Il nucleo della cometa Churyumov-Gerasimenko è binario a contatto

Insomma, politica comprensibile ma outdated e disappointing, nonchè in conflitto con l’apparente intenzione di aprirsi a media e social forums. Vogliamo divulgare e interessare il pubblico, ma non troppo.

a proposito, qualcuno di voi se lo ricorda il giorno dell’atterraggio su Titano di Huygens?
l’ESA aveva la solita politica di rilasciare le immagini col contagocce e uno dei ricercatori americani che aveva lavorato alle telecamere li ha mandati a quel paese e ha pubblicato il giorno stesso tutte le immagini sul suo sito…

Paolo, per farti un esempio, se io pubblicassi le foto a cui accedo tramite i miei account che ho per lavoro senza essere autorizzato, sarei passibile di una denuncia penale da parte degli USA. È una delle cose che ho firmato di accettare quando ho richiesto gli account. In ESA la cosa è un po’ più blanda, ma sicuramente rischierei il posto di lavoro.
Poi è vero che tutto quello che facciamo è pagato dai contribuenti, e quindi è giusto che le informazioni siano pubbliche. Ma capisco anche che vogliano poter decidere quando e come divulgare queste informazioni senza che uno che ci lavora le metta sul proprio sito per farsi “bello” agli occhi di internet…

Tornando a Rosetta, come ho scritto sopra: evidentemente in ESA pensano che le immagini siano ad alto contenuto scientifico. E ancora una volta, nessuno fa una bufera mediatica per i dati scientifici non condivisi dalle n missioni che ci sono in giro per il sistema solare. Le telecamere alla fine sono strumenti scientifici come gli altri, e a seconda della missione possono essere più o meno importanti.
Considerando quello che hanno scritto, non credo che abbiano deciso di tenersi le immagini solo per un capriccio. Evidentemente anche la morfologia della cometa e la sua rotazione su se stessa possono essere qualcosa di mai osservato prima e quindi qualcosa per cui il team di Rosetta preferisce tenersi la possibilità di elaborare e pubblicare per primo. E dopo dieci anni che aspettiamo, avere le immagini 6 mesi dopo non è che cambi tantissimo imho…

Ecco, sono d’accordo con Buzz

Opinione di un “casalingo di Voghera” :wink:

dal punto della comunicazione di una missione non “di routine” come Rosetta, cambia, eccome se cambia, avere notizie dei suoi progressi “in diretta” su un sito internet accessibile a tutti piuttosto che dover aspettare mesi per leggerli su riviste specializzate!

Per gli utenti milanesi e limitrofi segnalo giovedì 24 Luglio h21 al planetario di Milano conferenza di Cesare Guaita dal titolo: “Rosetta e la cometa: ultimo atto”

un nuovo articolo sul blog dell’ESA
http://blogs.esa.int/rosetta/2014/07/17/the-dual-personality-of-comet-67pc-g/
incredibile! il nucleo della C-G e’ doppio! chi l’avrebbe immaginato fino a… l’altro ieri!
si’, vabbe’…

Capisco e comprendo le ragioni che ci sono state dietro questa decisione, ma devo dire che non mi piace questo atteggiamento dell’ESA. La condivisione delle immagini crea il supporto di tutta la comunita’. Saro’ cinico, ma se non si crea l’emozione nel grande pubblico (elettori ed eletti) non si puo’ chiedere poi maggior supporto finanziario dopo.
Quando Rosetta sara’ in orbita intorno alla cometa, nessuno chiedera’ dati in real time. Il momento “emozionante” e’ ora e bisognerebbe sfruttarlo.

Ho avuto la fortuna di essere in un cinema negli Stati Uniti durante l’atterraggio di Curiosity. Alla prima immagine non processata mostrata sullo schermo c’e’ stata la standing ovation con gente che urlava e applaudiva. Penso che sia cosi’ che si crei il consenso, la passione e il supporto da parte di tutti. Immagino una scena ipotetica in cui avremmo visto la sala di controllo esultare e i commentatori dire: “Sono arrivate le prime immagini, ma le forniremo tra un paio di giorni per permettere agli scienziati (che gestendo i vostri soldi han deciso di finanziare questa missione) di valutarle. Non vi lamentate, in realta’ ve le potremmo dare tra 6 mesi”.

Oppure pensate live dell’impatto dell’upper stage filmato dalla sonda LCROSS.
Sono curioso su come verra’ gestito il rilascio di immagini per la sonda Dawn.

P.S. L’atteggiamento dell’ESA e’ simile a quello di universita’ e musei italiani, atteggiamento spesso derivante da una visione aziendalistica della cultura. Mi fermo qui per non andare troppo off topic.

Volete dire che quella che sarebbe potuto essere una emozionante avventura mediatica piena di suspence e di risalto su giornali e notiziari sarà invece un’operazione quasi top secret? Bravi!!! :clap: Continuiamo a farci male!!! :spank: :wounded: :ok_hand:

Non esattamente. Pubblicheranno alcune immagini nell’immediatezza dell’arrivo o poco dopo, ma non tutte.

