LIVE: Phoenix arriva su Marte

Ci vuole un mega TT “lazzarus mode”!!! :sunglasses:

Phoenix – Sol 138, 139 e 140.

Il braccio robotico ha inserito con successo un campione nel forno numero sei del Thermal and Evolved-Gas Analyzer (TEGA) durante il Sol 137.
Il caricamento del forno sei è un “giro regaloâ€Â per Phoenix, dato che gli obiettivi di missione erano di riuscire a caricare ed analizzare almeno tre degli otto forni. Ad oggi sono state raddoppiate le richieste minime, con 6 forni utilizzati.
I piccoli forni del TEGA scaldano i campioni a circa 1000°C per “annusareâ€Â gli elementi e le sostanze man mano che evaporano. Le analisi dei dati raccolti proseguiranno nei prossimi mesi, dopo che la sonda avrà terminato il suo lavoro.
Intanto il Sole si alza sempre meno dall’orizzonte e in questa tarda estate marziana l’energia comincia a diventare preziosa.
“Il nostro team sta lavorando al massimo per poter utilizzare tutta l’energia ancora a disposizione”, ha detto William Boynton della University of Arizona di Tucson. “Ogni volta che riempiamo un forno abbiamo la possibilità di conoscere qualcosa in pi๠della geochimica di Marteâ€Â.

Dalla stazione meteo non arrivano informazioni di rilievo, se non dal sistema di rilevazione della velocità e direzione del vento. Durante il Sol 136 il vento era abbastanza costante da ovest a circa 25 km/h, ma durante il pomeriggio si è verificato un repentino cambiamento che è durato pochi secondi: una raffica da sud a 40 km/h. L’ipotesi pi๠probabile è che un mulinello (dust devil) sia passato sopra Phoenix.
Non possono provocare danni e se tutto va bene potrebbe anche aver dato una pulita ai pannelli solari!

Per il microfono si deciderà la settimana prossima se e come utilizzarlo. Fa parte del sistema di ripresa della discesa, che doveva registrare le ultime fasi dell’ingresso atmosferico – sia in video che audio – ma era stato lasciato spento per evitare di interferire con le complesse operazioni dell’atterraggio. Data la leggera atmosfera marziana è difficile capire cosa riuscirà a sentire…

Nell’immagine si vedono quattro degli otto forni del TEGA, numerati, da sinistra a destra come 7, 6, 5 e 4. Questa fotografia è stata ripresa durante il Sol 138 alle 15:03 ora locale, dopo che il braccio robotico ha caricato con il campione il forno numero sei.

Nell’allegato un’animazione GIF composta da 50 immagini riprese durante il Sol 136 dalla Surface Stereo Imager ad un intervallo di 50 secondi una dall’altra e mostra la quantità di mulinelli che si formano nei dintorni di Phoenix. Si sta ancora calcolando la distanza di questi “dust devilâ€Â dal lander, ma dovrebbe attestarsi fra 1 e 2 km.

Monzi, mi dice che lo .zip è corrotto. Problema solo mio?

Evidentemente il bug del motore del forum colpisce ancora…

Provo a sentire Marco e vi facciamo sapere.
Intanto aggiungo l’immagine che avevo preparato per il mio blog, che è un montaggio di 4 fotogrammi che mostrano 1 dust devil che si sposta…

Anche mio!
“La cartella compressa non è valida o è danneggiata”
Stesso problema che ho avuto anche io inserendo una animazione (Messenger), sia in formato zip che gif.

Stesso problema!

Il file allegato non funzionante è stato rimosso.
Ora è a vostra disposizione nella “Monzi’s Library” della sezione Download.
http://www.forumastronautico.it/index.php?action=downloads;sa=view;id=108

Non riesco comunque ad aprirlo.Mi dà file danneggiato

Marco ti arrabbi molto se ti dico che non mi funziona lo stesso? :skull:

E perchè mai?
Che sfiga però… Aspettate e vi dico quando ricontrollare…

Phoenix – Sol 141-144.

