ISSpresso: caffé espresso in orbita

quella del negoziante era evidentemente un iperbole, intesa come forma retorica non come luogo geometrico , non credevo ci fosse bisogno di specificarlo
sul tempo lavorato
gli astronauti sono pur sempre lavoratori del pubblico , quelli che lavorano meno e guadagnano in media di piu di quelli del settore privato
si spiega tutto
scherzo :grin:

Permettimi, con tutta la stima che ho per i commercianti i quali spero non me ne vogliano se li tiro in ballo con un esempio tanto “forte”… ma se un commerciante lavora 12 ore e all’undicesima ora batte uno scontrino sbagliato… amen, nessuno rischia la vita e al massimo ci smena quale soldo. Se un astronauta, un pilota, un controllore di volo, un autista appunto o un qualsiasi altro lavoratore in un ambiente a rischio (ho fatto esempi che conosco ma i settori critici sono sempre di più) commettesse una leggerezza, nemmeno un errore, alla stessa 11esima ora, qualcuno la pelle ce la può rimettere, e spesso non solo uno…
Detto questo ribadisco, nulla contro i commercianti, ma fare il commerciante non è lavorare in un ambiente a rischio, e è un dato di fatto che le “40 ore” italiane non sono la consuetudine in Europa ma anzi sono ad un estremo del range, e io non sono proprio un “sindacalista” (anzi…) ma un semplice lavoratore dipendente che negli ultimi anni ha fortunatamente notato che questa mentalità sta via via affievolendosi e gli straordinari sono sempre meno un ammortizzatore sociale autogestito… ma questo è OT.
Infine permettimi, dire “si concentrino solo 42 ore alla settimana sulle attività lavorative” lo trovo oltre che incomprensibile vista la tipologia di attività svolte, anche decisamente offensivo e irrispettoso per tutti i soggetti coinvolti, sia a terra che in volo…

Concordo con Albyz. Siamo davvero arrivati a paragonare le nostre ore lavorative con l’attività degli astronauti sulla ISS? Non so che lavori facciate, io di ore ne faccio in media 47-48 ma se anche lavorassi 55 ore a settimana non credo che me la sentirei di fare un parallelismo tra il mio fabbisogno di caffè ed il loro…io la mattina mi alzo nel mio letto, faccio colazione con quello che voglio, mi faccio una doccia e passeggio fino in ufficio, la sera vado a prendere mia moglie a lavoro e andiamo a cena insieme…ma davvero dovrei pensare di lavorare più di loro perché resto più ore in ufficio? Ah certo io pulisco la lettiera dei gatti mentre loro puliscono i rack, sicuramente esempio calzante per affermare la tranquillità della loro vita quotidiana, anzi ora che ci penso oggi ho messo i guanti per sturare uno scarico intasato…posso contarla al pari di una EVA di manutenzione straordinaria vero? Boh, io ribadisco che secondo me lavorano TANTO, non troppo (altrimenti sarebbe un problema anche per la sicurezza, oltre che per la gestione dell’equipaggio), ma tanto si…e se per quantificare il lavoro degli astronauti contiamo solo le ore dedicate agli esperimenti, applichiamo esattamente lo stesso metodo delle antiquate risorse umane italiane che valutano la produttività solo in base al numero di ore lavorate…

Tutti questi discorsi solo perchè a quei poveri astronauti è stata offerta una “tazza” di caffè. Bah!

Non é una tazza, é una bustina! E gli astronauti non sono poveri! E i nostri non sono discorsi, sono punti di vista!

…ovviamente, scherzo… :stuck_out_tongue_winking_eye: :stuck_out_tongue_winking_eye:

A noi piace sempre “confrontarci”

Il numero ridotto di capsule è dovuto al fatto che si doveva prima dimostrare il funzionamento, inoltre queste dovevano essere contenute nella stessa double ctb del payload quindi lo spazio era limitato. Ulteriori forniture arriveranno in futuro con le normali spedizioni del cibo e da quello che so gli astronauti si sono portati sù già le loro capsule preferite.

