E’ successo verso mezzanotte, quando sembravano correre a una cinquantina di miglia sopra di me. Erano di un blu intenso e magico», firmato Jan Koeman, Olanda. «Queste erano incredibilmente luminose: pulsavano come se fossero state accese dall’interno. Nemmeno la Luna riusciva a farle impallidire», Eva Seidenfaden, Germania. «Sono apparse d’improvviso, appena dopo il tramonto, e hanno continuato a farsi vedere fino all’una del mattino», Martin Stirland. Gran Bretagna. Jan, Eva e Martin fanno parte dei club degli appassionati delle NLC, acronimo per Noctilucent Clouds, le incredibili nubi nottilucenti che rappresentano il più recente mistero dei cieli. Adesso che i dischi volanti sono un po’ ribasso (forse hanno stancato per mancanza di novità decisive), le nuvole luminose sono il fenomeno nuovo, soprattutto estivo, capace di ipnotizzare l’attenzione di chi alza gli occhi nel blu ed entusiasmare un popolo eterogeneo: dato che esistono davvero e che non sono certo allucinazioni di massa, stanno mobilitando tanta gente comune e team di scienziati. Mentre si ingolfano gli archivi amatoriali di foto e video, la Nasa sta per lanciare (a dicembre) un satellite di studio. Tutti vogliono sapere la stessa cosa: che cosa sono le NLC e perché si moltiplicano? Brillano e pulsano, si infiammano, trascolorano dal bianco argenteo al cobalto e dall’arancio al giallo oro. Corrono negli strati altissimi dell’atmosfera - la mesosfera - e lanciano ponti impossibili tra il nostro mondo e lo spazio, prendendo forma a un’ottantina di chilometri d’altezza. Appaiono solo quando il Sole scompare, come fantasmi, preferibilmente dopo il tramonto e prima dell’alba. La notte è il loro momento, quando si esibisicono in forme striate, in creazioni oblunghe o arruffate e in altre ancora che ricordano lame e frecce, imponendosi agli osservatori come gigantesche installazioni astratte. E intanto stanno evolvendo. I ricercatori americani e inglesi sostengono che aumentano di numero, diventano più intense e si stanno spostando verso Sud: se a fine Ottocento le prime e rare NLC erano fenomeni polari (o quasi), adesso - e in particolare a luglio e agosto - invadono gli spazi del Nord America e del Nord Europa e tendono a scivolare verso latitudini più latine. «Queste nubi sono così alte che il Sole le illumina quando per noi è notte - ha spiegato James Russell della Hampton University, in Virginia, uno degli studiosi coinvolti dalla Nasa nell’imminente missione AIM, Aeronomy of Ice in the Mesosphere, che dovrà studiarle -. Ecco perché ribaltano la logica di quelle tradizionali. E, intanto, anno dopo anno diventano sempre più spettacolari». Proprio questa brusca accelerazione fa supporre che siano un termometro accurato delle offese a catena inferte dall’umanità al Pianeta. «Perché si formino, infatti, occorrono le interazioni di tre elementi: acqua, particelle intorno alle quali possa avvenire la condensazione, temperature molto basse». E’ probabile - secondo la sua analisi - che il primo e il terzo fattore siano figli dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Il meccanismo più sorprendente è l’accumulazione dell’acqua nell’atmosfera. Il metano, diffuso in quantità crescenti dagli allevamenti intensivi e dai carburanti fossili, sale verso gli strati alti, si «rompe» per effetto della luce solare e rilascia idrogeno, che si lega all’ossigeno e produce quantità anomale di vapore acqueo. In contemporanea interviene l’altro meccanismo, paradossale: i gas serra - prima di tutto l’anidride carbonica - funzionano da radiatori e così, mentre rimandano energia verso il suolo, provocando l’effetto serra, la sottraggono nell’alta atmosfera, raffreddandola. La Terra scotta in basso e gela ai confini e proprio in quelle aree estreme dilagano i «semi» che fecondano le NLC (sono loro il secondo fattore, forse il più contraddittorio). Da dove provengono le ingombranti popolazioni di particelle? E’ possibile che siano le temperature via via più torride ad agire da ascensore e a trasportarle nella fascia degli 80-90 chilometri. Oppure la responsabilità potrebbe essere della polvere cosmica. «Pensiamo che sia in corso un rifornimento dallo spazio», sostiene Russell, che si dice irresistibilmente attratto dagli enigmi dai quali si formano i microscopici cristalli di ghiaccio delle NLC: sono le loro rifrazioni a scatenare i colori quasi impossibili che entusiasmano migliaia di persone? Questo e gli altri interrogativi troveranno, forse, risposta dagli strumenti della spedizione AIM: sospese a 500 chilometri, quattro fotocamere eseguiranno istantanee panoramiche delle nubi e dei poli e la macchina SOFIE (Solar Occultation for Ice Experiment) analizzerà la composizione chimica di particelle e cristalli insieme con i livelli di metano e degli altri gas serra. Il terzo «occhio» - soprannominato Cosmic Dust Experiment - è in realtà una superficie plastica distesa sulla sommità della sonda: intercetterà le misteriose polveri e ne stabilirà la provenienza. «Finalmente sapremo se dobbiamo allarmarci davvero», ha detto Russell. Alcuni suoi colleghi, per ora, sono invece entusiasti: immaginano di accrescere le NLC e di utilizzarle come sottile e semitrasparente ombrello che, riducendo l’insolazione, contrasterà il riscaldamento della Terra e i suoi disastri. Possibile?
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