Phoenix ha terminato la raccolta dei campioni. Ora inizia l’analisi nelle ultime celle dei laboratori di bordo riempite con il terreno.
Ora sarà una corsa contro il tempo per sfruttare l’energia disponibile, ma in continua diminuzione, per completare tutte le procedure di rilevazioni dei dati dai campioni stessi.
Intanto il braccio robotico approfondisce gli scavi “Upper Cupboard” e “Stone Soup” per fotografare in dettaglio la stratigrafia e creare mappe geologiche della distribuzione dei ghiacci.
“Fondamentalmente stiamo cercando di comprendere la profondità e l’estensione delle ‘piastre’ di ghiaccio per definire come il clima e la geologia guidano la loro formazione”, ha detto Diana Blaney del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
Nei prossimi giorni, ingegneri e scienziati hanno intenzione di spostare una parte in eccesso di materiale ammucchiato su uno degli imbuti di carico delle celle del Wet Chemistry Laboratory, per eseguire una ulteriore analisi con il microscopio ottico e si tenterà anche di rilevare un modello digitale tridimensionale di una delle rocce presenti vicino al lander, chiamata “Sandman”. Quest’ultima rilevazione sarà eseguita con la fotocamera del braccio robotico.

In foto la sovrastruttura della sonda con gli strumenti scientifici, in alto si vede il terriccio accumulato dal braccio robotico ed il velo di polvere che si è già depositato su Phoenix.

Phoenix Mars Mission Vince l’edizione 2008 del Wernher Von Braun Astronautics Engineer Award.

Barry Goldstein del Jet Propulsion Laboratory ha accettato a nome del team di Phoenix, il ventesimo premio annuale dedicato al genio di Von Braun consegnatogli al Davidson Center for Space Exploration nel Marshall Space Flight Center ad Huntsville, in Alabama.
Questo evento rende onore alla memoria di von Braun, uno dei più importanti progettisti di razzi e padre dell’esplorazione spaziale dagli anni ‘30 agli anni ’70. La delegazione di Huntsville del National Space Club, che sponsorizza la manifestazione, assegna il premio ai singoli o gruppi che hanno dato un contributo significativo all’esplorazione spaziale e al primato americano in missilistica ed astronautica.
“È giusto che il manager del progetto Phoenix, Barry Goldstein, riceva il premio in nome del suo team”, ha detto Peter Smith dell’UA Lunar and Planetary Laboratory, appartenente al team di Phoenix. “Barry rappresenta il gruppo di ingegneri aerospaziali che hanno dimostrato la loro eccellenza nella missione fin dal viaggio verso Marte ed anche dopo, una volta che la sonda era giunta a destinazione”.
“Questo premio testimonia che il nostro gruppo ha realmente raggiunto gli ideali di Von Braun”, ha aggiunto Smith. “Ed è grazie al fatto che von Braun ha voluto proseguire nel suo lavoro sulla missilistica che gli uomini sono scesi sulla Luna con la prospettiva di giungere un giorno su Marte”.
Il Phoenix Mars Lander ha raggiunto le pianure settentrionali di Marte il 25 maggio 2008 dove ha studiato la zona artica del Pianeta Rosso per trovare:

  • evidenze della presenza di acqua liquida nel passato,
  • verifica delle condizioni di abitabilità,
  • rilievo del clima e dell’atmosfera attuale.
    I laboratori e la strumentazione di bordo hanno testato e analizzato il suolo marziano e il ghiaccio, per scoprirne le proprietà chimiche e minerali. I sistemi fotografici di bordo hanno inoltre inviato a Terra oltre 25’000 fotografie della superficie.

All’inizio di questo mese la Missione Phoenix è stata la destinataria del 2008 Popular Mechanics Breakthrough Award per l’innovazione e nel 2007 aveva già vinto l’Arizona Governor’s Innovation Award premio per cui è già finalista anche quest’anno.

Nella foto il premio.

Phoenix - Sol 145-146.

Situazione Meteo del Sol 146.
Cielo soleggiato con nubi sottili.
Temperatura max. -40°C.
Temperatura min. -90°C.
Pressione atmosferica 7,38 mBar.

Phoenix - Sol 147-151.

Per Phoenix iniziano le sfide per la sopravvivenza.
Gli ingegneri a Terra tenteranno di allungare il più possibile la vita della sonda spegnendo progressivamente tutti i componenti meno importanti di bordo.
E iniziano oggi.
Progettato per una vita di 90 giorni, il lander ha superato i 5 mesi di operatività sul suolo marziano. Come previsto, con il progressivo arrivo dell’autunno nell’emisfero settentrionale, i pannelli solari producono sempre meno energia elettrica a causa dell’accorciarsi dei giorni e alla diminuzione dell’altezza massima del Sole sull’orizzonte. Contemporaneamente Phoenix necessita di più energia per il funzionamento dei riscaldatori che permettono alle componenti vitali di resistere all’abbassamento progressivo delle temperature.
“Se non facessimo nulla, arriverebbe prestissimo il momento in cui la domanda energetica giornaliera a bordo supera quella generata in un Sol”, ha detto Barry Goldstein, manager del progetto Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Spegnendo invece alcuni determinati riscaldatori ed alcuni strumenti, potremo estendere la vita della sonda di diverse settimane e contemporaneamente proseguire con alcuni esperimenti”.
Durante le prossime settimane verranno spenti quattro riscaldatori di sopravvivenza, uno per volta, con l’obiettivo di risparmiare potenza. I riscaldatori servono a mantenere l’elettronica entro limiti di temperatura accettabili e man mano che verranno disattivati, registreremo l’interruzione dell’attività di alcuni strumenti. L’energia risparmiata permetterà però di alimentare la fotocamera e la stazione meteorologica, in modo da prolungarne al massimo il loro funzionamento.

