Le onde gravitazionali esistono

Lo dimostra una simulazione con supercomputer. Ci permetteranno di sondare l’Universo in un modo diverso

Einstein aveva ragione. L’ennesimo esame al quale gli scienziati hanno sottoposto il genio di Ulm lo ha visto di nuovo vincitore confermando una delle sue intuizioni e ben formulata in ampie equazioni le quali prevedevano l’esistenza delle onde gravitazionali. Queste onde sono una specie di Sacro Graal inseguito da quando Einstein ebbe l’idea descritta nella sua teoria della relatività generale, ma finora senza risultati (a parte qualche indizio controverso) per vari motivi. Ora grazie ad una simulazione realizzata con i supercomputer della Nasa al centro Ames in California si è riusciti a stabilire che effettivamente queste onde dovrebbero esistere. Gli scienziati infatti hanno simulato lo scontro di due buchi neri dal quale sono scaturite le imprendibili onde secondo le regole einsteniane.
Non era la prima volta che si affrontava un’impresa del genere ma i tentativi erano sempre naufragi in sonori fallimenti sia per l’incapacità a tradurre in un linguaggio adeguato le formule di Einstein in modo che i computer le potessero elaborare, sia per la limitatezza delle macchine nel fare gli straordinari conti. Entrambi gli ostacoli sono stati ora superati rivelando le fantomatiche onde le quali sarebbero di diversa forza e lunghezza d’onda a seconda delle massa dei buchi neri in collisione. Nella simulazione ne hanno presi due di uguali caratteristiche mentre in una prossima simulazione ne considereranno due diversi. Le onde che si propagano alla velocità della luce si presentano come un’increspatura dello spazio-tempo, una quarta dimensione concepita dal grande tedesco.
Ma a che cosa serve scoprirle? Esse ci permetteranno di sondare l’Universo in un modo diverso indipendente dalla luce consentendo forse di arrivare a percepire i primi momenti della nascita dell’Universo stesso.
La caccia alle onde gravitazionali sta ora vivendo una grande stagione di ricerca. Vari impianti, infatti, sono entrati in attività, come LIGO negli Stati Uniti e Virgo in Italia, mentre la stessa Nasa assieme all’Esa europea stanno studiando la missione LISA formata da un gruppo di satelliti capaci intrappolare le famose increspature che oggi rappresentano una delle frontiere più estreme dell’astronomia e della fisica. Per il momento il risultato nella simulazione nei supercomputer ha rincuorato gli scienziati dimostrando (oltre che Einstein ancora una volta aveva visto giusto, ma pochi ne dubitavano) che sono, comunque, sulla strada giusta e che quindi, insistendo, prima o poi riusciranno ad acchiapparle. Giovanni Caprara
Giovanni Caprara

da corriere.it