Il JWST apre le “ali”

Gli specchi durante il lancio sono chiusi a mo di fiore?

Qui i dettagli: http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=19061.msg237983#msg237983

Sequenza terrificante :slight_smile: già vista due anni fa, ma è sempre incedibile. Soprattutto è incredibile che alla fine si riesca a collimare l’ottica!

Ma no, quello riuscirebbe a farlo anche un bambino, bastano una manciata di motorini passo passo in DC e un migliaio di righe di software in C.
[stupid mode OFF]
Mi viene da pensare che se la struttura fosse stata pre-calibrata a terra, dopo aver subìto la differenza termica terra-spazio, le sollecitazioni, le vibrazioni al decollo etc sarebbe arrivata comunque starata in orbita.

E’ stata testata completamente in ambiente criogenico, per riprodurre la temperatura finale di funzionamento e verificare le dimensioni e alterazioni geometriche della struttura, e mi sembra il minimo. Ogni specchio deve avere almeno tre attuatori, e anche lì non vedo problemi insormontabili. In ogni caso non puoi sperare che una struttura di diversi metri resti allineata e si riposizioni dopo l’arrivo in L1 a meno di 0,1 micron (1/10 di lambda in IR) quindi il refocusing è d’obbligo. In più ci saranno attuatori simili per tutti gli specchi secondari. Quello che mi chiedo è come si faccia la completa procedura di collimazione di un telelscopio multispecchio remoto… già farla con due soli specchi di un Newton richiede qualche finezza :slight_smile:

Forse con un autofocus passivo a rilevamento di contrasto?
http://www.andreagiovagnoli.altervista.org/Galleria_fotografica_by_Andrea_Giovagnoli/Autofocus_(parte_1).html
Si una macchina digitale non é un telescopio, ma i metodi potrebbero essere similari teoricamente

Il problema non è il fuoco, è la collimazione. Tutti gli elementi ottici devo essere in asse. Ti assicuro che non è banale con soli due elementi e sei viti in tutto :slight_smile:

Effettivamente la collimazione è un bel problema, molto conosciuto da chi usa un telescopio non professionale. Basta solo spostare il telescopio oppure urtarlo che si perde un po’ di collimazione, ma è anche vero che tanto più il telescopio è meccanicamente di buona qualità, quanto meno è sensibile al problema.

Per un telescopio dalla meccanica iperprecisa come il JWST, e soprattutto in considerazione della complessità delle operazioni di costruzione, trasporto, lancio, dispiegamento e funzionamento, mi viene da pensare che la collimazione alla fine non sarà, purtroppo per loro, tra le prime preoccupazioni dei progettisti…

Il lavoro sullo specchio principale è terminato. Ora si passerà al resto delle ottiche.

Video dell’installazione dell’ultimo specchio.

Nella sua “semplicità” è davvero fantastico!

Giusto per fugare un mio dubbio, ora che tutti gli specchi sono stati posti in posizione:" Come faranno a rimuovere le protezioni si questi ultimi?".

L’installazione di tutti gli specchi in un unico Timelapse.

La sequenza delle operazioni che verranno effettuate nei prossimi due anni.

http://www.nasa.gov/feature/goddard/2016/nasas-james-webb-space-telescope-coming-together-over-next-two-years

Ci si prepara all’installazione dello specchio secondario, che avverrà la prossima settimana.

Un’osservazione da “meccanico”: nel filmato di Paolo ho visto che calano dall’alto lo specchio con una gru, e poi sotto c’é un tecnico con la chiave dinamometrica che lo fissa. Chissà - e questa é la domanda che mi pongo - come fanno a non far allentare quelle viti con le vibrazioni del lancio. Utilizzeranno del “frenafiletti” spaziale? O una grover? Mah…

Nell’aerospazio normalmente si usa il “safety wire”:

Poi non so come abbiano fatto sul JWST :slight_smile:

In alcuni casi si usa anche una colla per fissare le viti, ora non mi ricordo come si chiama.
Ma sinceramente che io sappia le vibrazioni del lancio non creano tropppi problemi alle viti, forse perché sono vibrazioni forti ma durano relativamente poco, credo che basti applicare una coppia un po’ più alta del normale per essere sicuri.

Qualche mese fa Scott Kelly ha dovuto svitare una vite in Columbus che era stata avvitata con una coppia più alta, perché non era previsto di doverla svitare di nuovo una volta a bordo (al solito, gli ingegneri pensano che vada tutto bene, chi fa operations pensa che ogni cosa possa andar male, mannaggia agli ingegneri :stuck_out_tongue_winking_eye: ). Vibrazioni del lancio o no, il povero Scott ha passato più di un’ora a fare forza con una giratubi prima di riuscire a “rompere” la coppia che era stata data a Terra…
(se vuoi i dettagli di quell’evento, ne avevo parlato qui)

Buzz, la colla si chiama frenafiletti, come aveva detto Livio. Qui, colloquialmente, Loctite dal nome del produttore. Esiste in diverse gradazioni di tenuta, ma è una cianoacrilica, e come tale sicuramente libera vapori. Credo sia l’ultima cosa che si desidera vicino agli specchi!
Esisteranno sicuramente delle formulazioni che non emettono vapori nel vuoto, ne avevo sentito parlare quando si discuteva di come montare le celle solari del satellite che progettavamo al Poli.

So cosa significa frenafiletti, io parlavo di un nome proprio, e mi sarei ricordato il nome Loctite… aveva un altro nome che ora non ricordo…

:nerd:
Interessante dettaglio.
A sensazione mia quel tipo di legamento lo vedo più adatto a grossi bulloni che non devono assolutamente svitarsi pena grossi guai, ma non ad un lavoro di precisione.
Molto probabilmente hanno usato la resina che dice Buzz, che sarà speciale perché adatta alle temperature estreme ed al vuoto dello spazio, chissà che roba é.