È stato inviato il comando per disabilitare il primo riscaldatore, quello che protegge il braccio robotico, la corrispondente fotocamera e il Thermal and Evolved-Gas Analyzer (il TEGA), lo strumento che analizzava il terreno in piccoli forni per studiarne la composizione per mezzo dei gas che ne scaturivano ad alte temperature. Lo spegnimento di questo riscaldatore risparmierà 250Wh per Sol.
Il team di Phoenix ha parcheggiato il braccio robotico in un punto rappresentativo del suolo e non verrà più raccolto alcun campione di materiale.
Il Thermal and Electrical-Conductivity Probe (TECP), la sonda di conduttività, è stata lasciata inserita nel terreno e continuerà ad inviare i dati di temperatura, umidità e conduttività per diverse settimane, dato che non necessita di un riscaldatore.
Durante la missione il braccio robotico ha scavato e raschiato con successo il suolo marziano e lo ha inserito nei laboratori di bordo.
“Spegniamo questo cavallo di battaglia con la consapevolezza che ha superato di gran lunga le nostre aspettative compiendo tutti i lavori che gli sono stati chiesti”, ha detto Ray Arvidson professore della Washington University di St. Louis.
Quando i livelli di potenza necessiteranno di ulteriori azioni, gli ingegneri al controllo missione spegneranno un secondo riscaldatore, quello che controlla le unità pirotecniche di innesco. Queste unità non sono più state utilizzate dall’atterraggio e il loro spegnimento aggiungerà dai quattro ai cinque giorni all’attività del lander.
Il terzo riscaldatore spento sarà quello della Surface Stereo Imager, la fotocamera principale, e la suite meteorologica. L’elettronica che gestisce la stazione meteo dovrebbe sviluppare autonomamente una sufficiente quantità di calore da permettere la prosecuzione dei lavori.
Infine, quando i tecnici spegneranno il quarto riscaldatore, sarà quello dello scafo e delle batterie.
“A quel punto Phoenix sarà alla mercé di Marte”, ha detto Chris Lewicki del JPL, capo manager di missione.

Gli ingegneri si stanno anche preparando per la congiunzione eliaca, quando il Sole si troverà esattamente fra Marte e la Terra. Fra il 28 novembre ed il 13 dicembre Marte e il Sole si troveranno entro 2 gradi angolari di distanza (nella visuale da Terra) e questo renderà impossibili le comunicazioni. L’invio dei dati proseguirà però su Mars Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter.
Per ora i controllori di missione non sanno ancora prevedere se il quarto riscaldatore verrà spento prima o dopo il black-out.

Nell’immagine la sonda di conduttività nella sua posizione finale.

Spettacolare immagine 3D della trincea scavata da Phoenix.
In alto a sinistra, lo scavo chiamato “Dodo-Goldilocks”, di circa 38 centimetri di lunghezza e 4 cm di profondità .
Sulla destra, lo scavo denominato “Upper Cupboard”, di circa 60 centimetri di lunghezza e 3 centimetri di profondità .
Lo scavo nella metà inferiore si chiama “Stone Soup”.

Phoenix – Sol 152.

Alcune domande dirette a Phoenix (su Twitter) hanno avuto risposte molto chiare.
Per esempio l’eventuale uso di generatori RTG (Radioisotope Thermoelectric Generators) al posto dei pannelli solari avrebbe certamente permesso alla sonda una maggiore resistenza all’inverno marziano, ma avrebbe fatto lievitare enormemente i costi.
E anche per quanto riguarda il microfono, può ancora essere attivato grazie al suo consumo energetico irrisorio e all’assenza di un riscaldatore dedicato a causa della non necessità di proteggerlo dalle basse temperature.

Intanto le temperature minime continuano a scendere toccando i -95°C.

Phoenix – Sol 153.

