Ehm, giusto per chiarire e dare qualche dettaglio in più, inizialmente dici che JEM e Columbus hanno spento alcuni equipaggiamenti (correttamente), ma poi in un modo o nell’altro parecchie volte nell’articolo ripeti questa frase, che non è corretta:
Il Lab ed il Node 3 sono stati configurati sul circuito interno dell’ETCS Loop B, ma il Node 2 lavora con potenza elettrica dimezzata mentre il JEM e Columbus sono stati spenti.
Coumbus non è mai stato spento, così come non hanno mai spento il JEM.
Sia Columbus che JEM hanno due interface heat exchangers a testa (in realtà sono montati sulla struttura esterna del Nodo2 e vengono controllati da NASA, ma “appartengono” a Columbus e JEM in quanto il lato acqua fa parte del circuito ITCS di quei due moduli).
Ognuno dei due IFHX è collegato a un loop esterno diverso: per Columbus l’MTL-HX (medium temperature loop) è sul Loop A mentre l’LTL-HX (low temperature loop) è sul Loop B. Per JEM è viceversa. Sullo stesso ramo di JEM e Columbus ci sono l’LTL e l’MTL di Nodo2. Poi Loop A e Loop B hanno tanti altri rami per altri moduli, lo schema completo dell’ETCS della ISS si può vedere a pagina 5 di questo PDF (Columbus è indicato con APM, Attached Pressurized Module, che è il vecchio acronimo). Ognuno di quei riquadri neri con un nome dentro è un IFHX.
Columbus (per semplicità non parlerò più di JEM, ma per JEM funziona come per Columbus) in condizioni nominali rigetta calore su entrambi gli heat exchangers, e NASA ha allocato per Columbus una capacità termica di circa 20 kW.
Quando succede un’anomalia di questo tipo, per cui uno dei due circuiti esterni va perso completamente, in teoria ogni modulo potrebbe andare a mezza potenza e rigettare la metà sull’altro IFHX (così come ha fatto Nodo2). Tuttavia alcuni dei moduli centrali (come il LAB) se andassero a mezza potenza non ne avrebbero abbastanza per mantenere in funzione alcuni equipaggiamenti vitali. Per questo motivo si è deciso (non a Dicembre, ma molti anni fa durante la progettazione della ISS) di prioritizzare i moduli in modo che gli equipaggiamenti vitali della ISS possano restare in funzione. E quindi in questi casi a Columbus spetta “solo” circa un quarto della potenza, invece della metà.
E non è finita qui ![]()
Dal punto di vista elettrico, Columbus ha due Power Distribution Units, che prendono potenza da 4 DDCU del Nodo 2. Siccome anche Nodo2 viaggia con un solo HX per colpa dell’anomalia al Loop A, può raffreddare solo 2 di quelle 4 DDCU, il che significa che le altre due devono essere spente. Il che significa che Columbus deve spegnere una delle due PDU.
Quindi, ricapitolando: un quarto della potenza nominale, solo su una PDU. Questo è molto diverso dall’essere spento ![]()
Poichè Columbus è one failure tolerant in ogni sua funzione, aver perso una PDU non compromette nessuna delle sue funzionalità. Tuttavia, per TUTTE le funzionalità si è persa la ridondanza. Il che significa che se si rompe qualcosa mentre Columbus è in quella configurazione, non c’è modo di usare l’equipaggiamento ridondato perchè non ha potenza elettrica.
E per quanto riguarda la potenza, con un quarto del valore nominale Columbus è ancora in grado di far andare due o tre ISPR. Durante le settimane di dicembre, abbiamo continuato a fare scienza anche se a ritmi ridotti!
Buzz, quando vedo il tuo intervento, ancor prima di leggerlo, mi preoccupo un po’… ma trovo un enorme piacere nel leggere le tue precisazioni.
Nel caso in oggetto, io leggo dal bollettini NASA che :
"However due to the loss of heat rejection for the Node 2 Moderate Temperature Loop (MTL), half of the loads Node 2, JEM and Columbus modules have been powered down."
oppure anche :
"Due to the loss of heat rejection for the Node 2 Moderate Temperature Loop (MTL), half of the power loads in the Node 2, JEM and Columbus modules remain powered off."
