La foto di UT e’ presa da 50mila km, quella bella di Plutone molto meno.
Per quanto riguarda la luce, penso che dipenda dall’elaborazione delle curve… pero’ sinceramente non so se le camere a bordo possono regolare i tempi di esposizione. Il diaframma a naso non penso ci sia,.
Ne discutevo due giorni fa su fb con Plinio Camaiti, famoso ed esperto astrofilo. Pare che i tempi siano fissi a 0,15 s. Di sicuro non c’è diaframma; al limite si lavora sul guadagno della camera. Ma non credo sia difficile fare una corretta esposizione: la luce incidente è ben nota, l’albedo del corpo è ragionevolemente noto, l’apertura del telescopio lo è perfettamente… un semplice calcolo, e si stabilisce il guadagno corretto per non sovraesporre. La conversione analogico/digitale in queste camere è almeno a 12 bit (tipicamente 14), offrendo così una escursione dinamica di 12 ev (exposition value). In realtà il sensore è limitato dal rumore intrinseco, ma è per spiegare che non è difficile stimare la posa corretta.
L’altro punto è che se abbiamo fatto i conti giusti il passaggio a 3500 km serve a centrare esattamente MU69 nel campo di Lorri, per avere la massima risoluzione possibile. E la messa a fuoco è fissa, a quella distanza (17 milioni di volte l’apertura del telescopio) qualunque soggetto è all’infinito.