Phoenix è entrato in safe-mode ieri a causa del peggioramento delle condizioni meteorologiche. Una repentina diminuzione di potenza disponibile ed un aumento dell’assorbimento hanno causato un errore che è sfociato in una commutazione sul “Side B” dell’elettronica di comando e allo spegnimento di una delle due batterie di bordo.

Durante il safe-mode il lander interrompe tutte le attività non critiche e attende istruzioni dal Controllo Missione. In poche ore è stato capito il problema da parte degli ingegneri al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena e dalla Lockheed Martin di Denver ed è stato inviato il comando di riavvio al caricamento delle batterie.
Si presume che non si sia persa energia utile.

Le condizioni meteo nella zona dell’atterraggio stanno peggiorando sensibilmente e le temperature notturne scendono fino a -96°C, mentre quelle diurne salgono solo fino a -45°C, le più basse riscontrate finora durante la missione. Inoltre una leggera tempesta di sabbia sta imperversando e con l’apporto di una nuvolosità dovuta a nubi di ghiaccio d’acqua, la capacità di generare energia dalla luce solare si sta riducendo molto rapidamente. Le basse temperature hanno causato l’accensione per la prima volta dei riscaldatori delle batterie ed a quel punto è successo il fattaccio.
Le attività scientifiche resteranno sospese nei prossimi giorni per permettere agli accumulatori di ricaricarsi e conservare potenza. Le normali operazioni potrebbero riprendere nel fine settimana.

“Siamo in un momento critico per Phoenix”, ha detto Barry Goldstein manager del progetto al JPL. “Siamo ai tempi supplementari della missione estesa e abbiamo la consapevolezza che la fine potrebbe giungere in qualsiasi istante. Il team di ingegneri sta facendo tutto quello che è in loro potere per mantenere la sonda in vita e raccogliere altri dati, ma a questo punto la sopravvivenza dipende da fattori al di fuori del nostro controllo, come le condizioni meteorologiche”.
L’abilità di comunicare con il veicolo non ha avuto conseguenze, anche se il team ha deciso di cancellare la sessione di invio dati della mattina del Sol 153 per conservare la maggior quantità possibile di energia.

Per quanto riguarda la previsione di spegnimento dei riscaldatori di bordo, è stato deciso di spegnere anche il secondo elemento nella lista. Dopo il riscaldatore del braccio robotico (e del TEGA) è stato spento anche quello delle unità d’innesco pirotecnico, in anticipo sul programma, ma ormai indispensabile a causa del precipitare della situazione.
Rimangono ancora riscaldate la Surface Stereo Imager e la stazione meteo, oltre alle batterie.

Phoenix ci sta lasciando… :cry: Mi sembra di essere al capezzale di un caro amico…

Era previsto, però dispiace :disappointed:

Phoenix – Sol 154.

Giovedì, 30 Ottobre 2008

Pasadena, California. - Phoenix Mars Lander la cui produzione energetica fotovoltaica è in continua diminuzione a causa di una tempesta di sabbia, non ha risposto alle chiamate del 29 ottobre sera e del 30 mattina.

Il controllo missione sta supponendo che la sonda abbia attivato il comportamento precauzionale che attiva i trasmettitori per sole 2 ore giornaliere per comunicare con gli orbiter. Se fosse successo questo il ciclo veglia-sonno si sarebbe attivato nel momento in cui le batterie sono scese sotto la soglia minima di funzionamento.
“Ci stiamo coordinando con i team di controllo degli orbiter per inviare a Phoenix delle chiamate il più frequentemente possibile per riuscire ad azzeccare il momento in cui sarà sveglio per rispondere”, ha detto Barry Goldstein manager del progetto al Jet Propulsion Laboratory. “Se riusciamo a ristabilire le comunicazioni possiamo riportare il veicolo in condizione di riprendere il suo lavoro scientifico. Comunque per ben che vada ci vorrà almeno una settimana di lavoro”.
Entrambi gli orbiter, Mars Reconnaissance Orbiter e Mars Odyssey, hanno il team di ingegneri che li controllano proprio al JPL ed alla Lockheed Martin Space Systems di Denver, dove si trovano anche quelli di Phoenix, cosa che facilita il coordinamento per queste procedure.
Attualmente il Sole è al disotto dell’orizzonte per 7 ore a notte e comunque non sale più molto nel cielo marziano.

Ecco l’ultima serie di dati meteorologici ricevuti.
Marte, altopiano artico, Sol 151.
Temperatura massima -45°C.
Temperatura minima -96°C.
Cielo scuro con tempeste di sabbia.