Quello che non mi è chiaro è perché le agenzie accettino questi “proprietary periods” se non li condividono. Il potere contrattuale è alto. Dubito che qualsiasi principal investigator rinuncerebbe a mettere il suo strumento su una missione come Rosetta per la mancanza di questa finestra di esclusiva.

E credo che nel caso qualcuno su unmannedspaceflight.com o sul blog di Emily Lakdawalla arrivasse ad una scoperta “per primo”, di sicuro il team dello strumento non sarebbe considerato di secondo piano.

…ma anche i dati di Stratospera non sono stati pubblicati in tempo reale :wink:

Appunto. Che secondo me vuole semplicemente dire che pubblicheranno solo le immagini più belle e significative sul sito di ESA, È un po’ come dire che Alex Gerst non pubblica ogni singola foto che fa, ma solo qualcuna, e le pubblica un paio di giorni dopo averle scattate. Ciò non gli impedisce di essere seguito dagli appassionati in tutto il mondo.

L’impatto mediatico quindi secondo me non è tanto differente per il grande pubblico nell’immediato, però non permettendo agli appassionati (tipo i nostri elisabettaB e LEM) di avere tutte le immagini significa che vedremo meno panorami immersivi e anaglifi rimbalzare da un blog all’altro rispetto a come siamo abituati per altre missioni…

A parte la questione generale delle molte missioni ESA in cui non vengono rilasciate tutte le immagini in tempo reale, nel caso specifico il team di Rosetta ha creato – in positivo – un mostro che forse non si aspettava. Dopo la massiccia e originale campagna di comunicazione pubblica iniziata dall’ESA qualche mese fa, l’interesse generato supera forse le aspettative del team e fa venire al pettine il nodo della divulgazione delle immagini, che in passato è rimasto in gran parte nell’ombra delle discussioni fra addetti ai lavori e appassionati.

non proprio: poter scrivere “il primo ad aver scoperto / visto / fatto XXX” in un curriculum e un traguardo decisamente imporante a cui ambiscono tutti i vari PI; questo dona "fama", credibilita e tutte quelle cose che permettono in futuro di avere finanziamenti futuri etc etc.

Aggiungo inoltre che i tempi di incubazione dei dati scentifici servono anche a fare tutti i vari crosscheck del caso delle scoperte, ed evitare che “qualcuno a caso” cominci a sparare vaccate a raffica floodando internet di boiate e facendo perdere di credibilita` (e quindi avere un ritorno negativo in PR) alla missione.

gg qui si tratta di rilasciare le immagini non calibrate al pubblico per il loro divertimento. Per esempio Zambi scaricava le immagini “stereo” di Opportunity e componeva, in automatico con uno script PHP quelle immagini da guardare con gli occhialini al Planetario. I PI dovrebbero avere una bella coda di paglia per pensare che tale uso possa nuocere alla loro carriera

ma infatti quelle immagini ci sono, le hanno pubblicate e stanno ancora continuando a pubblicarne. Le ho viste solo io?

Ci piaccia o no viviamo nell’era del ‘publish or die’ e davvero ci meravigliamo che un team di lavoro richieda giustamente una forma di data protection almeno sull’esclusiva dei dati generati? Mi sembrerebbe assurdo il contrario…io e il mio team lavoriamo anni per una missione, e poi i dati completi vengono resi di pubblico dominio in tempo reale, così diventa un rat race letterale a chi pubblica per primo bruciando agli altri l’analisi e le eventuali scoperte? Io non ne sarei contento…un conto sono le press release mediatiche, le gallery per il pubblico etc…il 100% dei dati, anche fotografici, è una un’altra cosa.

Ecco perché ESA ha fatto questa scelta. Analizzando meglio le immagini finora rilasciate un gruppo di ricerca indipendente ha stabilito definitivamente (battendo sul tempo gli scienziati coinvolti nella missione) che la cometa assomiglia ad una paperella!


Post molto interessante, permettete che offra i miei 2 cents.

  1. ESA e NASA non sono la stessa agenzia: paragonare le rispettive politiche di rilascio è un pò come paragonere mele e pere. La prassi per le missioni ESA è che i team dietro ogni strumento, in genere istituzioni universitarie o consorzi di istituzioni universitarie, hanno accesso esclusivo alle immagini per un anno. In questo anno i PI e i loro team effettuano approfonditi studi e calibrazioni dei dati raccolti, poi pubblicano i loro papers e rilasciano al pubblico il materiale analizzato. Sebbene sia noioso per noi appassionati, ritengo sia giusto che a fronte del loro investimento in tempo (a volte decenni) e denaro nello sviluppo di uno strumento i PI possano godere di un diritto di esclusiva ancorchè limitato nel tempo. Un anno non sono i 70 del diritto d’autore tanto amato dal sessantottino Gino Paoli. Gli scienziati sono comunque in concorrenza tra loro e pubblicando immediatamente immagini raw e dati a corredo (ambiente attorno allo spacecraft per esempio) si fornirebbero dati significativi ad altre menti avide di papers. Questo detto, credo che le PR ESA non si pongano minimamente il problema delle community di appassionati alla unmannedspacefligt.com, nel senso che qualcuno certamente sa della loro esistenza, ma non vengono viste come una risorsa e quindi non esiste una cosa semplice come un “portale” da cui accedere agli archivi di immagini RAW.

