Muore a 80 John Llewellyn,l'Astronauta che non sapeva volare.

Ahah bellissimo, non capirmi male, e’ una cosa eccezionale, ma e’ anche strano pensare che la NASA ed i vertici manageriali fossero conniventi con una regola tanto fuori di testa :slight_smile:

Successe un casino.
E’ riportato nel libro di Tom Wolfe,“La stoffa giusta”.
Ai tempi gli Astronauti del Mercury erano considerati eroi nazionali,oltre che (per la stampa,con grande irritazione dei grandi collaudatori di Edwards) i migliori piloti d’America.
E se ne esce Gordon Cooper a dare voce al malcontento nelle file dei 7 (Slayton,Shepard,Grissom,Schirra e lo stesso Cooper,perchè Glenn e Carpenter se ne fregavano) dicendo ai giornalisti che i migliori piloti d’America non pilotavano un bel niente e dovevano volare come passeggeri su aerei di linea.
In realtà volevano l’indennità,che da loro era sentita come un diritto sacrosanto,e volevano farsi qualche voletto.
Così la NASA diede loro un buffetto e gli concesse di volare,prima su aerei prestati dall’USAF e dalla Navy,poi sui T-38,ma Gordon Cooper non venne mai perdonato per questo,neanche dopo i suoi due storici voli.
Unito al fatto che non amava troppo addestrarsi e che a volte si assentava per partecipare a corse automobilistiche,questo “incidente” fece si che a Cooper non fosse più assegnata nessuna missione dopo Gemini 5,ma solo equipaggi di riserva “dead end” (ossia fuori dalla rotazione di volo).

Mettendo da parte per un momento l’orgoglio e le preferenze dei piloti, negli anni '60 c’erano valide ragioni logistiche e pratiche per mettere a disposizione degli astronauti NASA aerei personali per gli spostamenti. In quegli anni gli astronauti partecipavano attivamente allo sviluppo e al checkout dei veicoli spaziali, un’attività della durata di diversi mesi o anni che richiedeva frequenti viaggi verso gli stabilimenti e gli uffici dei numerosi contractor e centri NASA sparsi per tutto il paese.

L’uso di aerei personali invece dei voli di linea, forse nemmeno disponibili nella flessibilità di orari e varietà di destinazioni richieste da questo tipo di viaggi, ha fatto probabilmente risparmiare molto tempo agli stronauti e alla preparazione delle loro missioni. Nel periodo della corsa alla Luna da vincere entro gli anni '60, in cui si lavorava su tre turni 24 ore su 24 in tutto il programma spaziale, non deve essere stato un vantaggio trascurabile.

Oggi gli astronauti passano molto poco tempo con i veicoli che useranno nelle missioni, dell’ordine di 3-4 giorni con le Soyuz e non più di un paio di settimane con lo Shuttle.

amoroso, in quei casi il pilota avrebbe potuto muoversi con un “charter” NASA messo a sua disposizione, adatto anche a spostare ulteriore personale, invece di un aereo “individuae”…

Gli astronauti erano un pò come dei businness men, quindi invece di mettere loro a disposizione un aereo con equipaggio & C., gli si dava un aereo personale. Tanto erano piloti e lo sapevano guidare. Qual’è la differenza se così costano meno? Dovendo saltare da una parte all’altra degli USA, se lo facevano in automobile adesso eravamo ancora lì a guardare le Apollo… con gli aerei di linea ti perdono i bagagli, arrivano in ritardo… poi gli astronauti si erano ritagliati il loro orticello all’interno della NASA, e ne hanno approfittato. Una logica che conosco molto bene perchè lal vivo quotidianamente. Se poi i tuoi capi sono d’accordo…
Tornando in tema, non so volare, ma se la NASA mi paga un corso d’addestramento per fare il brevetto in una scuola militare… per la miseria, ci vado subito.

Siamo in due!

Però rimane sempre una scelta personale e Llewellyn non era di quest’avviso! Anch’io avrei storto il naso su un corso di uncinetto, ma forse avrei ingoiato il rospo…altra cosa è se proprio non ci sei portato e non ti va giù.
Sull’utilità del corso di pilotaggio così estremo non saprei, nel citato libro (La stoffa giusta) si dice abbastanza apertamente che ai tempi c’era parecchia competizione interna fra collaudatori di Edwards e astronauti ed ognuno riteneva di avere la “stoffa giusta”.
Anche questo requisito rientrava secondo me in questi battibecchi, gli astronauti che arrivavano dal mondo militare non volevano che la loro cerchia venisse “sporcata” da pivellini e cercavano in tutti i modi di metterli in difficoltà. Anche nel libro Riding rockets che tratta di un periodo successivo si parla di una certa diffidenza verso gli scienziati puri da parte dei militari e stiamo già parlando di shuttle…

comunque è diverso pilotare un aereo tipo Partenavia P.66C o il Piper PA-32 Saratoga rispetto un jet tipo il T-38

