Paolo Nespoli riattiva l’esperimento italiano ALTEA-Shield

Ieri sabato 23 Aprile, con una attività durata oltre 4 ore, l’astronauta italiano Paolo Nespoli ha eseguito il setup dell’esperimento italiano ALTEA-Shield, riattivandolo dopo uno stop di oltre 4 mesi. ALTEA-Shield, esperimento ESA, era iniziato il 20 settembre 2010.

ALTEA è un payload ASI portato a bordo della ISS nel luglio 2006, volto allo studio degli effetti della radiazione cosmica sul sistema nervoso centrale degli astronauti con particolare attenzione al fenomeno dei Light Flash. Prima dell’inizio di ALTEA-Shield, i sei rivelatori di particelle di ALTEA erano montati su una struttura a forma di casco per poter permettere anche misure sugli astronauti. Per l’esperimento ALTEA-Shield invece i rivelatori sono montati su un diverso supporto che permette di orientarli lungo i tre assi dello spazio, in modo da ottenere una misurazione della radiazione a bordo della stazione spaziale lungo diverse direzioni. Lo scopo della misura è la caratterizzazione dell’ambiente di radiazione in diversi punti dello US-Lab.

L’attività di sabato è stata eseguita come Voluntary Science e per questo eseguita durante giorni festivi. Verso le 16:30 i team di supporto al MARS di Napoli e all’UHB dell’Università di Roma Tor Vergata hanno iniziato le attività di supporto con i check dei sistemi di trasmissione video e dei dati real-time.

Paolo Nespoli aveva provveduto nella giornata di venerdì a raccogliere tutto il materiale necessario al setup dell’esperimento, che comprendeva i 6 rivelatori di particelle (SDU) l’unità centrale (DAU) e la struttura di supporto.

Il primo passo è stato posizionare la DAU, dopodiché Paolo è passato ad assemblare i rivelatori di particelle sulla struttura di supporto. Vista la complessità dell’operazione sono state necessarie diverse ore di attività per assemblare la struttura e posizionare correttamente i sei rivelatori.

A questo punto la struttura con i rivelatori è stata inserita in un rack in una posizione lasciata libera appositamente e successivamente i rivelatori di particelle sono stati collegati tramite un cavo da 10 metri con la DAU.

Il ground support NASA ha quindi chiesto a Paolo se volesse chiedere a un altro membro della crew di farsi fotografare mentre lavorava ad ALTEA, per poter immortalare un momento significativo come quello di un astronauta italiano al lavoro su un esperimento italiano. Paolo si è quindi cambiato e per l’occasione ha indossato la maglia rossa con la bandiera italiana. Nei prossimi giorni dovrebbero essere disponibili le immagini dell’attività comprendenti questa foto ricordo.

Terminato l’assemblaggio e il posizionamento dell’esperimento si è passati all’attivazione. Paolo ha eseguito correttamente tutta la procedura e ha pensato di inquadrare la schermata del software di controllo dell’esperimento in modo da farci controllare il progresso dell’attivazione, ma l’imprevisto è sempre in agguato. Questa sua iniziativa ci ha permesso di capire immediatamente che c’era qualche problema. Infatti il software di bordo mostrava l’attivazione completata correttamente, mentre a terra non arrivava nessun dato scientifico.

E’ stato provato un primo reboot del sistema che però non ha dato i risultati sperati. Solo il giorno successivo, verso le 17:00 ora italiana, è stato possibile superare i problemi di trasmissione, attivare correttamente ALTEA e soprattutto ricevere correttamente i dati a terra.

ALTEA rimarrà in questa posizione nello US-Lab per almeno 20 giorni e per altri 20 giorni in una nuova posizione per terminare tutte le sessioni previste per la fase Survey di ALTEA-Shield. In seguito ALTEA continuerà ad operare in una configurazione ridotta (con solo 3 rivelatori di particelle) fino alla successiva fase di Shield (denominata Shield-Shield), volta allo studio dell’efficacia di diversi materiali come schermo per la radiazione.

