Laghi e fiumi in Antartide caccia alla vita scomparsa

Negli anni scorsi erano stati scoperti più di un centinaio di laghi sotto la spessa coltre di ghiaccio che copre il continente Antartico. Ora ricercatori inglesi affermano che questi laghi sono collegati tra loro da una vera rete di fiumi. Sono lunghi anche centinaia di chilometri e possono riversare acqua da un lago all’altro più o meno improvvisamente. Nonostante il fatto che l’area antartica orientale sia una delle più fredde al mondo, una serie di fattori fa si che le gigantesche masse d’acqua sotto i ghiacci non si congelino. Il ghiaccio infatti, spesso anche più di 4.000 metri, blocca l’energia che si irradia dall’interno della Terra, così che la fascia di contatto tra la base dei ghiacciai e la superficie rocciosa raggiunge una temperatura non molto lontana dagli zero gradi centigradi.

Inoltre, l’elevata pressione che il ghiaccio esercita sulla superficie su cui esso appoggia - e dunque anche sui laghi - fa si che la temperatura di congelamento dell’acqua non sia a zero gradi, ma ad alcuni gradi sotto zero. La scoperta dei fiumi sotterranei, pubblicata sulla rivista Nature, è stata ottenuta analizzando i dati di uno dei satelliti ambientali che l’Agenzia spaziale europea ha lanciato in orbita, l’ERS-2. Questo satellite ha rilevato che nell’arco di 16 mesi il ghiaccio sovrastante uno di questi laghi è sceso di oltre 3 metri, quando normalmente l’altezza del ghiaccio non muta più di 30-40 cm nell’arco di un anno. “L’unica spiegazione possibile al fenomeno è che l’acqua del lago sia fuoriuscita quasi improvvisamente, abbia percorso un lungo tratto e si sia gettata in un altro lago subglaciale”, ha detto Martin Siegert, uno dei ricercatori della University of Bristol, che ha seguito la ricerca.

Il lago che ha perso la propria acqua ha una superficie di circa 600 km quadrati, quasi due volte il Lago di Garda. Facendo gli opportuni calcoli i ricercatori hanno potuto stabilire che l’acqua fuoriuscita ha creato un fiume con una portata di circa 90 metri cubi al secondo. L’ipotesi che l’acqua si sia travasata da un lago all’altro è sostenuta dal fatto che in due aree lontane circa 290 km dal primo lago, il ghiaccio che appoggia su due distinti laghi si è alzato di circa un metro, indice, secondo i ricercatori, dell’arrivo dell’acqua del primo lago. Il laghi ed ora anche i fiumi subglaciali antartici sono considerati luoghi di grande interesse da parte degli scienziati, per due motivi.

Spiega Ezio Tabacco, del Dipartimento di Geofisica di Milano che studia i laghi subglaciali: “Il primo è legato al fatto che al loro interno vi potrebbero essere forme di vita risalenti a milioni di anni fa e che tali sono rimasti nel tempo. Il secondo motivo di interesse sta nel fatto che i laghi e i ghiacci sovrastanti creano una situazione molto simile a quella esistente su Europa, una delle lune di Giove, dove una crosta di ghiaccio potente una decina di chilometri copre un oceano sottostante. Le tecnologie per giungere a campionare le acque di quel mondo profondo senza alterare in alcun modo l’ambiente, torneranno utili quando verrà realizzata una missione su Europa con il compito di esplorare il suo oceano”. Al momento vi è una forte pressione da parte di molti scienziati internazionali nei confronti di un gruppo di ricerca russo che vuole raggiungere uno dei laghi subglaciali ritenuti secondari. Spiega Siegert: “Con la scoperta della rete di fiumi che collegano i vari laghi, inquinare anche uno solo degli invasi più piccoli, potrebbe contaminare in modo irreversibile quel mondo perduto di grande interesse”.

da la repubblica on line