Marte, anno 2700 d.C.: un panorama azzurro, con laghi fiumi e oceani di acqua dolce è quello che si presenta agli occhi dell’astroturista terrestre appena sceso dalla navicella spaziale. Il nostro amico indossa casco e respiratore, ma i suoi vestiti leggeri gli consentono di “sentire” la fresca e relativamente “nuova” atmosfera marziana. Con gli altri turisti sale sull’astronavetta diretta a Mars City, la più grande colonia terrestre sull’ex pianeta rosso: là, sotto una grande cupola, l’atmosfera è ricca di ossigeno e, a parte la gravità ridotta, la vita si svolge più o meno come sulla Terra. L’astroturista chiude gli occhi e sorride: sta sorridendo di noi, uomini del XX secolo, che credevamo Marte un pianeta inospitale sul quale la vita, se mai ci fosse stata, era ormai divenuta impossibile.
Fantascienza? Forse, ma non è detto che il futuro non sia veramente così!
Un progetto di milioni di anni
Alla luce delle ultime scoperte sulla probabile presenza di uno strato di ghiaccio in cospicue quantità qualche centinaio di metri sotto la superficie di Marte, lo scenario appena accennato potrebbe uscire dal regno della fantascienza per entrare in quello di un futuro lontano ma possibile. Su Marte l’acqua forse c’è, si tratta solo di portarla in superficie e di dare al pianeta un’atmosfera che al momento non ha. Come fare? Secondo alcuni scienziati “visionari”, membri della Mars Society, un’organizzazione privata che sostiene l’esplorazione del pianeta rosso,Superficie di Marte fotografata dalla sonda Mars Pathfinder (foto Nasa) basterebbe “accendere il riscaldamento”: liberando nell’atmosfera piccole quantità di gas molto efficienti nel provocare l’effetto serra, sarebbe l’energia della luce solare stessa (che oggi si perde riflessa nello spazio) a rimanere intrappolata nell’atmosfera riscaldandola. Dopo questo primo passo l’anidride carbonica ghiacciata contenuta nelle calotte polari di Marte evaporerebbe, completando la fase di riscaldamento del pianeta.
A questo punto il ghiaccio (se c’è) si scioglierebbe e tornerebbe in superficie, regalando al pianeta l’aspetto che forse un tempo aveva.
Una scena dal film “Atto di forza” (Miramax)Il tempo necessario per realizzare un simile cambiamento potrebbe essere di solo qualche centinaio di anni. Molto più lungo sarebbe invece il tempo necessario a dotare il pianeta di un’atmosfera ricca di ossigeno e respirabile: stando alle conoscenze attuali, il metodo più efficace da utilizzare sarebbe quello che sulla Terra funziona da miliardi di anni, cioè quello della fotosintesi; si tratterebbe di inseminare i nuovi oceani marziani e le umide pianure con alghe e piante terrestri che, crescendo, producono ossigeno. Ma il tempo stimato per portare a termine l’operazione ed ottenere ossigeno in misura sufficiente è dell’ordine del milione di anni.
Tra qualche centinaio d’anni, però…
Disegno realizzato dalla NasaLa cosa più probabile, quindi, è che i nostri pronipoti potranno, tra qualche centinaio di anni, esplorare la superficie di Marte senza scafandro, ma con il casco ed il respiratore. Ma prima che tutto questo sia possibile bisognerà procedere alla colonizzazione del pianeta. È probabile che questa prima fase sia molto “ecologica”: non essendovi sul pianeta risorse prontamente disponibili tutto il necessario per la sopravvivenza degli astrocolonizzatori dovrà provenire dalla Terra ed essere quanto più possibile riciclato, esattamente come accade per l’aria e l’acqua sulle odierne stazioni spaziali. E non essendovi nell’atmosfera marziana ossigeno per bruciare i combustibili tradizionali, per la produzione d’energia si dovrebbero utilizzare celle solari.
Trasportare cibo dalla Terra a Marte è lungo e costoso: è quindi probabile che esso verrà prodotto su Marte stesso. L’ingegneria genetica dovrebbe aiutarci nella creazione di piante specializzate (da coltivarsi in serre) che si adattino alle condizioni di luce più scarsa che sulla Terra (circa un terzo) ed alla durata dell’anno (circa il doppio) anche se per fortuna la durata del giorno è pressoché uguale a quella terrestre.
Esplorazione di Marte, dal film “Mission to Mars” (Touchstone Pictures)C’è chi pensa che i futuri marziani, cioè i discendenti dei primi coloni terrestri subiranno delle mutazioni a livello fisico, perlomeno nell’aspetto: a causa della gravità pari a circa un terzo di quella terrestre, essi potrebbero essere molto più alti ed esili dei progenitori.
E quali distrazione per i marziani del futuro? Oltre alle tradizionali, ci saranno le escursioni sulla superficie del nuovo pianeta, e come pezzo forte, il salto in lungo: con una gravità ridotta, spiccare salti da antilope sarà alla portata di tutti.