Un’interessante intervista pubblicata da RIA-Novosti a Nikolai Sevastyanov, ex-presidente di “Energia Space & Rocket Corporation”, la più importante industria aerospaziale del paese.
Da cosa è caratterizzata l’industria spaziale russa oggi?
NS: Se noi guardiamo la situazione attuale dell’industria spaziale russa vediamo che ci sono tre distinti programmi: quello umano, un programma per i lanciatori e quello “unmanned”.
Il settore dei voli umani ormai è caratterizzato da risorse degli anni '60, la prima Soyuz ad esempio è partita nel 1967. Certamente ci sono stati degli sviluppi, ma la filosofia costruttiva è quella di allora.
La cosa peggiore è però che gli equipaggiamenti sono tutti costruiti con metodologie datate attraverso sistemi analogici. Se vogliamo rimanere fra i leader del settore manned dovremmo investire di più in tecnologie digitali.
Ora come ora la situazione dei lanciatori non è migliore, i Soyuz e i Proton sono stati sviluppati negli anni '50 e '60. E oggi dobbiamo limitare il payload da inviare in orbita con questi lanciatori. Il Proton inoltre ci espone a grossi rischi ambientali mentre il Soyuz ha grossi problemi nei costi di gestione, il principio del multi-stage che lo caratterizza richiede per ogni volo un alto numero di propulsori da costruire e da gestire, i quali incidono in maniera predominante sui costi. Anche qui dovremmo passare a nuove tecnologie.
Per quanto riguarda il settore dei mezzi senza equipaggio le cose sono un po’ migliorate negli ultimi anni se ci riferiamo ai satelliti per telecomunicazioni. In particolare ci sono due grossi programmi attualmente attivi, uno è quello altamente innovativo chiamato Yamal e l’altro è quello di sviluppo e aggiornamento della famiglia di satelliti Express.
Per il resto non abbiamo praticamente satelliti per l’osservazione della Terra e nessun satellite di ricerca attualmente attivo.
In poche parole stiamo sfruttanto le vecchie tecnologie per portare avanti l’attività spaziale. E questo è molto deleterio per il futuro dell’industria. Perchè? Non solamente presto ci ritroveremo prestazioni scadenti e rapporti costi/benefici proibitivi. C’è anche un problema di personale, i giovani non vogliono produrre prodotti antiquati con materiale antiquato. L’industria sta invecchiando rapidamente senza un’iniezione di freschezza.
C’è anche un altro problema, non abbiamo nessun centro spaziale civile di nostra proprietà. Ogni nazione che vuole aumentare la sua quota di mercato nei lanciatori deve avere un proprio poligono di lancio non militare. Baikonur è certamente un buon poligono, ma esistono restrizioni legali che impediscono di predisporre investimenti al centro.
Russia e Kazakhstan sono certamente in buoni rapporti ma ci sono molti divieti che impediscono al mercato dei lanciatori di esprimere tutte le potenzialità necessarie.
La Russia ha un centro spaziale a est, chiamato Svobodny, potrebbe essere una buona alternativa da affiancare a Baikonur, dando alla Russia la capacità di lanciare navi spaziali.
Investimenti in nuove tecnologie potranno aumentare le performance e i rapporti costi/benefici in maniera evidente.
Cosa deve essere fatto per perseguire quello che ha illustrato?
NS: Sicuramente un programma basato su un vero nuovo progetto piuttosto che sviluppi a quelli precedenti. Potrebbe dare l’occasione alla Russia, non solo di ritagliarsi un buon segmento di mercato nei lanci commerciali ma anche di ritornare ad avere quella leadership che aveva un tempo, potrebbe attrarre i giovani nell’industria spaziale e promuovere tutte le attività.
Lo scorso anno la società ha formulato un concept per un programma umano sul lungo periodo che segnasse le linee guida da seguire per la Russia fino al 2050.
Il documento è stato approvato dal consiglio della società e dall’accademia delle scienze, nel 2007 lo abbiamo presentato al mondo accademico in occasione del 100° anniversario dalla nascita di Sergei Korolyov. Purtroppo l’agenzia spaziale russa non l’ha ancora approvato.
