LROC risolve un enigma lunare vecchio di 40 anni

Furono 3 le missioni sovietiche che negli anni settanta riuscirono a raccogliere campioni lunari e a riportarli a terra (Luna 16, 20 e 24). Luna 24 si posò nel Mare delle Crisi nell’agosto del 1976, per completare la missione della sonda designata con il numero 23, che era atterrata quasi due anni prima a soli 2 chilometri di distanza.
La zona e’ pianeggiante, con scarsi rilievi e numerosi crateri secondari, forse generati dall’impatto che originò il cratere denominato Giordano Bruno. Luna 24 si posò proprio nei pressi di uno dei secondari, ma la sua posizione precisa rimaneva sconosciuta. A causa di ciò, era di fatto impossibile per i geologi collocare esattamente i campioni riportati a terra nel contesto ambientale da cui erano stati prelevati.

Ora, grazie a questa foto scattata da LROC, la camera ad alta risoluzione a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter, è stato possibile risalire con precisione al luogo d’origine dei campioni, nonchè ritrovare Luna 23. Questa sonda si presenta completa dei suoi tre stadi (discesa, ascesa e rientro verso la Terra), in quanto, a causa di una velocità troppo elevata in fase di discesa si rovesciò su un fianco e, come detto, non potè completare la missione, sebbene il contatto con essa fu mantenuto per un certo tempo anche dopo l’impatto.

Poco distante è invece visibile lo stadio di discesa di Luna 24: i piccoli punti bianchi che lo circondano (della dimensione di un pixel) sono parti della coperta termica del modulo inferiore che si staccarono al momento del decollo dello stadio di ascesa. Questi frammenti sono visibili in un raggio di un chilometro dalla parte inferiore di Luna 24, mentre sono del tutto assenti nei pressi di Luna 23, proprio perchè mancò l’accensione di rientro.

Luna 24 riportò a terra circa 170 grammi di materiale, ed i campioni destarono sorpresa negli studiosi, poichè presentavano caratteristiche differenti da quelle che le conoscenze dell’epoca del Mare delle Crisi facevano supporre. In particolare, il contenuto di titanio e la durata della esposizione dei frammenti alla superficie risultavano ingiustificati. Ora che conosciamo con esattezza il contesto geologico da cui i campioni vennero raccolti, possiamo trovare una risposta: Luna 24 acquisì dei frammenti da impatto di un cratere di 64 metri di diametro che si trova poco distante. Il cratere aveva portato in superficie elementi provenienti da un flusso lavico sottostante, e che in precedenza non erano stati esposti all’ambiente spaziale. Per questo motivo i campioni di Luna 24 non sono rappresentativi del panorama geologico del Mare delle Crisi, così come possiamo interpretarlo usando l’osservazione remota, bensì dello strato geologico sottostante.

Così, a distanza di quasi 40 anni, il Lunar Reconnaissance Orbiter Camera ha permesso di risolvere un piccolo mistero, tributando un omaggio a queste sue gloriose antenate nell’esplorazione spaziale. Nei giorni scorsi sono inoltre stati individuati i resti dei rover sovietici Lunokhod 1 e Lunokhod 2 e delle sonde Luna 16 e 20 mentre mancano ancora da scoprire Luna 9 e 13.


Interessantissima questa curiosità! Un’altra evidenza di come si possa sempre trovare qualcosa di nuovo e che la ricerca o le osservazioni non sono mai troppe.

Davvero interessante, grazie della news!

Molto interessante, sopratutto tenendo conto del fatto che LRO ha risolto un enigma della storia dell’astronautica vecchio di una quarantina d’anni!