James Webb Space Telescope (JWST) - Mission Log

Oggi un amico mi ha posto due domande alle quali,confesso,non ho saputo rispondere.

L’Esopianeta rilevato( di tipo Gioviano se ho capito bene) è ovviamente data la distanza con cui la sua luce arriva fino al James Webb lontanissimo nel tempo.
Cioè noi di quel pianeta “vediamo” un immagine lontana nel tempo, milioni di anni.

Il mio amico mi ha chiesto:

1- Il nostro sistema solare si era già formato ai tempi di quell’esoplaneta,o noi rileviamo qualcosa di molto più antico del nostro sole?

2-E’ possibile che in epoche di milioni di anni precedenti alla formazione,del nostro sistema solare, esistessero altri sistemi con pianeti già formati in grado di ospitare la vita?

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La stella WASP-96 dista 1150 anni luce da qui, quindi la sua luce ha viaggiato nel cosmo per “soli” 1150 anni prima di raggiungerci. In altre parole, guardare lontano nello spazio significa guardare indietro nel tempo. Nel caso di WASP-96 la sua immagine ripresa ora dalla Terra (o da JWST) ce lo mostra come era 1150 anni fa. Il nostro sistema solare era decisamente gia’ formato. :stuck_out_tongue:

Non lo possiamo escludere. Il nostro sistema solare da solo ha 4,5 miliardi di anni, peraltro, e con universo che ha un’eta’ stimata di 13,8 miliardi, non e’ affatto improbabile, per quanto non dimostrato ad oggi.

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Il pianeta in questione è decisamente più vicino di quel che dici (comunque lontanissimo)
Si trova a poco più di 1000 anni luce da noi…
Un po’ prima delle crociate :blush:

Dato che non sappiamo quel che serve per ospitare la vita non possiamo rispondere

Probabilmente quando la galassia era troppo giovane era inadatta alla vita: troppi fenomeni violenti e meno “metalli” - termine con cui in astrofisica si classifica qualunque elemento con più protoni del litio (3!!)

Ma finché non troviamo qualche altro pianeta con la vita, queste sono solo illazioni

Questo purtroppo è un concetto difficile. Già è difficile parlare di velocità relative nei sistemi galileiani, questo è un concetto relativistico di relatività ristretta. In soldoni, non si può mai parlare di contemporaneità in luoghi diversi.

Quindi la domanda “si era già formato ai tempi di quell’esopianeta?” è di per sé formalmente sbagliata. Una domanda corretta è se avessero potuto vedere il nostro pianeta dopo la loro formazione. In questo caso vuol dire in quel luogo, dove si è formato l’esopianeta, e al tempo quando si è formato, arrivava già luce emessa dal nostro sistema solare?

Così come sono formalmente sbagliate le asserzioni quando arriva una sonda su Marte, in questo momento è già atterrata ma dobbiamo aspettare il tempo che impiega il segnale ad arrivare a Terra. Anche qui, stiamo parlando di luoghi abbastanza lontani da rendere non trascurabile la relatività ristretta e non si può dire ora (qui sulla Terra) la sonda è appena atterrata lì (su Marte).

Su questo non ci insisto molto qui, se qualcuno vuole approfondire, apriamo un nuovo thread in bar spazio.

Edit: un link “leggero” per approfondire https://en.m.wikipedia.org/wiki/Relativity_of_simultaneity

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Nel documento di rilascio a operation c’è pure un’immagine di Giove presa da Webb.
https://www.stsci.edu/files/live/sites/www/files/home/jwst/documentation/_documents/jwst-science-performance-report.pdf
Sezione 3.5, Performance for tracking moving targets, figura 1.

