LIVE: Phoenix arriva su Marte

Phoenix - Sol 124.

Vediamo in dettaglio quello che è stato rilevato dal Lidar di bordo fin dal Sol 99.
Il diagramma che vedete qui evidenzia il grafico dei corpi nuvolosi con la loro quota mentre si evolvono nel mattino marziano.
Il Lidar punta esattamente allo zenith e quindi questa è la situazione presente sopra al lander (altitudine asse verticale - ordinate) nel passare del tempo (orizzontale – ascisse).
Col passare delle ore la coltre di nubi tende a diradarsi e crescere in altezza, ma ad un certo punto si notano delle striature che scendono verso il basso (segnate Fall Streaks sul grafico): ecco, quella è la neve. Poi i venti intorno ai 3 km di quota hanno disperso e fatto sublimare i cristalli, ma per un certo tratto ha nevicato…
Gli scienziati sono inoltre in grado di determinare che quella neve è di ghiaccio d’acqua e non di anidride carbonica, in quanto la temperatura è ancora troppo “mite” per la formazione di neve di CO2.

Infine un autoritratto di Phoenix: il Surface Stereo Imager è stato immortalato in questo curioso e suggestivo controluce dalla fotocamera del braccio robotico.
Ora sappiamo che faccia ha Phoenix!

Immagini: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/Canadian Space Agency

Magari Phoenix potesse rientrare sulla Terra portandosi dietro un bel po’ di sassi marziani! :roll_eyes:

Magari Phoenix potesse rientrare sulla Terra portandosi dietro un bel po’ di sassi marziani!

Phoenix – Sol 125.

Una nota curiosa: MarsPhoenix ha vinto 3 premi nel concorso di Twitter.
Le 3 categorie sono “Breaking News”, “Informative Tweet” e “Smartest Tweet”.
I premi in palio erano 12 e consistono in una targa commemorativa che sancisce la vittoria nella categoria corrispondente grazie ai voti degli utenti di Twitter.
L’organizzazione ha ovviamente chiesto un indirizzo postale a cui spedire il premio.
La risposta di Phoenix è stata questa: “Mi chiedo se Twitter possa permettersi l’affrancatura per spedirmele. E devo decidere su quale parete appenderle…”

Il lavoro sta intanto continuando. In foto il braccio robotico ha inserito un nuovo campione nel microscopio ottico. A giudicare dalla quantità di residui bianchi nella pala, si direbbe che è un campione molto ricco di ghiaccio. Non è però specificato se proviene dal substrato ghiacciato o se è lo strato superficiale di brina.

Una curiosità, è più entrato in funzione il microfono che dovrebbe sentire i rumori dell’atmosfera di Marte e se si c’è un link che consenta di ascoltare questi rumori?

Non ancora.

Paolo Amoroso

Una domanda idiota vedendo l’ultima foto postata… ma non erano state fatte prove a terra della pala che svuota il contenuto nell’apposito contenitore? No perché mi pare di vedere che il terreno è stato sparso ovunque sulla sonda e questo potrebbe creare dei problemi al suo funzionamento… :thinking:

Purtroppo il terreno usato per le prove a Terra era meno “appiccicaticcio” di quello poi trovato su Marte.
Quindi per farlo scendere si è obbligati a scuotere il braccio e la pala.
Comunque le sovrastrutture della sonda non dovrebbero risentirne, se non per eventuali residui di un campione che potrebbero entrare nel forno sbagliato all’apertura, ma questo solo per il TEGA.

Phoenix – Sol 126-132.

