La NASA continua lo sviluppo di un reattore nucleare a fissione in grado di alimentare un habitat (ad esempio) marziano.
Il reattore è un progetto scalabile, con potenze di uscita da alcuni kW a centinaia di kW o forse MW.
Il reattore è molto compatto, alimentato a uranio arricchito, circondato da un riflettore di neutroni in berillio e moderato con una singola barra di carburo di boro. Il raffteddamento è tramite tubi di calore (heath pipes), che alimentano motori Stirling (forse sei), ognuno con un’uscita nell’ordine del centinaio di W.
Verrà testato sotto vuono nel deserto del Nevada.
Lockheed voleva o quantomeno annunciava di voler sviluppare un reattore a fusione però, uno stellarator se non sbaglio.
La tecnologia per un reattore compatto e le sfide tecniche da affrontare per ottenerla possono senza dubbio portare a risultati e vantaggi importanti in altri campi, però essendo di natura molto pratico non posso fare a meno di domandarmi che senso abbia per la Nasa impegnarsi in questa sfida col budget risicato che ha.
Prima bisogna riuscire a portare sulla superficie qualcosa di più grosso di una tonnellata.
Sì, è molto piccolo per qualunque standard. Il focus è sulla trasportabilità ed affidabilità, praticamente le uniche cose che si muovono sono il motore Stirling con relativo generatore (di cui non si parla) e la singola barra di controllo.
Tanto per dare un’idea delle necessità energetiche di un sistema complesso (e ovviamente difficile da paragonare) un Boeing 787 ha 4 generatori da 250 kVA, e quando alimentato da terra (in rampa) vuole due carrelli generatori da 90 kVA.
Esatto, per quello. Più la ridondanza multipla, ovviamente, e poi ci sono APU (credo 200 kW) e air ram turbine (qualche altra decina di kW).
Non volevo andare tanto OT, volevo solo dire che con 10 kW ci si fa poco, e che 4 reattori da 10 kW sono una cosa appena ragionevole se si deve anche far funzionare qualcosa che estragga O2 dalla CO2 e magari metano dalla medesima, e ne frattempo scaldi la casetta.
Leggo solo ora, fantastico progetto nella sua scalabilità. ma… quale rendimento?
Sapevo che gli Stirling trasformano solo una piccolissima parte dell’energia, sono migliori nel passaggio meccanico → termico
Quello che a casa faccio funzionare con un lumino ad alcool, qualcuno vuole alimentarlo ad uranio
Qui si baratta l’efficienza per l’affidabilità, Paolo. Se anche l’efficienza fosse del 10%, 10 kW elettrici per 100 kW termici, sarebbe già un successo.
Tra l’altro le foto sul sito NASA mi sembrano cambiate, non ricordo di averle viste prima:
Go nuclear! (su Luna e Marte, eh, sulla Terra, secondo me, meglio di no)
Credo sia corretto confrontare KiloPower con le alternative fino ad oggi disponibili.
L’RPS di Cassini (almeno 4 moduli mi pare) era in grado di produrre 120W per 14 anni, modulabile tra 100W e i 120W.
Per il Kilopower si parla di una potenza elettrica modulabile tra gli 1kW e 10kW.
Stando così le cose, il progresso mi sembra straordinario e spalanca davvero le porte ad una base lunare permanente.
Alcune ipotesi prevedevano comunque un avamposto in un cratere ricco di ghiaccio ai poli, le cui creste perennemente illuminate potrebbero ospitare pannelli rotanti.