Orario di visita per la Dott.sa Samantha

https://www.astronautinews.it/2014/12/18/28337/

Bell’articolo! Avrei alcune curiosità:

  1. oltre alla semplice estrazione dei denti o ad una sutura, il CMO è preparato anche per eseguire, in caso di necessità, interventi maggiori (per esempio una appendicectomia)? Gli vengono insegnate anche manovre “particolari” come mettere un catetere o cose simili (intubare per esempio)? E c’è una qualche sottospecie di “sala operatoria” adibita a ciò sulla ISS?

  2. per il defibrillatore: quando e se (speriamo mai) verrà usato il defibrillatore, il CMO è addestrato e preparato anche per affrontare il POST rianimazione-scarica? E nel caso appunto si dovesse rianimare una persona, supponiamo ( in maniera ottimistica) che la scarica del defibrillatore riporti il cuore a ritmo sinusale, però la persona per svariate ragioni non riprende conoscenza, oppure sia ad alto rischio di nuove improvvise aritmie ( tipo appunto un’altra fv) o cmq presenti un quadro emodinamico altamente instabile… È previsto un rientro immediato di emergenza? Oppure, cosa forse più saggia, si prende tempo e si cerca di stabilizzare il più possibile la persona per fare in modo che “sopporti/ supporti nel migliore dei modi” il trambusto del ritorno? e se fatto, la Soyuz è predisposta per “ospitare” una persona incosciente, che deve rimanere per tutto il tempo in posizione sdraiata ( magari pure intubata?)
    Altra forse stupida curiosità: suppongo che nel momento in cui serve usare il defibrillatore la persona da defibrillare venga ancorata a qualche superficie rigida… Giusto?
    Mi chiedo… La scarica elettrica non subisce nessuna modifica dovuta alla microgravità? La diffusione della scarica elettrica è la stessa medesima di quella che avviene sulla terra? Con la stessa efficacia “clinica” e lo stesso voltaggio? Il defibrillatore che hanno in dotazione sulla iss è uguale a quello che abbiamo noi sulla terra o viene per forza fatta qualche modifica tecnica/strutturale?
    Vi ringrazio per le eventuali risposte :wink:

Urca, qui per le risposte serve davvero qualcuno sul pezzo o una intervista al Flight Surgeon. :wink:

Propongo l’intervista al flight surgeon perchè sinceramente di questo si parla poco o nulla. Interessantissimo!

In attesa di sentire dei veri esperti in materia sulle domande più tecniche, si possono fare delle considerazioni di base.

Teniamo presente che il CMO non è quasi mai da solo in caso di operazioni molto complicate o delicate. Innanzitutto sulla ISS ce ne sono sempre almeno due e quindi possono aiutarsi a vicenda ed unire le competenze ed abilità personali. Inoltre c’è il supporto di veri medici, e se il caso lo richiede anche chirurghi, dal centro di controllo a terra che assistono e guidano gli astronauti se e dove necessario.

Per il rientro di emergenza, certamente è previsto se si ritiene che il ferito sia in pericolo di vita e che il relativo rientro non possa dargli il “colpo di grazia”. Senza dubbio nella progettazione della Soyuz non possono essere stati presi in considerazione tutti gli scenari possibili ed immaginabili. Si saranno effettuate delle scelte cercando di coprire il maggior numero di scenari senza andare a discapito di altre funzionalità.

Il tutto imho.

Non vedo come la microgravità potrebbe incidere sulla scarica del defibrillatore e sul suo attraversamento dei tessuti (un elettrodo davanti al torace, uno dietro…non c’è molta scelta!), l’unica cosa un po’ complicata è forse assicurarsi che il paziente non sia a contatto con nessuna superficie in grado di condurre elettricità, ma penso abbiano una superficie ad hoc (anche solo un tappetino a cui fissare il povero disgraziato).

Interessante però la domanda sul post-arresto: purttoppo non è mai facilissimo trovare i dettagli delle procedure mediche della ISS, certo è che un paziente dopo un arresto cardiaco/fv/torsione etc., a differenza di quanto accade nei film, non è che “guarisca” con il defibrillatore…rimane pur sempre il problema di stabilizzarlo e affrontare il ritorno con una Soyuz non è roba da tutti…

Riguardo gli interventi maggiori io dubito fortemente, per varie ragioni: intanto insegnare a qualcuno a compiere un’appendicectomia è roba ardua, un discreto giovane chirurgo assiste a svariate decine di interventi prima di prendervi parte anche solo come secondo operatore, coadiuvato da un altro chirurgo, dagli infermieri di sala e dall’anastesista…la storia ci suggerisce casi di appendicectomie “sportive” in condizioni estreme, ma pur sempre ad opera di chirurghi esperti. Inoltre, allestire un volume e delle superfici sterili sulla ISS…non facile.

Vero.
E non dimentichamo che si è in condizioni di microgravità; bisognerebbe avere a disposizione una specie di “Glovebox chirurgica”, per essere sicuri di disporre di un ambiente sterile, impedendo nello stesso momento a sangue, garze e ferri di fluttuare per gli ambienti della Stazione.

