Ed io che pensavo di essere matta…
Scherzo ovviamente!!
Fantastico lavoro! NON lo farò vedere al mio compagno che in 50MQ di casa l’ISS proprio non ci sta
Beh, il prossimo modulo è Unity. Per fortuna i moduli del segmento americano sono molto più semplici da reallizzare Zvezda invece mi sta facendo penare non poco
Mi sembra strano che sia un problema di infiammabilitàm credo piuttosto che il problema fosse il rischio portato dai pezzi più piccoli, considerando la microgravità.
In ogni caso quella che si vede nelle foto non è una glovebox vera e propria, mè il Containment System dell’MWA (Maintenance Work Area, quel tavolino blu che si vede bene nella terza foto). L’MWA-CS non è considerato dalla safety un livello di contenimento vero e proprio, per cui se il problema fosse stato l’infiammabilità credo che l’MWA-CS non sarebbe stato sufficiente, e gli avrebbero fatto usare una glovebox vera e propria (tipo la Portable Glovebox, PGB).
PS: un aneddoto curioso. Quello che vedete nelle foto con Satoshi è Columbus. Il tutto non era stato pianificato per essere eseguito in Columbus, ma in JEM se non sbaglio. Tuttavia, dove montare l’MWA è un “crew preference”, nel senso che l’equipaggio decide come e dove usarlo a seconda di come lo trovano comodo. Siccome all’epoca era stato installato in Columbus per altre attività, l’equipaggio non aveva voglia di spostarlo (smontarlo e rimontarlo altrove richiede circa mezz’ora di tempo) e quindi ha deciso di fare l’attività in Columbus. Questo ha causato un po’ di lavoro dell’ultimo minuto per il supporto di terra, perchè si è dovuta “rivalidare” la certificazione di sicurezza per renderla valida anche per Columbus e per autorizzare l’attività. In particolare questo è uno dei “problemi” dell’internazionalità della stazione: se avessero spostato un’attività da LAB a Nodo3 sarebbe stato tutto molto facile, ma in questo caso essendo cambiato International Partner si è dovuta far approvare ad ESA all’ultimo momento una certificazione per cui l’ente europeo non era inizialmente stato coinvolto.
Si ho letto l’articolo, e le parole di Mike Fossum. Io cmq non mi ricordo di aver mai sentito parlare di flammability per LEGO. Pensandoci un po’ l’unica cosa che mi può venire in mente è il rischio che un pezzo si perdesse e andasse a finire su qualche equipaggiamento elettrico, dove avrebbe potutto scaldarsi e causare un fuoco. Quindi mi verrebbe da pensare che fosse un problema sì di infiammabilità ma sempre legato al rischio che un pezzo si perdesse.
Anche perchè per le regole della sicurezza spaziale, per esserci un fuoco ci devono sempre essere tre cose contemporaneamente: energia (elettrica), combustibile e comburente. Per evitare il rischio di fuoco nel design basta impedire che esista una delle tre: nel caso dei LEGO quello che mancava era la fonte di energia, visto che il tutto era completamente passivo.