Procedure di lancio sovietiche

Volevo domandarvi se sapete se i sovietici avessero metodi particolari nelle procedure di lancio delle loro missioni. In particolare eventuali codici tipo codici alfanumerici-morse o comandi o altri generi di trasmissioni radio. Da quanto so ogni lancio era avvolto dal più fitto segreto, gli americani pur avendo fotografie della zona di lancio non sapevano effetivamente cosa ci fosse a bordo, i sovietici usavano quindi metodi particolari per occultare le loro trasmissioni e quant’altro, in modo da non essere rintracciati ?

Stai mescolando argomenti diversi che richiedono risposte diverse:

  1. Il sito di lancio: le missioni erano tenute accuratamente nascoste perché il sito di lancio (Baikonur/Tyuratam) era convenientemetne lontano da occhi (e orecchie) indiscrete. Tanto che gli americani dovevano effettuare le rischiosissime missioni con i Lockheed U-2 per acquisire informazioni (l’ultima di tali missioni su Baikonur fu proprio quella di Francis Gary Powers il 1 maggio 1960). Dalla seconda metà degli anni '60 in poi gli americani utilizzarono efficacemente i satelliti da ricognizione (CORONA prima e GAMBIT/HEXAGON poi) per tenere d’occhio la base di lancio sovietica (e non solo…).

  2. La tempistica: i lanci russi erano annunciati sempre DOPO che erano avvenuti (e solo DOPO che erano avvenuti con successo). D’altra parte una volta che avevano lanciato il razzo e messo in orbita il payload non avevano più modo di tenere nascosta la cosa, dato che gli americani (grazie ai potenti radar della catena di avvistamento/comando NORAD tracciavano tutti i loro lanci).

  3. Le procedure: contrariamente agli americani i russi non utilizzavano un vero e proprio conteggio alla rovescia con lancio “manuale” (ossia bottone rosso premuto da un operatore) quanto una procedura completamente automatizzata con vari “hold point” in cui si poteva avere un go/no go.

  4. Le trasmissioni terra/spazio/terra: gli americani tracciavano efficacemente tutte le frequenze radio normalmente utilizzate dai russi per trasmettere le telemetrie (ossia i dati tecnici e scientifici) e le frequenze radio per le comunicazioni via voce. Tanto che, quando fu lanciato Gagarin con la Vostok 1, il presidente Kennedy fu svegliato con le immagini prese dalla telecamera di bordo della capsula (che raffiguravano il cosmonauta durante il volo) le quali erano state “catturate” durante il passaggio delle Vostok sulla Terra del Fuoco, laddove si trovava una “base d’ascolto” dell’USAF (Aeronautica Militare Americana).

Grazie archipeppe per la spiegazione tecnica.
Mi potresti spiegare più nel dettaglio come avveniva la procedura completamente automizzata con vari “hold point” e con quali mezzi, i centri di calcolo sovietici erano così avanzati ? :astonished:

Tutte le trasmissioni terra/spazio/terra venivano tracciate ? Erano criptate o in codice ? Venivano tracciate anche le comunicazioni con le stazioni orbitanti (Saljut, Almaz e Mir) ?

Venivano tracciate tutte quelle che era possibile tracciare, ossia i segnali radio venivano raccolti quando il veicolo spaziale in questione attraversava l’orizzonte di una particolare stazione radio ricevente (e sia USA che URSS ne avevano svariate sparpagliate per il mondo sia su terra che su nave).

Quanto alle frequenze utilizzate i russi, per essere sicuri che l’opinione pubblica occidentale non pensasse trattarsi di un bluff, rendevano pubbliche le frequenze radio utilizzate da satelliti scientifici (come lo Sputnik 1) e veicoi spaziali pilotati. Le comunicazioni erano in chiaro e non criptate (discorso a parte per i satelliti militari tipo gli Zenit).

Ti consiglio vivamente di dare un’occhiata all’interessante sito di Sven Grahn (un radioamatore svedese che da SEMPRE traccia i vari veicoli spaziali, sopratutto russi):

http://www.svengrahn.pp.se/trackind/trackin1.htm

Grazie mille del link anche se lo conoscevo già (devo però studiarlo meglio e per farlo devo trovare un pò di tempo).
Ma anche le comunicazioni dirette alle stazioni orbitali (Saljut, Almaz e Mir) potevano essere tracciate ?
Per i satelliti milititari Zenit invece i dati erano criptati ?
E mi potresti spiegare più nel dettaglio come avveniva la procedura completamente automizzata con vari “hold point” e con quali mezzi, all’epoca i centri di calcolo sovietici erano così avanzati da permettere la completa automazione ?

Si, ed il sito di Sven Grahn lo testimonia

A quanto ne so io, si.

Eeee… ma qui ci vuole qualcuno che ha lavorato direttamente su queste cose.
Onestamente non so entrare nel “dettaglio”…

archibeppe mi puoi spiegare cosa intendi per “hold point” e go/no go ?