Mentre l’autunno si avvicina sulla pianura settentrionale di Marte, Phoenix è impegnata a scavare nel suolo del paneta rosso e a inserire i campioni negli strumenti che ha a bordo.
Durante le ultime due settimane, il braccio robotico lungo quasi 2,40 metri ha spostato di circa 40 centimetri una roccia soprannominata “Headless”. Ha poi raccolto un campione di terreno che stava sotto quella pietra e l’ha inserito in entrambi i microscopi di bordo, quello ottico e quello a scansione.
Gli scienziati stanno conducendo le analisi di questi campioni (chiamati “Galloping Hessian”) e l’attenzione è alta perché potrebbe essere presente un’alta concentrazione di sali.
“Quando l’acqua evapora negli ambienti artici o desertici terrestri, lascia dietro di sé i sali che possono essere trovati sotto o intorno alle rocce”, ha detto Diana Blaney scienziata del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “È per quello che vogliamo studiare la zona sotto il sasso, per vedere se c’è un’alta concentrazione di sali”.
Altri scavi sono in corso. Gli scienziati vogliono analizzare uno strato ghiacciato duro presente sotto la superficie e scavare fino al substrato gelato al disotto della roccia per avere indizi sui processi che modificano il ghiaccio stesso.
Così il braccio robotico ha approfondito uno scavo soprannominato “La Mancha” per cercare di vedere quanto è profondo lo strato ghiacciato. Il team di Terra prevede di effettuare uno scavo di traverso su alcuni degli scavi esistenti, sperando di rivelare una sezione trasversale, il profilo, dello strato ghiacciato.
“Ci piacerebbe vedere come varia il ‘tavolo’ di ghiaccio intorno alla zona di lavoro in base alle differenti topografie e al variare delle caratteristiche superficiali, come rocce e terreni diversi”, ha detto Mike Mellon della University of Colorado di Boulder. “Speriamo di capire meglio come la profondità del ghiaccio sia controllata dai processi fisici e vedendo come varia questa profondità potremo comprendere da dove proviene il ghiaccio”.
Durante il Sol 128 il braccio robotico ha eseguito un nuovo prelievo dallo scavo “Snow White” e lo ha inserito in uno dei forni del TEGA per la successiva cottura.

La missione Phoenix, inizialmente prevista su una durata di tre mesi, è ora nel suo quinto mese e mentre l’autunno si avvicina la stazione meteorologica rileva una nuvolosità diffusa e le temperature stanno scendendo in conseguenza della luce diurna in diminuzione.
In conclusione Phoenix affronta una diminuzione nell’energia solare disponibile proporzionalmente alla discesa del Sole verso l’orizzonte.
Gli ingegneri sperano che queste perdite di potenza possano essere contenute nelle prossime settimane, ma con l’avanzare delle tenebre vedremo Phoenix trasformarsi prima in una semplice stazione meteo ed infine interrompere tutte le attività entro la fine dell’anno.

In figura 4 degli 8 fornetti per l’analisi del terreno ormai tutti aperti.

Phoenix – Sol 133 e 134.

A causa della diminuzione dell’irraggiamento solare, Phoenix dovrà interrompere l’uso del braccio robotico entro fine ottobre e quindi il tempo inizia a scarseggiare.

Per quanto riguarda la sopravvivenza di Phoenix all’inverno marziano, è stata fatta la domanda diretta a Barry Goldstein, Project Manager della sonda presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
“Sarei felicissimo di sentire una trasmissione da Phoenix dopo l’inverno, ma lo trovo molto, molto improbabile”, ha detto Goldstein.
E il motivo è semplice: la sonda attraverserà delle condizioni climatiche molto più estreme di quelle per cui è stata progettata.
La formazione del ghiaccio di anidride carbonica è uno dei problemi. “Durante i collaudi a Terra mi sono sempre opposto alla prova di resistenza da copertura con ghiaccio di CO2”, ha aggiunto Goldstein. E questo perché non si sarebbe potuta modificare la sonda per resistere a quella prova.
Non c’è comunque bisogno di rimanere sepolto nel ghiaccio secco per rischiare di non riavviarsi, infatti la sonda ha molti riscaldatori a bordo che sono stati utilizzati anche in piena estate. “Le schede elettroniche di bordo di Phoenix sono ottimizzate per funzionare al meglio intorno ai -40°C e quindi temperature notturne estive di -70°C necessitano già di riscaldamento”.
Continua Goldstein: “Normalmente i componenti, così come i circuiti stampati reggono fino a temperature comprese fra i -100 e i -125°C oltre le quali inizia il processo di vetrificazione. Questo fenomeno è simile ad un oggetto di gomma che, una volta congelato, diventa duro e fragile come vetro, ma contemporaneamente inizia a fessurarsi e a spaccarsi”.
“Se i componenti elettronici di Phoenix inizieranno a spaccarsi, sarà molto improbabile che la sonda riprenda a funzionare, anche se e quando i pannelli solari ricominceranno a produrre energia”, ha concluso Goldstein.
“Le temperature a cui andrà incontro Phoenix senza alcun riscaldatore sono ben difficili da immaginare! È una fantastica missione, ma ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla sua fine”.