Vero, ma nell’immaginario colletivo ancora oggi gli astronauti pilotano le Soyuz come gli X-Wing di Star Wars. Ai tempi lo spazioplano di Von Braun (vedere il mio avatar) era un bel aeroplanone. Quindi occore saper pilotare. Più ancora con la navetta spaziale ormai tramontata.
Oggi, con Orion e Soyuz, chi “pilota” deve essere brevettato anche se non ci farai mai un looping… Lo spazio è visto come un’estensione del mondo aeronautico, come un tempo lo era l’aeronautica nei confronti dalla nautica. Ma con le future astronavi a vele solari… :slight_smile: … il futuro armstrong marziano dirà alla radio:
Molla a prua!
Serra il pappafico!
Vira tre quarti a babordo
Ammaina il trinchetto!
Getta l’ancora!

Beh, nella SF si parla di “navi” spaziali…

scusa forse non sono stato hiaro nel pensiero, intendevo che si può saper pilotare un aereo da aeroclub, diveso è pur conoscedo il volo, mettersi ai comandi di un jet, tutto è diverso.

come il guidare l’utilitari a mettesi seduti in una monoposto da pista, esperienza che lascia il segno e alla quale si può anche dire non fa per me.

L’ultimo che ha “gettato” l’ancora si è poi trovato senza modo di ancorare… non si GETTA, si CALA! :smiley:
Ah, 'sti spaziomarinai di orbita bassa…

Questo e’ il punto della situazione: il fatto di dover essere piloti non ha concesso a molti scienziati di volare.(*)

Qual'è la differenza se così costano meno?

Non credo che volare da una parte all’altra con un T38 rispetto ad un normale charter NASA costi meno; per quegli aerei qual e’ il rapporto di ore volo/manutenzione? Sarei sorpreso se li si potesse considerare come una macchina, arrivi lo parcheggi, quando hai finito lo riprendi e torni dall’altro capo degli USA…

(*) Io non sto dicendo che sarebbe stata una cosa buona o cattiva far volare gli scienziati.

A leggere “I Ragazzi della Luna” secondo Cunnigham era più o meno come per uno di noi comuni mortali avere un’auto aziendale personale e guidare da una parte all’altra di una città come Roma o Milano. Se pensi che addirittura facevano le gare a chi ci metteva di meno per andare da Houston a Los Angeles. Addirittura al ritorno in certi periodi dell’anno provavano a sfruttare la corrente a getto per non fare la sosta intermedia per il rifornimento carburante e facevano tutto un tiro da Los Angeles a Houston (con conseguenti rischi di arrivo in planata senza carburante).

Esatto Vittorio ma poi quanto doveva stare il T38 in manutenzione dopo il loro volo di poche ore? Lo dico perche’ in passato ho letto che si puo’ acquistare privatamente un MIG per qualche milione di dollari, ma poi i veri costi sono la manutenzione (come ogni aeroplano d’altra parte) dato che per ogni ora di volo ci sono 5 ore di officina.

In ogni caso: wow che vita :slight_smile:

Non è che non fosse di questo avviso,è che non era portato.
Ricordiamoci che non parliamo di un Cesna o di un Piper,ma di un Jet,un addestratore con caratteristiche simili ad un caccia militare.
Come si è giustamente ricordato prima:

Un data point italiano: fra gli allievi ufficiali che iniziano l’Accademia Aeronautica nei ruoli di pilotaggio solo una frazione molto bassa, dell’ordine del 10-20%, completa tutte le fasi dell’addestramento al volo ed entra in servizio come pilota militare.

Ora,se io ho a disposizione dei piloti collaudatori militari,posso anche dargli dei T-38 per velocizzare i loro spostamenti (anche se dubito fortemente sia più economico che mandarli in giro su voli di linea),ma se voglio un buon scienziato come Astronauta posso anche evitare di fargli fare un corso come pilota militare,e permettergli di usare aerei di linea,o trasporti della NASA,o al massimo di farlo volare come passeggero sul sedile posteriore di un T-38.
Oltretutto il tempo impiegato per addestrarlo a pilotare un jet può essere più proficuamente usato per attività concernenti il programma spaziale.

Infatti a bordo ci sono il Comandante ed il pilota.