Il programma ha quattro aspetti fondamentali, il primo riguarda il sistema dei trasporti. Oggi di fondamentale importanza. Il nuovo progetto deve essere molto più economico da gestire in proporzione a quello attuale. Noi abbiamo stabilito un sistema di trasporto integrale che oltre al Kliper sia capace anche di lanciare satelliti in orbita. In più, come ho detto prima, abbiamo proposto un nostro centro spaziale. Il problema del trasporto è così stato indirizzato verso una via integrata e non frammentata come quella attuale.
Il secondo aspetto riguarda l’uso commerciale del vicino spazio. Questo processo è già iniziato e un moderno sistema di comunicazioni offerto dalla società permette di avere un buon prodotto commerciabile e con un buon mercato mondiale. Questo assicura un ritorno degli investimenti fatti negli ultimi anni in questo settore.
Lo stadio successivo è quello dell’osservazione Terrestre, e con il rapido sviluppo delle tecnologie è impossibile farlo senza l’utilizzo di sistemi remoti come i satelliti.
Il settore della navigazione è in rapidissimo sviluppo ed è difficile immaginare a quante e quali applicazioni verrà destinato, attualmente il sistema GLONASS (Global Navigation Satellite System) sta venendo implementato con successo. Per conoscere sempre di più del nostro universo dovremmo poi pensare ad una serie di satelliti scientifici.
Vorrei poi sollecitare particolarmente l’attività umana nello spazio, prima fra tutte quella relativa alla ISS, i semiconduttori e i preparati biologici sono oggi utilizzati in una miriade di campi in tutto il mondo. La produzione di essi potrebbe essere facilmente organizzata a bordo della ISS utilizzando lo spazio vuoto e l’assenza di gravità.
Un secondo aspetto è quello dello studio lunare. Il programma di esplorazione della Luna avrà un effetto di invigorimento sulla nostra industria, ricerca e divulgazione.
Bisogna però anche considerare la Luna come un’enorme risorsa di minerali. Questa linea di pensiero ha oggi schiere di sostenitori e oppositori e necessita di un’analisi approfondita. Bisogna però ricordarsi gli albori dell’aviazione polare. Negli anni '30 poteva sembrare uno sport elegante, oggi però nessuno mette più in dubbio che i territori polari non avrebbero potuto essere raggiunti senze quelle imprese aviatorie.
L’ultimo aspetto è il progetto marziano, riferito alla parte umana.
Per concludere il discorso, dobbiamo oggi investire in nuove tecnologie e progetti per ottenere un effetto economico sempre più grande. Per iniziare dovremmo partire con lo sviluppo di un nuovo sistema di trasporto e un nuovo centro spaziale nazionale.
Come valuta le attività di Energia?
NS: Nel 2002-2004 la società è andata molto vicina al fallimento, le entrate stavano crollando e le perdite aumentavano di conseguenza.
Nel 2005 mi è stato chiesto di ritornare nella società e portarla fuori dalla profonda crisi finanziaria che stava attraversando.
Nello stesso anno la compagnia è riuscita a non andare in debito, segnando il primo attivo con 6.18 millioni di dollari, aumentando del 17% i guadagni. Nel 2006 i guadagni sono aumentati del 38% e sono saliti a 19.77 milioni di dollari. La compagnia è ora in grado, non solo di estinguere tutti i debiti che aveva accumulato ma anche di investire capitali per lo sviluppo di nuove tecnologie.
Attualmente abbiamo un programma di sviluppo del mercato commerciale. Nel dicembre scorso il consiglio della società lo ha approvato per il 2007 e ha esaminato un programma simile fino al 2015. La cosa più importante è che sono state approvate nuove iniziative: il Kliper per quanto riguarda il settore “manned” e il programma YAMAL-300 per quanto riguarda i satelliti per telecomunicazioni.
Nei passati due anni inoltre i nostri ingegneri hanno definito un programma per la creazione del nuovo sistema di trasporto umano, il Kliper.
Spero che Energia continui con entrambi questi programmi, facendoli parte di un nuovo innovativo programma spaziale Russo.