Spesso e volentieri quando parliamo del programma Gemini, ci si ricorda subito delle entusiasmanti missioni compiute dagli astronauti che vi parteciparono, ma meno frequentemente ci si ricorda dei due primi voli di prova senza equipaggio a bordo, i quali furono necessari per testare e validare la capsula e il razzo vettore grazie al quale veniva posta in orbita.
Gemini 1
La missione Gemini 1 aveva come scopi principali testare l’integrità strutturale della nuova capsula e del razzo Titan II ICBM appositamente modificato per portare sulla sua sommità, non una testata nucleare ma la caspula. Accanto a questi, vi erano altri obiettivi quali il provare il sistema di telemetria e di comunicazione e di fornire un valido banco di prova su cui potersi allenare, al personale di terra sia tecnici che controllori. La capsula differiva notevolmente da quelle di tipo manned, in quanto non fornita dei sistemi di supporto vitale sostituiti da zavorra. Al posto dei sedili su cui avrebbero trovato posto i due astronauti, vi erano apparecchiature per misurare accelerazioni, vibrazioni, temperatura, ecc… Infine, non essendo previsto il recupero della capsula, nello scudo termico vennero praticati 4 grossi fori, al fine di esser sicuri che la capsula si sarebbe bruciata al rientro nell’atmosfera.
Per quanto riguarda il Titan, bisogna dire che all’epoca non era ancora perfettamente affidabile ne come ICBM ne tantomeno come lanciatore di una capsula spaziale, per cui numerosi difetti dovettero essere prontamente corretti. Uno di questi ad esempio, venne a galla quando si scoprì che un piccolo corto circuito nel secondo stadio era dovuto a un morsetto difettoso. Questo comportò la sostituzione di ben 1500 morsetti, in tutto l’impianto elettrico del vettore!! Ad ogni modo, dopo mesi di duro lavoro, tutto era pronto per il lancio, che avvenne l’8 aprile 1964. Dopo due minuti e mezzo ad un altitudine di 64 kilometri, il primo stadio si separava e il secondo metteva in orbita la capsula. Un lancio perfetto se non per il fatto che la velocità finale era un po’ più alta del previsto, immettendo così la capsula in orbita a 320 Kilometri anzicchè i 299 previsti.
La missione durò solo 3 orbite, le quali furono più che sufficienti per validare la struttura e i sistemi. Dato che non era previsto un rientro comandato, la navicella fu lasciata ad orbitare fino a quando 4 giorni dopo non fece rientro nell’atmosfera disintegrandosi completamente.
Gemini 2
A differenza della prima e di tutte le altre 10 che seguirono, questo fu un volo suborbitale durato poco più di quarto d’ora. Anche in questo caso vennero testati i sistemi fornendo agli specialisti un ulteriore tirocinio con il quale farsi le ossa per i successivi voli con equipaggio. Ad esempio nel novembre 1964, venne compiuta un’estesa simulazione di lancio comprendente il rifornimento dei propellenti. Nella stessa occasione vennero anche messe a punto le procedure per la vestizione completa dei due astronauti. Nota curiosa, a causa di due uragani occorsi nei mesi di agosto e settembre, il vettore dovette essere smontato dalla rampa e messo al sicuro fino a quando poi non venne rimesso al suo posto a metà settembre.
La data del lancio era programmate per il 9 dicembre 1964. Nonostante tutto fosse stato controllato alla perfezione, un secondo dopo la fine del countdown a causa di perdita di pressione i motori furono spenti. Il lancio venne pertanto rinviato al 19 gennaio dell’anno seguente. Decollato alle 9:03, la capsula venne immessa in un arco di parabola con massima altitudine pari a 172 Kilometri. A 6 minuti e 54 secondi i retrorazzi vennero accessi e a 18 minuti e 16 secondi dopo il lancio, la navetta ammarava completando con successo la sua missione. Sia lo scudo termico che il sistema di retrorazzi avevano funzionato come da programma. Gli unici inconvenienti riscontrati furono un malfunzionamento delle fuel cell che vennero spente quando il razzo era ancora sulla rampa e nel sistema di raffredamento che fece registrare temperature un po’ alte in cabina. La capsula venne poi usata per una seconda volta il 3 novembre 1966 per il programma MOL dell’USAF, diventando così l’unica capsula ad aver volato due volte nello spazio.
Ottimo lavoro Sivodave!!
Grazie per averci illustrato, in maniera così efficace, le prime due missioni della Gemini che erano (almeno per me) due “illustri sconosciute”.
Come per tutti i lanci “di prova” di capsule abitate, anche queste due missioni Gemini, sono conosciute ma non in dettaglio.
Se vuoi e puoi sarebbe altrettanto utile, ad esempio, ricostruire in maniera altrettanto chiara ed esaustiva anche le prime 6 missioni Apollo.
Archipeppe ha scritto:
Se vuoi e puoi sarebbe altrettanto utile, ad esempio, ricostruire in maniera altrettanto chiara ed esaustiva anche le prime 6 missioni Apollo.
certamente, anche perchè ho già iniziato a scrivere…pazienta qualche giorno…purtroppo riesco a scrivere e a documentarmi solo tra un momento e l’altro libero che ho mentre preparo gli esami per questa sessione!!
ps: tra l’altro pure io ero completamente digiuno di voli di prova, e sia della Gemini che dell’Apollo!! si sanno che esistono ma chi li hai mai visti? se non fosse per internet non avrei mai saputo di che si trattava
a presto