InSight Mission Log

In questo momento Marte è a 42 minuti di round-trip, per cui deve operare decisamente in automatico.
Sul guaio preferisco non speculare… questa unità carbonio non ha dati a sufficienza per formulare un’ipotesi

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Contavo proprio su qualcuno che sapesse dove recuperare le info sulla distanza adesso… Almeno sul motivo per cui non hanno reagito abbiamo fatto luce.

Ora aspettiamo di capire se hanno trovato un giacimento di gas naturale da usare come propellente per missioni future (scherzo, se a qualcuno venisse il dubbio).

Preceduto di 1 minuto!!

EDIT:
+ 1 minuto per decidere se era il caso di postare o meno + 1 minuto per riformattare il post!!

allora aggiungo una cifra decimale:

  • Marte si trova a 42.7 minuti di round-trip :wink:

e una fonte interesasnte:
https://theskylive.com/mars-info

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Tre minuti, non uno. Cerchiamo di essere precisi, eh? :rofl::rofl::rofl:

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Da quello che si vede dalla sequenza di immagini e le misure della talpa nel link che hai postato, non credo ci sia rimasto più di 20cm nel terreno. Mia impressione, felice di sbagliarmi.

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Primi riscontri da parte di NASA

#savethemole è bella

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ok, da come parlano sembra stessero martellando durante l’inaspettato (ma non troppo a quanto pare) evento.

Sicuri che lavorino in near-real-time? Mi pare di ricordare che caricano le sequenze giornaliere la mattina, e la talpa si avvia durante il suo orario di lavoro, a prescindere da ritardi nelle comunicazioni.

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Ottimo punto. Lo escluderei completamente. :wink:

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Uno studio/articolo molto interessante di Tilman Spohn di cui si consiglia la lettura a chi ha il desiderio di approfondire maggiormente il funzionamento della talpa.

Spohn2018_Article_TheHeatFlowAndPhysicalProperti.pdf (4,2 MB)

Fonte:
Spohn, T., Grott, M., Smrekar, S.E. et al. Space Sci Rev (2018) 214: 96. https://doi.org/10.1007/s11214-018-0531-4
Licenza CC-BY 4.0

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8 messaggi sono stati uniti ad un Argomento esistente: HP3, speculazioni ed ipotesi a manetta ( + totoconcorso ce la farà o non ce la farà?)

Aggiornamento sul sito di InSight. Mentre noi abbiamo già tutte le risposte :wink:, il team si sta interrogando su quanto sia sicuro spostare il braccio robotico per meglio valutare la situazione.

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Ingrandimento di una foto della camera ICC che aiuta a valutare meglio l’inclinazione della talpa a Sol 325. (Meno di quello che sembra dalle immagini della IDC. Io valuterei un’angolo di circa 30° rispetto alla perpendicolare alla superficie, anche se nessuno dei riferimenti visibili è perfettamente dritto e la ripresa grandangolare non aiuta.)

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Nuovo aggiornamento da Spohn. Non ritengono ancora che sia tutto perduto.

What to do next? First, we want to be sure that the Mole will not tip over. Then, we want to inspect the hole it is sitting in, the view of which is blocked by the scoop. We may then do another pinning trying to bring the Mole back to where it was before the recent hammering. And start again to get it to dig below the surface. But give us some time to think!

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Che si fa? Dateci un momento per pensare. :sweat_smile:

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At Earth’s atmospheric pressure, if the Mole starts to rebound and if the rebound is not compensated by friction on the wall, the Mole rapidly opens a cavity below the tip of the Mole. The difference in pressure in the expanding cavity and in the atmosphere creates a suction effect that helps damping the rebound. The atmospheric pressure on Mars, however, is so small that the suction effect does not play a role and cannot really help the Mole.

In altre parole se la talpa tende a rimbalzare indietro si crea momentaneamente un vuoto tra la punta e il fondo del buco. Questo vuoto “risucchia” la talpa verso il basso pero’ sulla Terra questa cosa è molto più efficace che su Marte. Il motivo è che per HP3 il vuoto che si crea nel rimbalzo non è molto più vuoto dell’atmosfera di Marte e quindi la differenza di pressione non aiuta molto a tenere giù la talpa.

Una faccenda a cui non avevo pensato e che probabilmente ha contribuito al misfatto.

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Anche sulla terra quel vuoto causato dal rimbalzo, a intuito non mi sembra così significativo. Mica è uno stantuffo, tanta o poca la pressione che sia, non sarà ermetica l’interfaccia tra la talpa e la sabbia intorno. Non credo che contassero su quello. L’attrito laterale in un buco “stretto” invece della voragine che è successa dovrebbe essere la chiave per prevenire i rimbalzi.

Beh però quella foto mi rincuora sul fatto che la talpa non sembra essere in contatto e perciò non tenuta in posizione dalla benna (del tipo che muovendola cadrebbe o dentro o :scream: fuori).
Ovvio che come hanno detto questo va verificato prima di muoversi.

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Domanda da semplice appassionato alla vicenda: dopo tutti questi tentativi si può parlare di difetto progettuale oppure di sfortuna dovuta alle caratteristiche non previste del terreno?

Il mio parere, del tutto personale, è che si tratti del miglior progetto possibile dati due fattori:

  • le limitazioni al design imposte dal progetto complessivo della missione InSight (massa totale, vari dettagli tecnici della talpa)
  • le conoscenze limitate, basate su osservazioni orbitali, delle caratteristiche del terreno nella zona di atterraggio.

Non va insomma dimenticato che le performance vanno giudicate tenendo sempre presente le condizioni a contorno, e anche che InSight ≠ HP3, cioè HP3 è solo uno degli strumenti della missione.

Fosse stata una missione della quale il penetrometro era lo strumento principale, probabilmente la talpa sarebbe stata dotata della capacità di riposizionarsi nei dintorni della piattaforma di landing; avrebbe avuto una massa maggiore (cioè l’avrebbero fatta più lunga per avere più superficie di attrito) e chissà quali altre caratteristiche atte a farla adattare meglio a condizioni inaspettate [1].

Le cose sono come sono, e quindi attendiamo di vedere cosa tenterà il team dopo la pausa di riflessione che si sono presi per decidere sul da farsi.


  1. Ho partecipato a giugno ad una cena/conferenza con Tilman Spohn, principal investigator di HP3, la cui qualità audio è purtroppo davvero scarsa, nella quale ci sono state raccontate una serie di cose molto interessanti, tra cui alcuni dei compromessi (che ogni missione adotta, per essere chiari) cui si sono dovuti adattare per volare su InSight. Se riuscirò a renderla remotamente ascoltabile la posterò in questo topic. ↩︎

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Il mio parere e’ molto piu’ personale e disinformato del tuo ma:

  • Mettere tutte le uova in un solo paniere, fare una missione che richiede per la preparazione e l’attuazione lustri o decenni e permette un solo tentativo speriamo che sia un paradigma destinato ad essere superato in futuro.

  • Non capisco questa aria di fallimento, a me non sembra che lo sia, hanno fatto un sacco di esperienza e prodotto know how e magari evidenziato anche qualche fenomeno che verra’ analizzato.

Il problema non e’ se al primo passo il bambino che deve imparare a camminare traballa e ricade. Il problema e’ se per altri 10 anni non ci puo’ riprovare.

Personalmente auspico che le mutate condizioni permettano in futuro di pianificare dei programmi che abiitino molti piu’ fallimenti di successo che insegnano qualcosa. E in nessun modo vuole essere una critica a chi ha fatto questo lavoro, anche solo atterrare interi su Marte con una sonda automatizzata lo diamo per scontato ma dati i tempi di trasmissione e le incognite e’ un lavoro incredibile.

E’ solo che da umarell mi chiedo se potremo presto non dico mandare umani (che e’ irrelistico e inoltre rende cercare il “fast fail” impraticabile) ma far si che lo staff abbia a disposizione piu’ cartucce invece che un solo colpo ogni 10 anni. Non e’ una critica, e’ un auspicio, piu’ o meno disinformato.

E faccio notare che di “fast fail” ha parlato Bridenstine, non significa prendere parte in qualche fazione immaginaria, a me pare che sia un concetto che in molti in molte fazioni viene considerato desiderabile. Spaccare roba se domani puoi fare un nuovo tentativo puo’ andare benissimo. Speriamo che il cambio di contesto presto “permetta di permettersi” piu’ tentativi.

Detto questto non servono conoscenze approfondite per tirarsi giu’ il cappello di fronte a chi rende possibile risucire ad operare cosi’ a distanze inimmaginabili e costruisce know how che restera’ per sempre.

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