Riguardo a chi diceva che l’espresso lo beviamo solo in Italia, fatto non vero tra l’altro, tengo a precisare che l’esperimento è in grado di erogare anche tipi diversi di bevanda, caffè lunghi, americani, solubili, the, brodi ecc…

Riguardo al volume ed al peso è stato di fatto imposto dalla complessità portata al sistema dai requisiti di safety imposti da NASA, inoltre il payload si interfaccia direttamente con gli astronauti: all’interno ci sono:

  • fludi → corti circuiti/pericolo per gli astronauti
  • fluidi caldi → ustioni
  • fludi e gas in pressione → esplosione
  • riscaldatori/superfici calde → ustioni/incendio
  • alta tensione → archi/elettroshock/incendio
    senza contare i più normali requisiti di interfaccia…

Ho trovato questa immagine in rete:

Infatti io avevo scritto “quasi”, riferendomi più alla tipologia media degli occupanti della ISS che sono russi americani giapponesi oltre che europei i quali non sempre hanno l’espresso come “cult”.
Ora emerge che questa macchina fa le stesse cose addirittura dell’idratatore di bordo, quindi ho capito che non ho capito, e con me tanti. Esistono specifiche più complete, da qualche parte? E’ un idratatore di nuova generazione? E’ un emulsionatore di fluidi a pressione e quindi fa anche la panna montata? E’ una macchina esclusivamente a “cialde”?

Bella foto, fa proprio venire voglie di provarlo. E’ stata scatatta in orbita o a terra?

direi a terra, guarda il pannello dietro, mi sa di prototipo di test

Vi stavo leggendo mentre aspettavo ilmio cappuccino seduta ad un tavolino al sole.
Ah già, sono in ufficio, sto lavorando … :stuck_out_tongue_winking_eye:
Scusate la battuta ma è indicativo di quello che possiamo fare noi, al “lavoro” e che non possono fare gli astronauti ( o i winter over a Concordia )
Ovvero staccare la spina per un pò e andare al bar, magari uno diverso, prendere il caffè o il cappuccino o il succo di arancie appena spremuto o il gelato o qualsiasi cosa ci venga in mente al momento

E poi vogliamo davvero dire che lavorariamo DAVVERO 8 ore filate senza pause ogni giorno? :star_struck: :star_struck:

Anche i negozianti hanno grossi periodi di buco, in cui non ci sono clienti e non c’è merce da riporre.

Perfino nei pronto soccorso a volte capita!!

Quindi su non cerchiamo di passare per superstacanovisti, io dico la verità, ci sono giorni in cui non trovo il tempo per andare in bagno ed altri che sto qui a cazzeggiare sul forum :stuck_out_tongue_winking_eye: :stuck_out_tongue_winking_eye: :stuck_out_tongue_winking_eye:

Il PWD (quello che tu chiami reidratatore) ha scopi diversi, eroga acqua a pressione ambiente a temperatura e quantità variabili. ISSpresso prende quest’acqua e la usa per infondere capsule in pressione, cosa che non si può fare il PWD che non ha appunto la possibilità ne di pressurizzare ne di usare capsule.
Inoltre per farlo serve anche un circuito di pulizia perchè immaginatevi se Samantha prendesse un brodo e quello dopo di lei un caffè senza un dispositivo che pulisca efficacemente ed in modo automatico le linee… :point_up:
Sinceramente non so che succederebbe mettendo del latte in polvere in una capsula…

Confermo, la foto si riferisce al primissimo prototipo che era dispiegato in 2D e montato su un pannnelo preforato. Il risultato finale a Terra e identico…nello spazio no perchè la crema non si separa così nettamente.

Dove lo hai letto? È decisamente falso.

Lavorano 6 ore e mezzo al giorno per 5 giorni, più qualche ora durante il weekend. Il che fa circa 35 ore.
A questo devi aggiungere le task list, ovvero le attività non schedulate nella timeline ma che possono essere fatte per loro preferenza quando hanno un po’ di tempo. E di solito ogni astronauta completa qualche ora a settimana di attività dalla Task List. E con questo arrivano alle “classiche” 40 ore alla settimana.

