Oggi mi sono imbattuto in una copia dell’espresso (penso di questa settimana) e lì ho letto un articolo su un libro che dovrebbe uscire a fine Agosto per la Cairo editore che si intitola “Polvere di Luna” di tale Andrew Smith.Il libro è incentrato sulle conseguenze psicologiche dello sbarco sulla Luna su coloro che vi sbarcarono,soprattutto si ferma sugli eventi negativi vissuti da “Buzz” Aldrin,Charly Duke e da contraltare racconta della vita artistica di Bean e dell’epifania di Edgar Mitchell.Ha una strana teoria: ritiene che i comandanti di missione erano persone più stabili emotivamente perchè erano i più indaffarati durante la missione mentre gli altri avevano più tempo per pensare dovendosi solo occupare dei sistemi di bordo ( 8) :?: :? ).In realtà da quello che ho letto si dice anche che la mancanza di nuovi scopi (anche esplorativi) ,il retrarsi dell’esplorazione spaziale umana,il nn riadattarsi completamente alla Terra (che ora per loro è più stretta) abbia contribuito a rendere,secondo l’autore, la loro vita infelice.Essenzialmente penso sia un libro rivolto ad un publico generalista (…è tradotto in Italiano…però le biografie degli astronauti nn le publicano in italiano,solo se c’è un risvolto negativo le pubblicano!) quindi vi saranno imprecisioni etc ma pare che comunque descriva positivamente l’esplorazione lunare anche se ammette che se all’epoca vi fosse stato un referendum tra l’esplorazione e progetti di sviluppo economico sociale avrebbe votato per quest’ultimi.Più bello dell’articolo stesso è un trafiletto di Michele(?) Serra,se vi capita sotto mano leggetelo.Quindi a fine agosto per saperne di più.
A proposito di Mitchell leggete questo:“Mitchell long had an interest in extra-sensory perception and while on the lunar surface he conducted unauthorised ESP experiments with a friend in Chicago. Following the Apollo program, he retired from NASA and from the Navy and founded the Institute of Noetic Sciences in an effort to integrate various scientific disciplines into the study of human consciousness. He has written several books, including the 1996’s The Way of the Explorer.”
Potrei averlo giudicato peggio di quanto sia in realtà.Su astronautix ho trovato questo commento:
"Smith, Andrew, Moon Dust, Bloomsbury, London, 2005. ISBN: 9780747563693. A great read, the best meditation on the meaning of spaceflight and the nature of astronauts since Oriana Fallaci’s If the Sun Dies. Smith interviews the nine living men who walked on the moon, finding out how Apollo changed them, and the world. More at amazon.com… "
Il libro è incentrato sulle conseguenze psicologiche dello sbarco sulla Luna su coloro che vi sbarcarono,soprattutto si ferma sugli eventi negativi vissuti da "Buzz" Aldrin,Charly Duke e da contraltare racconta della vita artistica di Bean e dell'epifania di Edgar Mitchell.
La spiegazione potrebbe essere più banale e meno elaborata di quanto propone questo libro o altri simili. Come ha commentato un astronauta Apollo, ma non riesco a ricordare chi, quei tratti erano già presenti nella personalità degli astronauti, e le missioni non avrebbero fatto altro che evidenziarli o amplificarli.
Aldrin, per esempio, aveva sbalzi umorali anche prima di Apollo 11 (es. ne parla la biografia di Armstrong). Bean aveva iniziato a prendere lezioni di disegno già prima di Apollo 12. E Mitchell aveva vasti interessi anche prima della sua missione.
In realtà da quello che ho letto si dice anche che la mancanza di nuovi scopi (anche esplorativi) ,il retrarsi dell'esplorazione spaziale umana,il nn riadattarsi completamente alla Terra (che ora per loro è più stretta) abbia contribuito a rendere,secondo l'autore, la loro vita infelice.
So di essere ripetitivo, ma pazienza. Gli autori di queste ipotesi non finiscono di soprendermi.
Vediamo di riassumere: alcuni uomini hanno compiuto imprese epiche–qui la realtà supera la retorica–e sono stati subito scaricati, dimenticati o denigrati. E qualche autore si meraviglia se quegli uomini si sentono “infelici”? Di che altra spiegazione c’è bisogno?
Si anche a me questo tipo di indagini nn piacciono molto,200-300 pagine per dire quello che si può riassumere in poche righe,preferirei leggere le biografie degli astronauti (in italiano,l’inglese è leggibile scorrevolmente in libri tecnici,ma biografie o romanzi li leggerei troppo lentamente) che sono quasi sempre sincere e nn iconografiche,ma si sa,sembra (ma nn sono convinto) che gli italiani prediligano demolire le figure degli uomini che hanno fatto la storia (in generale) che leggere quello che hanno fatto ed il perchè.Comunque Mark Wade pare apprezzare quindi potrebbe essere un libro migliore di quello che sembra.