Nella prima foto, ripresa dal Surface Stereo Imager nel Sol 131, si intravede il riflesso azzurrognolo della brina mattutina che è presente praticamente ovunque, a perdita d’occhio. E col passare dei Sol sarà costantemente in aumento.

Nella seconda foto è ripreso l’illuminatore a led montato sulla pala del braccio robotico.

Dal libro della legge di Murphy: prima di fare un test, chiediti cosa farai nel caso l’esito sia positivo e nel caso l’esito sia negativo. Se la risposta è la stessa, non fare il test. :stuck_out_tongue_winking_eye:

ma i suoni del vento marziano?? :frowning: temo non li avemo :frowning:

Phoenix – Sol 135, 136 e 137.

Durante l’ultimo fine settimana, Phoenix ha superato con successo una tempesta di polvere che ha temporaneamente diminuito la potenza generata dai pannelli solari ed ora il team scientifico ha ripreso gli studi della pianura che circonda la sonda.
L’incremento dell’opacità atmosferica provocato dalla tempesta ha diminuito la produzione energetica di bordo e di conseguenza il team di Terra ha dovuto interrompere quasi completamente le attività scientifiche nei Sol 135 e 136 della missione, compreso la raccolta di dati dagli strumenti e laboratori di bordo.
La tempesta di 37’000 chilometri quadrati si è spostata da ovest a est e si è indebolita parecchio prima di raggiungere il lander. Questa debole tempesta ha quindi lasciato Phoenix in condizioni decisamente migliori di quello che si temeva ed ora la sonda sta sfruttando appieno l’energia disponibile per analizzare campioni, raccogliere dati atmosferici e proseguire tutte le attività che l’inverno renderà impossibili.
“L’energia sta diventando un problema” ha aggiunto Ray Arvidson della Washington University di St. Louis, “Ed è indispensabile che tutte le attività vengano pianificate con cura”.
Il team di Phoenix ha seguito l’evoluzione della tempesta di polvere durante l’ultima settimana per mezzo di immagini riprese dal Mars Color Imager del Mars Reconnaissance Orbiter. I tecnici responsabili dell’Imager hanno stimato che dopo il passaggio della tempesta, la polvere in sospensione nell’atmosfera tenderà a depositarsi completamente nel giro di una settimana.
Questa tempesta è una prima avvisaglia del clima a cui Phoenix andrà incontro nei prossimi mesi e sarà un aumento continuo di tempeste, brine mattutine e nubi di vapore acqueo.
“Puntiamo comunque a raccogliere ancora molte informazioni sul comportamento del clima in questa stagione di transizione verso il gelido e buio inverno” ha concluso Arvidson.

Nell’immagine si vede molto bene la calotta polare che sta rapidamente crescendo di dimensioni e sono evidenziate le posizioni di Phoenix e della tempesta che l’ha appena superata, spostandosi, rispetto alla calotta polare stessa, in direzione antioraria.

Ancora nessuna notizia dal microfono…

Peccato! :disappointed:

Ma quindi… ammettendo che l’elettronica di bordo regga all’inverno una volta che il Sole colpirà nuovamente i pannelli solari questi potrebbero ridare energia alla sonda e questa potrebbe “risvegliarsi”…?
Voglio dire non è che la sonda una volta che si spegne per mancanza di energia non ha più possibilità di riavviarsi… quindi una “piccolissima” speranza che Phoenix sopravviva all’inverno marziano c’e’? :thinking:

Bisogna vedere che temperature raggiungerà e sarà in grado di sopportare l’elettronica, il freddo può danneggiarla irrimediabilmente.

Si, certo… ma quello che intendevo io è che non è come quando stacco la spina dal mio PC… se rimetto la spina il PC non si riavvia comunque fino a che non premo il tasto di start… :confused: Scusa il paragone terra-marte (non ho resistito al gioco di parole… :stuck_out_tongue_winking_eye:) ma era per farmi capire…

C’è il “Lazarus mode”.
Se il computer di bordo è funzionante si riavvierà appena l’energia sarà sufficiente.
E’ come se il tuo PC avesse un UPS che quando si sente carico dà l’impulso per l’accensione. :wink:

Ok Monzi! Grazie per la risposta! :wink:
Certo che però se abbiamo le stesse probabilità di “Lazzaro”… :skull: