Il direttore di lancio Mike Leinbach sta pensando di apportare delle modifiche al countdown dello shuttle diminuendo l’holding di 3 ore prima della partenza di 30min. Questo per prevenire la formazione di ghiaccio sull’ET dovuta allo stazionamento per così lungo tempo in rampa dei serbatoi pieni di ossigeno e idrogeno liquidi.
L’holding di 3 ore era stato inserito dopo il disastro del Columbia per poter effettuare le verifiche esterne all’ET, ma si è anche visto che è probabilmente in quel periodo che si formano i blocchi di ghiaccio rilevati nelle ultime missioni, si spera quindi, riducendo il periodo fra il tanking e il lancio di ridurre di conseguenza il rischio di distaccamento di blocchi di schiuma e ghiaccio.
Attualmente ci sono tre “hold” uno a T-3h di tre ore, uno di 10 minuti a T-20m e uno di 40minuti a T-9m.
Il piano sarebbe quello di ridurre il primo holding a 2 ore e 30 minuti, mantenendo inalterata l’ispezione al tank che dura solitamente 2 ore e 20 minuti circa, ed è già stato confermato che la nuova procedura non verrà approvata se non si sarà certi che non influirà sulle probabilità di rinvio (diminuendo i tempi disponibili) e sulle procedure di sicurezza, con gli altri holding che non verranno toccati.
Dal mio pto di vista , questa impercettibile modifica non servirà assolutamente a niente!
Per evitare problemi , bisognerebbe far stazionare il meno possibile lo Shuttle sulla rampa.
Non penso che, questa leggera variazione di tempo, sia necessaria a non far formare il ghiaccio sull’ET.
Il ghiaccio si forma dal momento del tanking alla partenza, e 30min sono una buona percentuale in quest’arco di tempo, certo di più non si potrebbe fare senza eliminare le procedure introdotte nel post-columbia…
Lo Shuttle con l’ET vuoto può rimanere fuori delle settimane senza che si formi ghiaccio e comunque anche nei mesi invernali con il clima come quello della Florida è praticamente impossibile che si formi del ghiaccio sull’orbiter o sull’ET in rampa. Tutta la formazione del ghiaccio si ha dall’inizio del riempimento dei serbatoi, cioè pochissime ore prima del lancio, quello che succede prima ha veramente pochissima importanza sotto questo aspetto.
I problemi di formazione del ghiaccio, oltre quelli da tè citati, possono dipendere anche da condense che si formano al momento del lancio stesso o a causa della rugiada mattutina.
Questa va ha impregnare i fori capillari della struttura e con le basse temperature , dovute al contatto con gli altri strati dell’atmosfera, causano la formazione di ghiaccio che si stacca e precipita verso terra.
Non bisogna dimenticare che la schiuma che ricopre l’ET è porosa , quindi ricca di fori dove l’acqua può entrare e depositarsi facilmente.
Per ovviare a tale pericolo, forse, bisognerebbe tornare a verniciare il serbatoio esterno.
E’ certo che tale soluzione provocherebbe un aggravio di peso però…
Si vero, ma le cause dei distacchi non sono mai state riconducibili a quel fenomeno, avviene certamente ma non è mai stato un periocolo in quanto sono particelle di ghiaccio del tutto innocue.
Non penso che sia giusta la tua osservazione perchè, come si è visto, i problemi con la coibentazione dell’ET si hanno solo in presenza di freddo, quindi acqua o ghiaccio.
Se non sussistono tali condizioni, tutto fila liscio come l’oloi.
A questo punto perchè non utilizzare lo stesso rivestimento che veniva utilizzato sul missile Energhia?
In alcuni vettori Americani ora si fa uso di motori Russi, perchè non utilizzare i materiali che erano stati utilizzati su Buran?
Si certo ma non dipendono ne dal tempo di esposizione all’esterno dell’orbiter ne dalla condensa sulla schiuma, o meglio non dalla condensa formatasi durante il volo. Quello che preoccupa sono i blocchi di ghiaccio che si formano contro la schiuma dall’inizio del tanking fino al lancio, accrescendosi sempre più e diventando via via più pericolosi, è qui il problema gli altri ammesso che si possano formare non saranno mai di dimensioni preoccupanti. Se anche si facesse la superficie liscia al momento della partenza cadrebbero allo stesso modo che cadevano sul Saturn V non risolvendo niente, la soluzione è evitare che si formino, ma rendere l’intera superficie perfettamente liscia e senza punti di accrescimento è impossibile…
E poi non sapremo mai se con il Buran era stato risolto il problema… con lo Shuttle ce ne siamo accorti dopo 100 voli…