…mica che poi ti vola via il rene e non lo trovi più…

Samantha aveva parlato qui delle procedure di rianimazione nel suo diario, e con un paio di foto dell’addestramento a terra e sulla ISS:

https://www.astronautinews.it/2014/06/27/l-150-quando-le-compressioni-salvano-la-vita-di-qualcuno/
https://www.astronautinews.it/2013/08/05/l-483-emergenze-mediche-in-assenza-di-peso/

Durante il rientro della Soyuz gli astronauti devono svolgere un ruolo attivo anche solo rimanendo nel seggiolino, per esempio adottando particolari tecniche di respirazione o posizioni. Mi chiedo come possa farlo una persona non cosciente in un rientro d’emergenza, ma forse in quel caso sarebbe il male minore.

Io non credo che farebbero un intervento di appendicectomia a bordo, in un caso del genere credo che stabilizzerebbero il paziente e lo porterebbero a terra con un rientro urgente della Soyuz. In poche ore riescono ad arrivare in un’ospedale a Baikonur, quindi non credo che facciano niente di più oltre alla stabilizzazione se non per cose che richiedono di essere fatte entro 2-3 ore

Io credo che in ogni caso, anche se l’astronauta si rianima completamente, un’emergenza tale che ha comportato l’uso del defirbillatore farà in ogni caso scattare un rientro il prima possibile. Non vedo come possano decidere di accettare che l’astronauta rimanga a bordo senza una visita medica specialistica dopo un evento del genere

Concordo con te, non c’è nessun motivo fisico per cui la scarica elettrica debba comportarsi diversamente in microgravità.
Per fissare il paziente, c’è un equipaggiamento che si chiama CMRS (Crew Medical Restraint System), che in sostanza è una specie di barella che viene fissata al pavimento (i deck rack) in Columbus, vicino ai due rack HRF. Presumo che questo sistema sia fatto in modo da garantire anche isolamento elettrico.

Grazie a tutti per le varie risposte! :notebook:
Ho letto L-483 e L-150, davvero interessanti! Soprattutto le foto delle varie posizioni (abbastanza acrobatiche), in assenza di peso, per esercitare le compressioni.
Inoltre quando scrive “siamo anche addestrati a inserire un dispositivo intraosseo, sostanzialmente un ago nel midollo osseo, che fornisce un modo veloce e affidabile di immettere farmaci salvavita nel flusso sanguigno” :astonished: … e io che mi chiedo se sanno mettere un catetere…stolta! … :fearful:

Sono d’accordo con te. Questo rientro, come può essere reso possibile, in caso di persona incosciente ? (e l’eventualità che lo sia è alta soprattutto dopo un’emergenza che veda l’uso del defibrillatore)… Paolo scrive:

Quindi persona incosciente = persona che non sale nella Soyuz =persona che non torna a terra fintantochè non ha ripreso conoscenza (con un quadro clinico sostanzialmente grave) ?
(forse mi sfugge qualcosa… :ambulance: )

Beh, io credo che quello che ha scritto Paolo valga in situazione “nominale”, per un rientro ottimale e per sentire il meno possibile le accelerazioni del rientro. Ma se c’e’ il bisogno effettivo di rientrare urgentemente per ricevere cure che possono salvare la vita dell’astronauta, credo che sia accettabile non adottare le tecniche di respirazione ottimali

E per quanto riguarda pilotare la Soyuz, due persone sono sufficienti, il terzo passeggero e’ davvero un passeggero quasi del tutto passivo. Altrimenti non si spiegeherebbe come fanno a portare su e giu’ i turisti spaziali

Sì, intendevo questo. In caso di paziente non cosciente, credo che lo si porterebbe in ogni caso a bordo della Soyuz per un rientro d’emergenza. L’impossibilità del paziente di assumere attivamente le posizioni e le procedure sarebbe il male minore.

okay :smile:

Strano che un medico vero e propio (tipo Joe Kerwin sullo Skylab) non abbia mai partecipato ad una spedizione sulla ISS.

Ehm, ce n’è stato più d’uno… per dirne un paio, l’astronauta ESA André Kuipers e l’astronauta JAXA Satoshi Furukawa sono dei medici :wink:
Ma ce ne sono anche altri, wikipedia ha una bella lista: http://en.wikipedia.org/wiki/Category:Physician_astronauts

Ah,quelli sulla ISS mi erano propio sfuggiti,grazie!

Ricordiamoci che l’accesso intraosseo (in genere tibiale) per la somministrazione di farmaci sistemici rappresenta una via “facile” per le situazioni di emergenza in cui l’accesso venoso è complicato/difficile…in emergenza, specie in caso di grave problema cardiocircolatorio, l’accesso venoso per un operatore non esperto diventa estremamente difficile e richiederebbe molto tempo. La somministrazione per via intraossea, sebbene apparentemente più “complicata” rappresenta in realtà una metodica più semplice e veloce, anche se utilizzabile solo per breve tempo (dopo bisogna cercare, con calma, di prelocurarsi un accesso venoso!).

Tutto questo senza nulla togliere alle straordinarie capacità di questi astronauti, la cui preparazione scientifica, tecnica e umana è per me motivo di costante stupore e ammmirazione.

grazie, blitzed, per l’interessantissimo chiarimento :flushed:

inviato di persona personalmente con tapatalk

Questo post del blog dei cosmonauti russi dell’equipaggio della Expedition 42 contiene alcune foto dell’addestraemnto a bordo alla rianimazione, che mostrano come si sistemano e ancorano il paziente e il rianimatore.