Mars Reconnaissance Orbiter

Acqua e ghiaccio
le sorprese di Marte STA PER ENTRARE IN ORBITA UNA SONDA DELLA NASA CON UN SUPER-RADAR «DOVRA’ AIUTARCI A CAPIRE SE SUL PIANETA ROSSO SI E’ FORMATA LA VITA»

8/3/2006

VENERDI’, dopo sette mesi di viaggio, la sonda americana «Mars Reconnaissance Orbiter» raggiungerà Marte. Una breve accensione del motore rallenterà la corsa della navicella, che sarà catturata dalla gravità del pianeta. L’orbita iniziale - un’ellissi allungata - la porterà a sfiorare gli strati superiori dell’atmosfera. Per effetto dell’attrito, la traiettoria diventerà un po’ alla volta circolare e alla fine il veicolo della Nasa sorvolerà il pianeta a un’altezza tra i 255 e i 320 chilometri. Un procedimento lungo - ci vorranno sei mesi - ma che permette di risparmiare 450 chili di propellente a favore degli strumenti scientifici. A novembre, quando diventerà pienamente operativo, il «Mars Reconnaissance Orbiter» scruterà Marte con «occhi» capaci di vedere nel campo della luce visibile, dell’ultravioletto e anche - grazie al radar italiano «Sharad» - sotto la superficie, alla ricerca dell’acqua. Che è poi l’obiettivo numero uno degli scienziati.
La sonda non sarà sola: ad attenderla in orbita troverà altre navicelle. La più vecchia è «Mars Global Surveyor», lanciata dalla Nasa quasi 10 anni fa e ancora in funzione. Ad essa si è aggiunta, nel 2001, «Mars Odyssey», mentre a Natale 2003 è arrivata la navicella europea «Mars Express», la prima dotata di un radar a bassa frequenza - il «Marsis» - capace di scrutare nel terreno. E poi ci sono poi i due robot «Spirit» e «Opportunity». Acciaccati, ma duri a morire, continuano a scorrazzare sulla superficie di Marte, raccogliendo immagini ed esaminando le rocce.
«Ogni missione - spiega Marcello Coradini, astrofisico e responsabile per l’esplorazione del sistema solare dell’Agenzia Spaziale Europea - ci permette di scoprire qualcosa in più. Ed è preziosa per pianificare i passi successivi alla scoperta del pianeta. L’unico che, almeno per un certo periodo, ha avuto condizioni ambientali non troppo diverse da quelle della Terra». Oggi Marte appare come un deserto arido e freddo (la temperatura media è di -60° C, ma di giorno, all’equatore, supera lo zero). L’atmosfera, oltre che irrespirabile (96% di anidride carbonica), è rarefatta. C’è stato un tempo, però, in cui il pianeta doveva essere più caldo, con un’atmosfera densa, e probabilmente solcato da fiumi e laghi. Dice Coradini: «Si sapeva che la geologia marziana mostra tracce evidenti di scorrimento da fluido. Oggi siamo certi: a produrle è stata l’acqua. La conferma è venuta dalla scoperta di un minerale, l’ematite grigia, compiuta dal “Mars Global Surveyor” e quindi confermata da “Mars Express” e dai robot della Nasa. Questi ultimi hanno anche inviato immagini di sferule microscopiche che si formano nei laghi». Ma l’acqua non è scomparsa del tutto. Una certa quantità è ancora presente nel terreno e nelle calotte polari, formate da ghiaccio e da anidride carbonica allo stato solido. «Grazie a “Marsis” - prosegue lo scienziato - “Mars Express” ha scoperto che sotto le calotte c’è acqua allo stato liquido. Le osservazioni del radar richiedono, però, tempi lunghi per essere interpretate e per avere un primo bilancio complessivo dell’acqua su Marte dovremo attendere ancora almeno sei mesi». Intanto, da un altro strumento di «Mars Express», lo spettrometro Pfs, è arrivata la scoperta del metano e della formaldeide: sostanze prodotte da processi chimici legati ancora all’acqua e a un’attività vulcanica recente. Per Coradini, «Marte è un pianeta vivo dal punto di vista geologico. Abbiamo osservato le immagini di fenomeni geotermici, dune che si spostano e poi colate di fango perfino nella caldera del monte Olympus: il vulcano che con i suoi 24 chilometri d’altezza (quasi tre volte l’Everest) è la cima più elevata». Le nuove scoperte pongono nuovi interrogativi. Perché Marte è cambiato? E all’acqua si è accompagnata la comparsa di forme elementari di vita? Una risposta potrebbe arrivare dalla missione dell’Esa «Exomars», prevista nel 2011, che trivellerà il suolo. Saranno proprio le osservazioni del «Mars Reconnaissance Orbiter» a suggerire i punti dove cercare.

da http://www.lastampa.it/