Ricordiamo che ALTEA è un progetto ASI, ideato dall’Università di Roma Tor Vergata e dall’INFN e sviluppato dalla Thales Alenia Spazio di Milano. Dal 2009 è utilizzato come dosimetro operativo dallo SRAG (Space Radiation Analysis Group) del Johnson Space Center della NASA, che ne assume la diretta responsabilità.

Potete seguire le attività dell’esperimento, oltre che sulle pagine di forumastronautico, sul blog Background Noise e sulla pagina Facebook di ALTEA.

Luca Di Fino

Grazie Luca per la disponibilità! :wink:

Ottima notizia Luca!

Avere le notizie di prima mano… non ha prezzo :smiley:

Vi ho concesso volentieri l’anteprima della notizia, sia rispetto al blog che alla pagina FB.
Sul mio blog ho pubblicato anche alcune foto dell’attività di sabato
http://lucadifino.wordpress.com/2011/04/27/paolo-nespoli-riattiva-lesperimento-italiano-altea-shield/


Non è ancora arrivata la fattura? :wink:

A me si, ma l’ho cestinata! :stuck_out_tongue_winking_eye: Con tutto quel che prendi di stipendio come ricercatore… :wink: :stuck_out_tongue_winking_eye:

Certo, ma sarà pagata a 1200 giorni =P

A quanto pare ci saranno anche delle foto 3D :slight_smile:

© HumanSpaceFlight (NASA) gallery

Riky, lo sai che ti amo? Aspettavo delle immagini in cui si vedessero i numeri dei rivelatori, ed in quelle ufficiali non c’erano. Ora posso lavorare meglio, anche con queste semplici immagini 2D. Grazie

Belle immagini, alta definizione. Ma qualcuno sa perchè Paolo porta due orologi? Sembra anche che l’ora sia la stessa. :astonished:

Mi pare di ricordare che sia per uno degli esperimenti medici in corso , credo che anche Cady e Dima ne indossino due.

Le foto non sono solo interessanti da un punto di vista della mera documentazione fotografica, ma hanno anche un enorme importanza per la scienza. E’ infatti grazie a queste foto che gli scienziati a terra che analizzano i dati possono avere la sicurezza che la procedura di assemblaggio sia stata effettuata correttamente e che ogni rivelatore si trovi nella posizione prestabilita. In questo modo è possibile ricostruire correttamente le traiettorie delle particelle rivelate rispetto alla Stazione Spaziale. E’ quindi importante che ci siano delle immagini ad alta risoluzione da cui si possano chiaramente leggere i numeri posti sopra i rivelatori. Ad oggi non evevamo ancora questa docuentazione e quindi i dati raccolti non potevano essere propriamente interpretati. Anche perchè Paolo ha invertito i connettori di due rivelatori e non sapevamo se fossero i connettori solamente o anche i rivelatori ad essere scambiati. Da queste foto abbiamo potuto osservare che i rivelatori sono al posto giusto e solo i connettori sono stati invertiti.

Vorrei spendere due parole per ricordare anche l’impegno del mio collega Dario Castagnolo, di Telespazio Napoli, proprio a supporto dell’esperimento ALTEA-Shield, in qualità di MARS-OPS per quest’attività.

Lo avevo citato come MARS Napoli, devo scrivere Telespazio? Ho appena iniziato a considerare la Laben come Thales Alenia Space…

Credo che ormai si chiami Telespazio Napoli da un po’ di tempo.

Per la precisione dal giugno del 2009, il MARS ha cessato di esistere come società indipendente e siamo diventati a tutti gli effetti un BU di Telespazio.

La denominazione “MARS” però resta a livello dei voice loop ESA/NASA per designare il Centro di Controllo di Napoli, tant’è che le due posizioni principali all’interno di un GCT (Ground Control Team) sono rispettivamente “MARS-OPS” (equivalente all’OPS-LEAD di ESA e responsabile delle operazioni per FSL) e “MARS-GC” (il quale si occupa di tutti gli aspetti tecnici e connettivi legati alla rete di terra tra la nostra Control Room ed il COL-CC di Monaco).