Santi, eroi, visionari. Queste sono le persone che si conquistano l’eternità.
Ed Elon Musk è una di queste.
Un uomo che ha inseguito non uno, ma ben due sogni.
Due visioni di quelle da far sorridere e scuotere la testa anche agli uomini più impavidi.
Di quelle da far tremare i polsi.
Lui le ha rincorse, tutte e due.
Le ha raggiunte, le ha afferrate, le ha unite e ne ha fatto un’opera d’arte, la più immane che sia mai stata immaginata e realizzata.
Si, un’opera d’arte. Perché questo è, quella vettura rossa lanciata verso gli spazi.
Un’opera d’arte è frutto dell’ingegno di un artista.
Tante cose, grandi cose, sono frutto dell’ingegno umano.
Opere di ingegneri, mirate a migliorarci la vita, e allora abbiamo immense dighe, arditi ponti, futuristici mezzi di trasporto…
Opere di scienziati, mirate ad ampliare le nostre conoscenze, e allora scopriamo l’esistenza di nuovi pianeti e nuove particelle subatomiche, financo nuovi tipi di materia ed energia…
Opere di dottori, mirate a combattere le malattie, che si concretizzano in nuove cure impensabili solo fino a pochi anni fa…
Ma quando l’opera di un grande uomo, di un visionario, non ha nessun altro scopo riconoscibile se non quello di trasmetterci una emozione, allora siamo di fronte a un’opera d’arte, e quell’uomo è un artista.
Elon Musk lo è, e non sa neanche di esserlo.
Pensate, si crede un ingegnere.
Un ingegnere che si è solo eretto di fronte alle multinazionali del mercato automobilistico, realizzando ciò che nessuna di loro aveva avuto il coraggio di realizzare.
Perché non si poteva.
Perché non conveniva.
Perché non poteva funzionare.
Eppure lui ha potuto fare la Tesla.
E ha fatto milioni, vendendo la Tesla.
E la Tesla funziona.
Un ingegnere che si è eretto di fronte alla NASA, che aveva gettato la spugna dell’esplorazione spaziale, e a tutte le altre agenzie, governative o meno, che si occupano di spazio, dimostrando che un semplice privato può fare, in pochi anni, tutto ciò che fanno, con grande affanno, i governi di molte nazioni collaboranti tra loro.
E dopo aver realizzato queste due imprese, ciascuna delle quali meriterebbe da sola un posto nella storia, ha compiuto il suo capolavoro.
Ha realizzato un vettore come mai se ne erano più visti dai tempi dell’Apollo, e l’ha lanciato.
Un lancio di prova, che aveva bisogno di un carico.
Avrebbe potuto metterci del piombo.
Avrebbe potuto metterci un array di strumentazione, per sfruttare il lancio in maniera scientifica, anche se rischiava di perderla.
Ma non l’ha fatto.
Ha caricato il razzo con… i sogni.
L’altro suo sogno, la Tesla.
Un manichino con la tuta, a rappresentare il sogno dell’uomo che va verso marte.
Nel bagagliaio, una intera collezione di libri di fantascienza.: La Fondazione, Star Wars, Guida Galattica…
Con la scritta “Don’t Panic” sul display dell’autoradio, dalla quale esconio le note di Space Oddity
E ora noi possiamo emozionarci guardando, in diretta, quel simulacro di uomo che viaggia verso Marte, guidando una Tesla, col gomito sinistro appoggiato allo sportello, come un qualsiasi ragazzo che se ne vada a spasso in auto, in un caldo sabato sera d’estate, ascoltando David Bowie, cercando una bella ragazza da rimorchiare. Magari marziana.
Se non è un’opera d’arte questa, allora ditemi cosa lo è.