  2. ESA, imho, ha una politica di PR farraginosa e “vecchio stampo” dove per vecchio stampo intendo un modo di approciarsi che vede coinvolti solo professionisti: da un lato i PR pro di ESA, dall’altro giornalisti o addetti stampa accreditati. Un modello che andava (relativamente) bene quando il solo modo per il pubblico di accedere alle notizie spaziali erano gli articoli sui giornali. Era pre-Internet insomma. Quindi qualcuno è circa 20 anni in ritardo, secondo i miei calcoli, a capire che il mondo è cambiato e se non parli di te dove conta, diventi pian piano irrilevante, sconosciuto.
    In tutta onestà va anche detto che in ESA da qualche anno lavorano giovani, validissimi collaboratori del settore PR che hanno iniziato a cambiare rotta, ma come tutti i pachidermi pubblici, la forza di inerzia è grande e anche ad ESA serve del tempo per correggere una impostazione di rilascio delle informazioni ancora fatta solo a “misura di giornalista”. Ad oggi, fatte salve alcune felici eccezioni, manca la “sensibilità” necessaria a far compiere all’immagine di ESA il grande salto nel cuore e nella mente degli Europei. Chi di noi, alla parola “agenzia spaziale”, pensa ad ESA invece che a NASA? Su le mani su… Nessuno? :frowning:
    L’appassionato, il blogger, il non professionista dell’informazione in generale non è ancora ufficialmente considerato la migliore risorsa da “sfruttare”, e questo ogni tanto porta a risultati paradossali, dove il rapporto tra il risultato raggiunto in termini di poplarità ed i mezzi dispiegati da ESA tende asintoticamente a 0.
    Il posizionamento di una risorsa preziosa come i blog di Daniel Scuka nel portale ESA la dice lunga, nonostante il suo brillante lavoro. Lavorando in ESA poi mastico amaro: delle nostre missioni e della nostra eccellenza si parla troppo poco, ma qui mi fermo anche per ragioni… contrattuali.

Guest post interessante sul blog della Planetary Society sulla questione di ESA/comunicazione/Rosetta, scritto da Stuart Atkinson (originariamente sul suo blog):
http://www.planetary.org/blogs/guest-blogs/2014/0718-atkinson-a-right-old-comet-kerfuffle.html

Personalmente mi sento di condividere in toto le sue opinioni.

I miei 2 centesimini:

1–> Capisco benissimo le motivazioni dei ricercatori, facendolo di lavoro. Però la “soluzione” è sbagliata e controproducente. La NASA pubblica immagini in tempo quasi reale e nessuno ha mai “fregato” una pubblicazione ad uno scienziato del team che si occupa di un certo strumento su una certa missione, neanche quando si trattava di immagini e non di dati grezzi. La motivazione “la missione di Rosetta è una novità assoluta quindi le immagini hanno più valore scientifico” non regge proprio, secondo me. Mi volete dire che Cassini non era una missione “nuova”?. Credo si sia perso il conto delle scoperte fatte grazie alla fotocamera di Cassini, nonostante si avessero (grazie alle Voyager) già immagini del sistema di Saturno. Curiosity non sta compiendo una missione “non di routine”? Il fatto che mezza dozzina di sonde siano atterrate su Marte prima di lui non significa che non stia indagando qualcosa di mai visto… Marte non è tutto uguale e sicuramente si scopriranno tante cose nuove durante la sua missione. Le immagini di entrambe le missioni vengono comunque rilasciate in tempo quasi reale senza nessuna ripercussione sugli scienziati…
2–> Dal punto di vista delle PR questo è un vero e proprio suicidio da parte di ESA proprio perché fino ad ora Rosetta era stata probabilmente la missione europea meglio pubblicizzata e con un ottimo lavoro di divulgazione e presentazione al grande pubblico. Si è creato un ottimo “hype” che rischia di essere buttato alle ortiche per una scelta profondamente sbagliata.
3–> Come si legge nell’articolo sopra linkato, il fatto che questa sia la politica standard di ESA non significa che sia giusta e che non debba essere cambiata. Può passare quasi inosservata, almeno al grande pubblico, per missioni meno spettacolari come Venus Express o anche Mars Express, ma su Rosetta non può non essere notata da una grande fetta di appassionati: siamo tutti qui ad aspettare immagini spettacolari e mai viste e di sicuro non saremo felici quando queste arriveranno col contagocce, un paio di post al mese dal blog ufficiale dell’ESA con immagini di qualche settimana prima…