Opinioni divergenti in ESA per i contributi ISS e MPCV

Due dei tre più importanti finanziatori per i programmi umani dell’ESA, ovvero Italia e Francia, si sono dichiarati dubbiosi e non favorevoli alla proposta della NASA, per un contributo dell’ESA alla realizzazione del Service Module di Orion, come forma di pagamento per il contributo dell’Agenzia Europea al programma ISS.
Ad oggi e fino al 2017 il contributo dell’ESA al programma ISS è pagato praticamente per intero fornendo supporto alle operazioni della Stazione tramite il cargo automatico ATV, con 5 voli pianificati e 3 ancora da effettuare prima della chiusura del programma, appunto nel 2017. Con l’estensione della vita operativa della ISS fino al 2020 i partner del programma dovranno continuare a finanziare il progetto e l’ESA dovrà contribuire per ulteriori 450 milioni di Euro.
Come metodo di pagamento e come ulteriore “baratto” la NASA aveva proposto un contributo dell’Agenzia Europea al programma Orion/MPCV con la realizzazione del modulo di servizio e propulsivo per la capsula.
Secondo quanto riportato da aviationweek.com, Enrico Saggese, Presidente dell’ASI, ha dichiarato parlando della proposta NASA “Il ruolo dell’Europa sarebbe troppo basso. Non possiamo negare la cooperazione ma abbiamo raggiunto una certa autonomia e dovremmo difendere le nostre capacità”, confermando che l’argomento e le possibilità di cooperazione verranno discusse con i vertici NASA e Charles Bolden a margine della conferenza “Satellite 2012” a Washington il prossimo mese. Saggese ha inoltre confermato che il contributo dell’Italia alla ISS per l’intero programma fino al 2020 sarà alla fine di 1 miliardo e 52 milioni di Euro.
Come Saggese, il suo omologo al vertice dell’Agenzia Francese CNES, Yannick d’Escatha ha confermato che l’oggetto del baratto fra ESA e NASA dovrebbe riguardare tecnologie più innovative in modo da spingere lo sviluppo di nuove capacità a livello Europeo e con un maggiore “appeal” mediatico, piuttosto che barattare tecnologie collaudate che poco potrebbero dare all’incremento di know how.
In particolare d’Escatha propone un mezzo robotico in grado di raccogliere detriti in orbita e collaudare tecnologie di rientro, utili successivamente per applicazioni di esplorazione robotica del Sistema Solare.
Una decisione arriverà a Novembre, quando a livello di Ministeriale, i 19 membri dell’ESA dovranno discutere del contributo Europeo alla ISS e confermare l’impegno oltre il 2015.

Fonte: aviationweek.com

A questo punto vedremo che cosa si deciderà il prossimo mese in merito a questa proposta. Certamente la Nasa dovrà pensare seriamente allo sviluppo del Service Module della Orion ora che l’ESA ha confermato il suo disinteresse per questo “baratto”. Mi chiedo se l’upper stage fornito dalla Boeing non possa esso stesso fungere da Service Module per la Orion. Per quanto riguarda l’ISS sono un può preoccupato, perché pare che non ci sia un “dopo” 2020. Forse sarà troppo presto… ma con che cosa si pensa di sostituire l’attuale ISS? Con una nuova stazione spaziale? Con la Boeing gateway platform? Non sarebbe meglio prolungarne l’attività almeno fino al 2025/2030? Sulla proposta di un mezzo robotico in grado di raccogliere detriti in orbita, sono un può scettico, perché al di la del collaudare e sviluppare nuove tecnologie, credo che un simile progetto possa costare molto di più che investire sullo sviluppo del Service Module.

Il problema del prolungare la vita operativa fino al 2025/2030 penso sia dovuta principalmente alla certificazione della componentistica. Forse le parole non sono quelle corrette, ma la fine della vita operativa della ISS era prevista per il 2015 (ad occhio e croce), quindi i componenti, soprattutto quelli dei primi moduli, erano certificati fino a quella data. Negli ultimi anni hanno fatto delle analisi di safety per determinare se questi componenti possono rimanere fino al 2020. Allungare di altri 5 anni la vita operativa di alcuni “pezzi” forse è possibile, ma fino al 2030 mi sembra molto rischioso. Per fare un esempio, sapevo di un payload esterno che aveva dei serbatoi, se non sbaglio di ammoniaca. Ora i serbatoi sono vuoti, però c’è il rischio che se la temperatura dovesse salire troppo questi serbatoi esplodano. Quando questi serbatoi furono messi sulla ISS avevano una vernice che doveva garantire un certo comportamento termico. Ma tra 15 anni sicuramente le proprietà termo-ottiche della vernice saranno degradate. Riusciranno a garantire ancora la sicurezza di questo elemento? E se no, si potrà togliere dalla ISS, visto che molto probabilmente è stato montato lì con il braccio robotico dello shuttle?
Riguardo al robot per raccogliere detriti in orbita io non sono scettico, in quanto avrà un ritorno economico non indifferente, dato che lo spazio, soprattutto in alcuni slot, inizia ad essere affollato.
Detto questo non penso che la NASA accetterà questa proposta come ripagamento della partecipazione alla ISS. Non sono dentro alla politica spaziale, però immagino che i soldi “anticipati” dalla NASA per la partecipazione dell’ESA alla ISS venissero da fondi per il programma di esplorazione spaziale umano. Quindi immagino che vogliano che questi soldi ritornino nello stesso bacino, per esempio costruendo il SM di Orion. Se l’ESA (o parte di essa) non vuole partecipare a questo programma, a mio parere dovrebbe offrire una controproposta sempre in ambito di esplorazione umana e non robotica.
Capisco la volontà di accrescere il know how, però bisognerebbe cercare anche di difendere il know how esistente, penso per esempio alla capacità italiana di costruire moduli pressurizzati. Una volta terminata la ISS non ci saranno più richieste da questo punto di vista, con la conseguenza di dover abbandonare una nostra eccellenza e dismettere l’infrastruttura industriale ad essa collegata. Avrei ritenuto più sensata una contro-proposta in tal senso.