In una determinata procedura di tipo automatico, anzi in questo caso semi-automatico gli “hold-point” sono quei punti (predeterminati) in cui la prosecuzione della procedura viene interrotta (“on hold” appunto) allo scopo di poter verificare determinati parametri o il conseguimento di determinati step nella procedura stessa.

In quel momento si prende la decisione (go oppure no go) se proseguire o meno con la procedura semiautomatica. In tal caso si lancia un comando (tipo “resume”) e la procedura prosegue in maniera autonoma fino al prossimo “hold”.

Davvero interessante, a questo punto devo trovare informazioni sull’automazione e l’informatica sovietica, mi hai davvero incuriosito. Non sapevo di un livello così avanzato nelle professioni Information Tecnology dell’Unione Sovietica.

E’ già un pò che hanno smesso di usare l’abaco … :stuck_out_tongue_winking_eye:

Premetto, io non sono un informatico ne ho un background di tipo informatico ma, che io sappia, i russi sono degli ottimi programmatori dal momento che sono stati (e sono tuttora) degli eccellenti matematici.

L’informatica russa potrà essere stata al traino di quella americana (leggi IBM) dal punto di vista di hardware ma che credo che non avessero nulla da invidiare a nessuno in tema di software.

Con la mia affermazione di certo non intendevo dire che erano arretrati nell’ambito IT ma che non sapevo del loro livello tecnologico.

Tendenzialmente avrei pensato al contrario e cioè americani che usavano sistemi automatici o semi automatici (data la loro esperienza nel settore con l’ENIAC) e i sovietici/russi che usavano sistemi semi automatici con alcuni comandi manuali.
Farò altre ricerche in merito dato che lavoro nel settore IT come sistemista e quindi l’argomento mi interessa molto.

Giusto per dare qualche informazione in più, per il lancio dei primi tre Sputnik Korolev ed il suo gruppo (presso l’OKB-1) utilizzarono estensivamente un BESM-1 sia per il calcolo delle traiettorie di lancio sia per la gestione delle procedure.

http://en.wikipedia.org/wiki/BESM

Al contrario, i russi hanno sempre visto i cosmonauti più come passeggeri che come piloti. Di conseguenza i loro veicoli spaziali hanno sempre avuto un elevato grado di automazione (prevalentemente con comandi inviati da terra).

Gli americani, invece, hanno sempre visto i loro astronauti quasi esclusivamente come piloti fino al paradosso di equipaggiare con comandi di volo manuali tanto la Mercury quanto il suo vettore Atlas-D. La Gemini raggiunse l’apice in tal senso: era tutta a controllo manuale, i dati circa le manovre venivano calcolati da un computer di bordo (il primo in assoluto che si sia mai visto in un veicolo spaziale pilotato) e letti dall’equipaggio che li traduceva manualmente in manovre…

http://www.ibiblio.org/apollo/Gemini.html

E comunque un sequenziatore di lancio lo si fa anche a relè, volendo. Non è poi quella gran complicazione, tutta una serie di IF a tempo.
Detto da uno che nel 1969 ha fatto un sistema automatico di blocco binario (completamente a relè) per automatizzare il plastico del trenino… doppio binario, due stazioni, fotocellule per i transiti fatte “scappellando” transistors recuperati dalle schede Olivetti, eccetera. Non lanciava missili, ma faceva partire treni a tempo se-e-solo-se la tratta era libera, e funzionava.

Marco, ti avrei voluto come zio. (non solo per i trenini, ma le radio, e tutto il resto)

Beh, grazie! :flushed:
Avevo un nonno ed un ambiente che mi incoraggiavano. La prima radio l’ho montata a 10 anni, nel 1965. Nel 1967-68 avevo fatto un superreattivo a valvole e ascoltavo la torre di Caselle (procedure GCA, chi se le ricorda?) Nel '69 i flip-flop erano fatti saldando transistors al germanio su chiodini da traforo piantati nel compensato… poi per fortuna sono cresciuto, ma a 18 anni ('73) ho montato il primo microprocessore (Rockwell PPS4) ed il primo terminale TTY. Di male in peggio. Tempi eroici :slight_smile: e nello stesso tempo strani tizi da Baikonur e Cape Kennedy cercavano di sparare gente in orbita, e poi sulla Luna. Ragazzi (di oggi…), furono tempi irripetibili, sembrava di poter fare qualunque cosa.

Molto bella l’idea di “scappellare” i transistor per ricavarci delle fotocellule, geniale direi. :ok_hand:

Beh, oramai siamo chilometri OT… all’inizio erano OC45 (case in vetro verniciato) “grattati”, poi gli IW8995 delle schede Olivetti (Si planari epitassiali) andavano molto meglio. Morsa, un colpo di lima… ne ho fatti dozzine :slight_smile:

Tornando al topic: se utilizzi solo linee telefoniche private in un poligono militare non hai mica bisogno di criptare nulla. Secondo me le regole di sicurezza erano molto semplici, che sono poi quelle che funzionano. Tieni anche presente che negli anni '60 non c’erano, AFAIK, tecniche digitali di cripto per la fonia; e quelle analogiche (inversione e scrambling di banda) sono facilmente aggirabili.