La tua preziosa precisazione è molto più particolareggiata e dettagliata rispetto a quanto descritto nei bollettini quotidiani che leggo. Ora desidero capire se ho tradotto male io, e di questo mi scuso in anticipo con tutti gli utenti, oppure NASA, per sintetizzare la comunicazione, ha semplificato affermando che il JEM e Columbus sono stati spenti anziché dire funzionanti ad un quarto della potenza.
Non ti devi preoccupare. I tuoi articoli sono sempre molto validi e interessanti, io cerco solo di arricchire le informazioni quando c’è qualcosa che parla di Columbus. Specialmente perchè le tue fonti sono NASA e quindi vanno poco in dettaglio per il nostro amato modulo, quindi mi sembra doveroso aggiungere qualcosa di quello che facciamo con i soldi dei contribuenti ESA ![]()
“Powered down” è corretto, perché significa che la potenza viene ridotta, “powered off” invece è sbagliato… e nell’articolo tu hai inizialmente scritto che alcuni equipaggiamenti di Columbus sono stati spenti, che è verissimo. Invece per i giorni successivi hai tolto il pezzo “alcuni equipaggiamenti di”, e quindi la frase è diventata scorretta. Probabilmente NASA per sintetizzare i giorni successivi al primo ha finito con lo scrivere qualcosa di sbagliato.
Per capirci meglio: non esiste un modo operativo di Columbus da “spento”. La configurazione che ho spiegato sopra era ancora “quasi” nominale perché comunque garantiva tutte le funzioni. Esistono modi operativi via via più ridotti, l’ultimo dei quali è il Berthed Survival Mode in cui, come dice il nome, rimangono accesi solo gli equipaggiamenti necessari alla sopravvivenza del modulo. Ovviamente ci sarebbero impatti alla scienza e all’utilizzo di Columbus in generale, infatti il BSM è un po’ il nostro spauracchio. Ma per arrivarci dobbiamo avere una catena particolare di anomalie in sequenza, e in quel caso si accetta di spegnere tutto quello che non è necessario alla sopravvivenza. Ma in BSM non si può dire che il modulo sia spento: alcuni computer, alcune parti dei sistemi ECLSS/TCS, alcuni sensori, ecc. rimangono accesi e il modulo è comunque in configurazione stabile e sicura per l’equipaggio a bordo.
Se oltre al loop A avessimo perso anche il loop B, oppure se in parallelo all’anomalia del loop A del circuito termico ci fosse stata un’anomalia all’altro ramo del circuito elettrico, allora sì che avremmo dovuto spegnere Columbus. Ma questa è una situazione non prevista nel design e a cui si arriverebbe solo dopo una catena molto particolare e lunga di anomalie consecutive. E tale configurazione non permette la sopravvivenza di Columbus stabile e sicura per l’equipaggio. Per fare un esempio, in questa situazione avremmo avuto tutto il sistema termico passivo spento, il che significa che senza controllo di temperatura sulla shell la temperatura sarebbe andata via via scendendo nei punti in ombra, fino ad arrivare a temperature sotto lo zero (con condensa e ghiaccio sulla struttura e sui sistemi, con danni irreparabili). Una situazione del genere significherebbe molto probabilmente chiudere l’hatch e buttare via Columbus per sempre, e probabilmente lo stesso succederebbe anche ad altri moduli della stazione…
Grazie Buzz!
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Ah no, ho riletto ora bene la frase che hai postato!
“half of the power loads in the Node 2, JEM and Columbus modules remain powered off.”
leggasi:
“metà dei carichi dei moduli Nodo2, JEM e Columbus rimangono spenti”
Quindi mi sembra un errore di traduzione 
Se vogliamo essere più precisi però, quella metà di equipaggiamenti era già spenta prima, oppure per ogni equipaggiamento che era acceso e abbiamo dovuto spegnere, ne abbiamo acceso un’altro sull’altra PDU. Quindi dire che abbiamo dovuto spegnere metà Columbus non è proprio corretto…
Adesso è tutto nominale? La pompa dell’ammoniaca funziona bene? E poi, c’è ancora uno spare, in caso di ulteriori problemi?
Sì, sì e… credo di sì, ma non ne sono sicuro al 100%
Grazie Buzz, sempre gradite le tue precisazioni.
Ci sono ancora 2 spare montati su ELC-1 e 2 al di fuori della stazione.
http://www.nasaspaceflight.com/2013/12/iss-suffers-coolant-loop-issue-spacewalks-possible/