Inutile dire che quanto affermato da Saggese (di cui ne condivido in pieno il pensiero) esprime i miei dubbi (di operatore del settore e di contribuente europeo) sulla reale opportunità di partecipare ad un programma quale l’Orion (o post-Orion o quale che sia il suo nome attuale), nella forma e nei modi proposti dalla NASA.

Secondo me Saggese semplicemente si esprime contro qualcosa che non porterà niente all’Italia. È evidente che stiamo parlando della parte di know-how di Astrium, mentre la parte di know-how Italiana (la parte pressurizzata) sarebbe fatta dagli americani. E quindi è ovvio che l’Italia si oppone.
La Francia, anche se da un contratto del genere avrebbe di che guadagnarci (Astrium è per metà francese), evidentemente continua a prediligere il non-manned. Sono anni che la Francia si oppone a qualunque nuova proposta in campo manned…
La Germania invece ovviamente è d’accordo, per motivi opposti a quelli italiani.

Quindi direi niente di nuovo sotto il sole. Resta solo da vedere chi ha la voce più grossa alla ministeriale.

Semplicemente ridicolo. Quanti detriti potremmo raccogliere a ogni lancio prima di finire il carburante? 5? Ma diciamo anche 10! Su migliaia e migliaia di detriti in orbita…

da quanto ne ho capito, il progetto francese e’ molto piu’ interessante di un semplice “raccogli-monnezza”. si tratterebbe invece di un satellite in grado di agganciare e de-orbitare satelliti “non cooperativi”, cioe’ sostanzialmente satelliti guasti o spenti.
sarebbe stato utile per evitare la serie di rientri non controllati recenti (UARS, ROSAT, Fobos-Grunt…), ma avrebbe senz’altro anche altre applicazioni del tipo prolungare la vita di qualche satellite col sistema di controllo dell’assetto in panne, e fornirebbe esperienza necessaria per missioni planetarie automatiche di recupero campioni.

Certo, ma questo significherebbe un sistema mono-uso. Oppure avresti tanto propellente da deorbitare qualcosa e poi rialzare l’orbita per andare ad acchiappare qualcos’altro? E che costi avrebbe una cosa del genere?
In pratica bisognerebbe avere il sistema integrato e mantenuto sempre pronto al lancio, da lanciare on-need in caso qualche satellite si rompa e smetta di comunicare. Mi sembra tanto una bella idea, ma poco fattibile economicamente.

Concordo con te sull’idea dei moduli pressurizzati, forse è la migliore contropartita. Sulla ISS… si effettivamente l’idea del 2030 è un può troppo distante nel tempo. :smile:

Tutto dipende da chi comanda nell’ESA e in Europa. Se comanda l’Italia spingono solo e solamente sul pressurizzato, se comanda la Germania spingono sui service modules e comunque anche sul pressurizzato, se comanda la Francia spingono sull’unmanned…

In realtà non ho capito bene l’avversione della Francia verso il manned. Nel caso dei service module si potrebbero comunque sviluppare sistemi di guida, sia software che hardware (oltre ad essere proprietaria al 50% di Astrium), e, per i moduli pressurizzati, Thales è proprietaria anche del sito di Torino (al 67% se non ricordo male).
Una domanda: dato che è ESA che deve pagare NASA, se non si trova un accordo, cosa succederebbe?

:stuck_out_tongue_winking_eye: Jettison di Columbus? :stuck_out_tongue_winking_eye:
Ok, ok, scherzavo :flushed: :facepunch:

Un aumento delle accise sulla benzina come te lo vedi?

Spererei in qualche penale più fantasiosa. Voto per il jettison di Columbus!

Io voterei per fare un jettison di Columbus :slight_smile:
A parte gli scherzi, ci sono molti modi di pagare: crew time per esempio, oppure risorse, oppure peso/volume mandato su con ATV, oppure spazo per immagazzinamento in Columbus, o ancora spazio per un rack sperimentale…
Per esempio in Columbus ci sono 3 ISPR americani (ER-3, HRF1 e HRF2), e in origine erano 4 (MSG), come parte del pagamento del lancio con lo Shuttle…