è stato un ulteriore miglioramento dei cibi e un aumento della loro varietà.
Gli alimenti da usare nelle missioni spaziali devono essere nutrienti, facili da preparare e non deperibili. Il grosso dei cibi è costituito da prodotti disidratati e liofilizzati. Le verdure e la frutta si possono mangiare solo nei primi giorni a causa del rapido deperimento. Si usano anche cibi solidi monoporzione, come i cubetti di parmigiano che gli astronauti italiani hanno portato nello spazio. Al posto del pane, che nei voli di lunga durata tende ad ammuffire, si usano le tortillas, che tra l’altro non si sbriciolano. I cibi da portare nello spazio subiscono opportune preparazioni: vengono riscaldati e sottoposti a radiazioni per uccidere i batteri e gli altri microrganismi ed impedire così che si guastino o ammuffiscano. Le noci e i canditi possono essere portati nello spazio nella loro condizione naturale. Per compensare la perdita del senso del gusto e dell’olfatto che avviene nei voli di lunga durata, si usano dei condimenti molto forti e piccanti, come la salsa di rafano verde. Il sale e il pepe vengono usati in forma liquida.
Le bevande non possono essere versate, pertanto le bottiglie di acqua sono tappate e il tappo è perforabile con una cannuccia. Non si possono usare bevande gassate perché le bollicine in assenza di gravità darebbero fastidio. Caffé, tè e succhi di frutta si trovano in polvere dentro sacchetti di plastica e vengono reidratati e bevuti con una cannuccia.
La cambusa è composta da: compartimenti per l’immagazzinamento degli alimenti, strumenti per il riscaldamento del cibo e una zona di preparazione con acqua calda e fredda. Gli astronauti pranzano su un tavolo fissato al pavimento; per ancorarsi, usano un gancio attaccato ad un piede. Le bottiglie vengono ancorate al tavolo con strisce di velcro, mentre le posate sono magnetizzate e vengono posate su vassoi in metallo.