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Bisogna però distinguere (nella teoria della relatività, ma soprattutto in quella quantistica) i risultati acquisti dalle interpretazioni filosofiche.
Gli effetti relativistici sono risultati acquisiti, i discorsi sulla simultaneità delle interpretazioni filosofiche.
Se noi (ad esempio) ammettessimo, partendo dalle osservazioni di Hubble, che il nostro universo è immerso in una realtà fisica quadridimensionale perfettamente euclidea, gli effetti relativistici sarebbero interpretabili come effetti “proiettivi” (la rivincita di Platone :blush:) e il comportamento della luce (velocità indipendente dalla sorgente, ma non dal mezzo attraversato) descrivendola come un onda trasversale (come la Ola in uno stadio) cosa che implica una quarta dimensione spaziale.
Per intenderci, è come vedere una partita riflessa nello specchio: un giocatore che corre perpendicolarmente allo specchio mostra effetti relativistici…

Da profano sono cascato dalla sedia per tutti quegli effetti di lente gravitazionale, e’ di gran lunga la cosa che mi ha impressionato di piu’ finora anche se non e’ una assoluta novita’ non mi pare di averne visti cosi’ tanti nella stessa immagine prima d’ora.

A parte la spettacolarita’ del fenomeno suppongo che i migliori cervelli siano gia’ al lavoro per interpretarli e sfruttarli in futuro per fare scienza e indagare cose.

Domande da inesperto:

Esistono gia’ dei modelli / e’ risolvibile il problema di derivare la distribuzione della massa, anche quella che non si vede bene, a partire dall’effetto di distorsione che ha provocato?

Sara’ possibile trovare veri e propri fenomeni di lente gravitazionale, ovvero ingrandire o vedere da direzioni diverse (o tempi diversi! (*) ) oggetti lontani osservando dettagli che non sarebbe stato possibile vedere altrimenti?

Bastera’ il tempo di osservazione per fare un uso massiccio di queste metodologie?

(*) mi pare che ci siano almeno 3-4 immagini distorte, se non piu’, della stessa galassia. Se i percorsi sono di lunghezza significativamente diversa, diciamo qualche anno luce, osserviamo lo stesso oggetto in 3-4 istanti di tempo diversi??? Quanto e’ interessante??

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Non solo è possibile derivare la distribuzione della massa della galassia dietro la lente, ma anche ricostruirne la forma. Un dottorando qui a UniPD ci ha fatto la tesi magistrale su questo argomento. Non è una cosa facile, ma si riescono ad ottenre risultati incredibili, se la lente è “buona” in termini di posizione e potere amplificativo.

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stamattina ho trovato ques’altra immagine (pagina flickr di JWST) dove con una analisi spettroscopica si dimostra che due immagini distorte sono in realtà della stessa galassia

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E abbiamo anche Giove, con Europa:


Credits: NASA, ESA, CSA, and B. Holler and J. Stansberry (STScI)

https://blogs.nasa.gov/webb/2022/07/14/webb-images-of-jupiter-and-more-now-available-in-commissioning-data/

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Un buon articolo a commento delle prime immagini “nel cortile di casa nostra”

E’ verissimo quello che hai scritto, e hai fatto bene a specificare.
Applico il tuo disclaimer alla mia risposta, ma rivendico :joy: che il puro spirito divulgativo del mio discorso a Carmelo possa essere perdonato. :pray:
Diciamo che non rivendico concetti di contemporaneita’ in modo letterale, ma solo intuitivo, per quanto impreciso :innocent:

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Domanda ipotetica: (lasciando stare gli ovvi limiti di budget) se avessero lanciato due JWST con un’opportuna base interferometrica Dio solo sa cosa avremmo visto…

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Domanda le stelle o gli oggetti molto luminosi tutti a tipo stelle ad otto punte dipende dalla geometria del telescopio?

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Grazie IK1ODO, mi ero perso i post precedenti

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Dovrebbe dipendere dalla posizione e numero dei supporti dello specchio secondario.

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Guida definitiva al pattern di diffrazione del JWST

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Ricorderete certamente che a fine maggio JWST è stato colpito da un micrometeoroide, con una dimensione più grande delle stime di progetto.
Bene, il colpo ha lasciato un segno nell’errore di fronte d’onda dello specchio C3. In un paper rilasciato il 12 luglio la NASA fa il punto sulle prestazioni del Webb. Fra le molte informazioni c’é il fatto che sono stati rivelati sei impatti di micrometeoriti, ma uno solo di questi ha lasciato il segno. Il danno non è tale da ridurre apprezzabilmente le prestazioni del telescopio, ma è ben visibile nell’analisi del fronte d’onda, come macchia chiara nell’immagine sotto.

Paper: https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/2207/2207.05632.pdf

Il paper contiene una marea di altre informazioni, spero di trovare il tempo per leggerlo.

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