Procedure sulla ISS e senso di esplorazione

Apro un topic a parte in risposta allo scambio di opinioni qui a seguito dell’intervento di Buzz alla CON7 sul planner delle attività degli astronauti sulla ISS.

Ho riflettuto sulle procedure in relazione sia ai viaggi sulla terra che nel mettersi a disposizione dell’esplorazione umana.

Nel momento in cui s’intraprende un viaggio a volte è proprio la pianificazione a portare ad esplorazioni più profonde, e soprattutto a gestire i viaggi nel modo più fruttuoso possibile per il viaggio stesso. Senza un minimo di pianificazione un imprevisto potrebbe farti andare per la tangente sia emotivamente che nella riuscita nell’esplorazione che ti eri prefissato. Metti caso che una sera succede un’imprevisto veramente inaspettato in terra sconosciuta, sapere che il giorno dopo c’è un’attività interessantissima da fare, ti da una direzione, un obiettivo che porta ad accedere risorse non programmate per andare oltre all’imprevisto e procedere col viaggio. Maggiore è il rischio e più strutturata ha senso che sia la pianificazione.
Stessa proporzione per la mole delle esperienze e cose che ti sei prefisso di fare, maggiore son le cose o persone con cui vuoi entrare in contatto, nell’unica settimana in cui sarai in quel posto, e di nuovo maggiore è la pianificazione, è lo scopo non è l’automatismo ma la l’ottimizzazione e massimizzazione del piacere e senso di scoperta che puoi trarre da tali esperienze uniche, o nel caso invece di un’abilità che vuoi migliorare, riservare ogni giorno spazio per quella cosa ti permette di arrivare a livelli che prima ti sognavi.

Qui sulla terra, oltre al viaggiare, la maggior parte degli umani si sveglia, fa colazione, si prepara per la giornata, ha un suo schedule automatico personale a cui nemmeno pensa, senza contare dipendenze, pressioni sociali insensate, e bias personali.
Sulla ISS s’è visto come una vasta molteplicità di figure s’intrecciano con scopi, modi di pensare diversi, e già il fatto di essere riusciti a creare un schedule giornaliero, sapendo tutto ciò che ci sta dietro è un esempio meraviglioso di collaborazione, pazienza, gestione dell’ego, responsabilità e fiducia, tutto questo sotto una pressione economica non indifferente. Già solo quello è in sé un esperimento sociale riuscito. Messa in questa prospettiva la pianificazione è una manna dal cielo, ops dalla terra, ti permette come astronauta di fidarti e lasciare a loro tale compito magistrale di dirigerti nell’esperienza come una super intelligenza che ha ben presente la big picture in ogni momento.

Inoltre secondo me il senso di esplorazione è insito nelle persone stesse e parte dalle piccole cose, ogni cosa si può fare con curiosità o automatismo, si può mangiare una mela al computer automaticamente e distrattamente, oppure assaporandone con presenza la succosità, dolcezza e il piacere che ne deriva, i suoni derivati dal morso, la croccantezza e consistenza, e percependo il nutrimento che si trasformerà in energia per alimentare tutti i nostri sistemi interni.
Così come un astronauta sulla ISS pur sé diretto a compiere una lista di azioni o di esperimenti, è comunque un umano con il suo atteggiamento, personalità, il suo modo di percepire le emozioni coinvolte, è già solo ciò rende ogni esperienza unica, ogni individuo è un universo da scoprire. Può essere sotto posto ad un esperimento umano che gli permette di esplorare e prendere coscienza dei propri processi interni, o essere consapevole che si sta mettendo a disposizione di un ricercatore distante miglia da lui che aspetta ansimante i dati grezzi da elaborare e arrivare a conclusioni che potrebbero confermare una sua idea in cui crede da anni e che freme di condividere con il mondo intero. E se aggiungiamo a questo parco giochi di input da loro stessi e di ricerche all’avanguardia sul nostro pianeta, un ambiente in cui si galleggia nell’aria e da si vede l’universo dalla finestra e la terra che scorre sotto fra la leggiadria della sua rotazione e l’incessabile movimento, emotività e pensieri delle miliardi di vite umane, qualsiasi cosa si faccia è parte di esplorazione cosmica.

L’ISS compresa di tutti gli enti a terra è un esperienza di esplorazione a livello macroscopico di cui ogni singolo individuo e strumento è un organo interconnesso che rende l’esplorazione reale e continua.

Scrivo queste righe oltre che per condividere queste osservazioni immaginandomi nella situazione in base alla mia esperienza di esploratrice terreste, in questo caso fra il dire e il fare c’è di mezzo l’atmosfera, e anche per ricordare di non dar per scontato ciò che facciamo giornalmente per nostro conto o in relazione con altre persone, nello stesso posto o in viaggio in posti vicini e lontani. Ogni esperienza, ogni interazione, ogni momento è unico e irripetibile, basta alzare gli occhi verso il cielo per guardare l’universo o sentire cosa percepiamo o un flusso di pensieri per renderci conto che tutti noi siamo esploratori e creatori di ciò che abbiamo intorno e che verrà.

PS: Con Jeff ho fatto altre considerazioni sull’effetto Milgram e l’obbedienza all’autorità che tralascio, in ogni caso mi pare che gli astronauti siano ben coscienti di cosa fanno, esperimenti compresi, e quindi potrebbe anche non essere applicabile, e lo spero!