Se sottoposti alla luce, questi dispositivi hanno dimostrato di poter generare elettricità come le celle solari al silicio ma a costi di produzione decisamente inferiori
I nanotubi di carbonio possono essere utilizzati anche come generatori di corrente elettrica e come tali possono avere sviluppi applicativi nel campo dell’energia solare e delle fonti di energia rinnovabili: lo hanno annunciato sulla rivista Applied Physics Letters i ricercatori dell’università di Roma Tor Vergata e del Dipartimento di tecnologie e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità.
''Siamo riusciti a dimostrare - ha spiegato il coordinatore dello studio, Maurizio De Crescenzi dell’università di Tor Vergata - che questi nuovi materiali nanostrutturati posseggono una grande capacità di convertire la luce visibile in corrente e dunque possono essere utilizzati come generatori". La scoperta è definita dagli autori ‘‘sorprendente’’ perché, hanno spiegato, ''fino a oggi i nanotubi di carbonio venivano usati essenzialmente nei circuiti microelettrici".
I nanotubi di carbonio sono costituiti da una polvere nera che si forma, o dall’acetilene o ancora dal metano, e che viene depositata su un qualsiasi materiale. ''Illuminando con luce visibile le estremità del dispositivo - ha detto - si può misurare una corrente proprio come succede con una cella solare al silicio". L’equivalente oggi in commercio, ''è la ben nota cella solare - ha affermato - ma il meccanismo fisico è leggermente diverso e, soprattutto, il costo del nostro materiale è di gran lunga più basso". Caratteristica che, ha concluso l’autore, ''può aprire interessanti sviluppi applicativi nel campo dell’energia solare e delle fonti di energia rinnovabili".
01 febbraio 2007 - Newton