IN astronautica un balzo in avanti si avrebbe solo con sistemi di propulsione non chimici o con astronavi che non debbano portare con sé il propellente. La propulsione a fissione nucleare fu studiata già negli Anni ‘60 a Los Alamos, Usa, con il programma Nerva. Quel motore funzionava riscaldando un flusso di idrogeno tramite un reattore a uranio 235. Qualche anno fa il premio Nobel Carlo Rubbia ha proposto un motore nucleare ad americio che risulterebbe molto più efficiente.
Già sperimentato è il motore ionico. In esso atomi ionizzati vengono accelerati in un campo elettrostatico ed espulsi ad altissima velocità. La spinta è piccola; in compenso può durare mesi. Spinte modeste ma prolungate si ottengono anche con motori elettrotermici, nei quali idrogeno ed elio vengono riscaldati con un arco elettrico ed espulsi a 20 chilometri al secondo. E’ immaginabile anche un motore fotonico, cioè che spari un potente flusso di fotoni (particelle di luce).
Suggestiva è l’idea di una «vela», sottile e leggerissima, che sfrutti la pressione della radiazione solare. Già oggi sarebbe possibile costruire vele di alcuni chilometri di lato: è la soluzione giusta, se si vuole un’astronave che non porti con sé il peso proibitivo del propellente. La spinta potrebbe essere fornita anche da Terra tramite un raggio laser ben collimato. Una vela larga 1000 km permetterebbe di raggiungere una stella vicina, se fosse spinta un raggio laser di 43 mila terawatt (un decimiliardesimo della luce irradiata dal Sole). Ancora più avveniristica è l’idea di un reattore a fusione nucleare che usi come combustibile l’idrogeno disperso nello spazio. Il limite sta nel fatto che ci sono solo due o tre atomi per centimetro cubo. Inoltre, la fusione controllata non si è ancora ottenuta neppure in grandi laboratori terrestri. Molto suggestiva è l’annichilazione materia/antimateria descritta qui accanto. A Ginevra un gruppo di fisici del Cern, guidato dal tedesco Walter Oelert e dall’italiano Mario Macrì, è riuscito a creare, per la prima volta al mondo, migliaia di atomi di anti-idrogeno. Ma vivono solo 40 miliardesimi di secondo e oggi produrre un milionesimo di grammo di anti-materia costa 10 milioni di dollari… L’idea più ardita viene dal fisico Miguel Alcubierre: invece di far muovere il razzo nello spazio-tempo, si potrebbe far muovere lo spazio-tempo rispetto al razzo. Così, se Maometto non può andare alla montagna, sarà la montagna ad andare da lui. Alla stessa famiglia di idee-limite appartiene quella di usare stelle di neutroni dal campo magnetico intensissimo per mettere in comunicazione, tramite dei «wormhole» (o tunnel nello spazio-tempo), luoghi del cosmo in realtà lontanissimi: un po’ come le estremità di questa pagina di giornale, pur distando mezzo metro, possono venire a contatto piegando la carta.
da la Stampa Web