Poi ci devi mettere le attività che non sono considerate come lavoro, ma che imho fanno parte del lavoro visto che sono obbligatorie per poter rimanere in salute in quell’ambiente: 2 ore e mezzo di esercizi fisici al giorno, piú conferenze mediche e psicologiche.
Se metti anche queste in conto, arrivano ben oltre le 50 ore la settimana…

E quando staccano non possono andare a bersi una birra con gli amici o rilassarsi a casa con la loro famiglia. No, devono stare sempre con gli stessi altri 5 colleghi, nello stesso spazio chiuso. Il tutto con la loro vita costantemente a rischio, con tutti gli stress che questo comporta.
No, la vita dell’astronauta non è una vita facile

Ottima osservazione! Perché gli astronauti lassù a parte la pausa pranzo non fanno pause durante le loro ore lavorative.

Se guardate la loro timeline, trovate molti spazi grigi, che sono le effettive pause. Questo perché le loro 6.5 ore più le 2.5 ore di esercizi (9 ore al giorno in totale) sono schedulate su un periodo totale di circa 12 ore o più. Questo significa che mentre noi lavoriamo dalle 9 alle 18 (con la pausa pranzio in mezzo), loro lavorano dalle 8 alle 21, con dei buchi grigi nel mezzo a seconda di come le attività devono essere riorganizzate in tutta la stazione.
Questi buchi grigi nel mezzo fungono da pausa. Ma queste sono pause OLTRE alle 9 ore pianificate.

E poi ci siamo noi “cattivoni” quaggiù che abbiamo sempre qualche cosa dell’ultimo minuto, e che quindi molto spesso li chiamiamo durante il loro momento “grigio” per fargli aggiustare qualcosa che ha avuto un comportamento imprevisto. E loro lassù sono sempre pronti a fare quello che gli chiediamo. Queste sono altre cose che si aggiungono alle 50 ore di cui ho scritto sopra e che non vengono conteggiate…

ti meriti un applauso sergio, come sempre :clap:

La standing ovation la terrò per quando scriverai pianificate invece che schedulate :skull: :stuck_out_tongue_winking_eye:

Raffaele

Sergio: :clap: :clap: :clap: :beer:
E se la gente venisse ad Astronauticon, qualche volta, ne saprebbe di più :stuck_out_tongue_winking_eye:

:clap:

La standing ovation la terrò per quando scriverai pianificate invece che schedulate :skull: :stuck_out_tongue_winking_eye:

Sarebbe niente, ho già sentito parlare della baia di cargo dello shuttle…

Ti dirò che le prime volte sono inorridito anche io, ma poi ho scoperto che “schedulare” è accettato in alcuni dizionari, come termine specificatamente aeronautico :wink:
http://www.treccani.it/vocabolario/schedulare/
http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=schedulare

Visto che arrivi anche tu dal PoliTo eccoti servito: pag.22 del documento allegato :stuck_out_tongue_winking_eye:
https://didattica.polito.it/segreteria/esamefinale/it/libretto_saper_comunicare.html

Senno la prossima volta che accendo il tester ti dico che runno il device eh :ok_hand:

“tester” ??? “Multimetro numerale” !!!
Ma dimmi te con che banda di disperati linguistici mi tocca aver a che fare :frowning: - ASSASSINI!

Appoggio lo “schedulato” di Sergio e rilancio, almeno in aeronautica è utilizzato normalmente e quotidianamente da tutti… e non (o non sempre) è sinonimo di pianificato :stuck_out_tongue:

Pianificare e schedulare direi che non sono sinonimi al 100%
Posso pianificare qualcosa senza schedularla ( da grande farò l’astronauta ) ma non posso schedulare qualcosa di non pianificato, ovvero qualcosa che non ho mai neanche pensato di fare.
Quindi prima pianifico poi schedulo…
Potrei usare programmare al posto di schedulare ma ormai programmare ha acquisito un significato strettamente legato al mondo informatico che “suona” male in qualsiasi altro contesto