InSight Mission Log

Questo è il tipo di parere che ISAA cerca di scoraggiare, per il quale è più adatto un social o un blog.

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Mi chiedo se tra l’altro il sismometro possa dare un’idea di quello che è successo (magari non sufficiente da prendere decisioni, ma utile nel post-mortem)

Direi proprio di no. Sicuramente registra le vibrazioni indotte dal penetrometro, ma data la sua sensibilità (deve misurare i martemoti veri e propri nonchè quelli generati impatti meteorici e tempeste di vento) è molto probabile che i segnali dovuti alle martellate siano andati in saturazione.

Da capra qual sono, vi chiedo se, nella peggiore delle ipotesi, il martellamento “a vuoto” di hp3 potrebbe essere utile al sismometro per studiare il sottosuolo, almeno locale?

E’ una metafora e non parlavo nello specifico di questa missione ma di un possibile approccio reso possibile dagli sviluppi in corso. Ma penso che si sia capito e che non piacciano questi sviluppi.

Confermo che sono scoraggiato.

Mi contraddico da solo. Si stanno usando i colpi di HP3 per studiare la stratigrafia superficiale del luogo di ammartaggio.

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Aggiungo un particolare. Durante le missioni Apollo, e’ stata usata la stessa tecnica (ovvero di percuotere il terreno) per studiare il suolo lunare. Addirittura nella missione Apollo 17 furono fatte brillare delle cariche esplosive.

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Però se non sbaglio l’esperimento Deep Drill Core perforò il terreno in modo “tradizionale” con una specie di trivella.

Intendi il Heat Flow Experiment? In quel esperimento vennero fatti dei buchi, con il metodo tradizionale, come hai detto, per infilare le sonde dell’esperimento.

Io parlavo del Active Seismic Experiment, in cui c’erano dei strumenti (o cariche esplosive) per martellare il terreno e produrre onde “sismiche” da registrare con i sismografi.

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Giusto, hai ragione! Pensavo ti riferissi al metodo di perforazione del terreno, invece parlavi della possibilità di studiare la composizione del sottosuolo analizzando le onde in seguito all’azione di un percursore!

Sol 329-330: piccoli spostamenti del braccio, per vedere se la talpa sta “in piedi” da sola.
Sembra di sì :slightly_smiling_face:

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Meno male, avevo la forte impressione che tenesse compresso il terreno e che se si fosse sollevata ci sarebbe stato il cedimento completo

ho letto in colpo solo il mucchio di messaggi di questa discussione che mi ero persa… davvero interessanti… :nerd_face::+1:

Anche loro non erano sicuri.

Muoveranno il braccio ancora un po’. Speriamo bene. :crossed_fingers:

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Hanno spostato del tutto la benna

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Quindi hanno iniziato la “fase 2” del programma annunziato qui.

Guardiamo anche noi questo buco con il Sole alto (Sol 332, ore 13.10).

zoomando

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Da persona non competente temo sempre di dire una stupidaggine quando le questioni si fanno più tecniche. Cosa avrei proposto io: la “mano” prende il sensore di Hp3 e lo tiene in verticale. La benna scava un po’ di sabbia in un’altra zona. La mano posiziona il sensore che viene parzialmente sommerso dalla sabbia prelevata dalla benna. Sicuramente gli ingegneri sul forum mi faranno notare di aver scritto delle assurditá :slight_smile: Forse la “mano” potrebbe danneggiare il cavo?

1)Mano e benna sono sullo stesso braccio. Vedo difficile eseguire entrambe le operazioni
2)La mano può reggere il sensore senza che scivoli? Forse sì
3)La mano è stata progettata solo per afferrare gli strumenti da appositi pomelli, come quello che c’è qui in basso a sinistra. La mano riesce ad aprirsi abbastanza da prendere il sensore? Non credo

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Giusto per rasserenare gli animi di tutti in questa discussione: non c’è bisogno di avere “paura” di scrivere. La discussione degenera quando si approccia il discorso in modo arrogante, dando dei “pistola” al team di HP3, oppure giocando la carta del “basterebbe che”.
Non hai fatto nessuna delle due cose, e rispondere a domande poste nel modo giusto aiuta a spiegare a favore di tutti :+1:

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Traduzione (mia) del post di Tilman Spohn.

Ancora sorprese da Marte! Sfortunatamente, abbiamo visto che la talpa si è ritirata dal suolo marziano invece di scendere in profondità come ci aspettavamo. Com’è potuto succedere? Dopotutto, la talpa non ha la retromarcia come l’esemplare che DLR costruì per lo sfortunato lander europeo Beagle II. (In quel caso la sonda era stata progettata come un dispositivo di campionamento che poteve scendere e poi risalire con un campione).

Ma abbiamo già osservato il fenomeno della sonda che “torna indietro”: in laboratorio, operando a pressioni atmosferiche ridotte come su Marte. La pressione atmosferica marziana è solo lo 0,6% di quella terrestre! Alla pressione atmosferica della Terra, se la talpa inizia a rimbalzare e se il rimbalzo non è compensato dall’attrito sulle pareti del foro, la talpa apre rapidamente una cavità al di sotto della punta. La differenza di pressione tra la cavità in espansione e l’atmosfera crea un effetto di aspirazione che aiuta a smorzare il rimbalzo.
La pressione atmosferica su Marte, invece, è così ridotta che l’effetto di aspirazione non gioca un ruolo e non può aiutare la discesa della talpa. Questo è uno dei motivi per cui l’attrito sui fianchi della talpa così importante! È la forza principale per bilanciare il rinculo! Oltre al rinculo, è necessario che si verifichi un collasso del terreno nel foro, in prossimità della punta, per far muovere la talpa.

Quando abbiamo analizzato le immagini del martellamento precedente [a quello incriminato, ndt], abbiamo visto che il movimento in avanti della talpa verso la fine di quella sessione aveva rallentato. Quindi abbiamo adottato una strategia conservativa comandando un numero di colpi di martello inferiore a quanto inizialmente previsto, e una specifica quantità di spinta del braccio e della pala sul terreno.

Personalmente, non avrei mai pensato che la talpa potesse arretrare così tanto nel giro di poche decine di colpi di martello. Pensavo che nel caso peggiore, la talpa non sarebbe penetrata, o sarebbe tornata indietro di poco. Ebbene, operare su Marte non richiede solo tempo. È pieno di sorprese! Le interazioni di bassa pressione atmosferica, bassa gravità, proprietà meccaniche sconosciute della regolite e dinamica della talpa rappresentano una sfida.

E ora che si fa? Innanzitutto, vogliamo essere sicuri che la talpa non si ribalti. Poi vogliamo ispezionare il foro, la cui vista è bloccata dalla pala. Successivamente potremmo tentare un’altra compressione [con la pala, ndt] cercando di riportare la talpa dove era prima del recente martellamento. E ricominciare a farla scavare nel sottosuolo.
Ma dateci un po 'di tempo per pensare!

Resta sintonizzati, non è affatto finita, ma di sicuro la talpa non ci sta rendendo la vita semplice in questi giorni! È bello poter contare su un team eccezionale di JPL e DLR che sta lavorando al problema. Ed è fantastico che la NASA e DLR continuino a supportarci. Dopotutto, il nostro obiettivo è quello di andare molto più in profondità!

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