Il problema è che l’ESA è un “vaso di coccio” più per sue debolezze interne, dovute proprio alla necessità di armonizzare (ma è vero?) a tutti i costi le componenti nazionali, piuttosto che il fatto di stare tra “vasi di ferro” (Manzoni non me ne voglia per la citazione…).
L’ESA ha, in se, tutte le competenze scientifiche e tecnologiche per affrontare (anche da sola) un programma di vasta portata. Del resto i risultati, sopratutto dal punto di vista scientifico, non sono mancati.
Negli ultimi venti anni, Paolo Ulivi può confermare, l’ESA ha dato il via a numerose missioni scientifiche condotte con sonde e satelliti il cui esito è stato più che soddisfacente ed il cui ritorno scientifico non è stato da meno, basti considerare cosa ha condotto (ad esempio) la missione “Cassini-Huygens”.
In effetti, l’unico grosso settore in cui è carente “la nostra” agenzia è proprio quella del volo spaziale umano, e certo non per carenza di astronauti (e qui vorrei ribadire che vengono, selezionati ed addestrati in Europa), quanto per quella di mezzi.
Qui si sconta, purtroppo, proprio l’effetto negativo del malcondotto programma Hermes che ha, di fatto, chiuso le porte di un accesso indipendente allo Spazio terrestre (ed oltre) lasciando l’ESA a contrattare la propria presenza in LEO con la NASA (al prezzo di programmi congiunti, come quello della ISS) e con i russi (al prezzo di un sacco di milioni di euro a volo…).
Mi piacerebbe ricordare, era agli inizi degli anni '80, che l’ESA aveva ben altre ambizioni in tema di politica spaziale, basate sui seguenti “pilastri”:
- Lanciatori medi (Ariane 4) e pesanti (Ariane 5)
- Accesso indipendente allo Spazio (aerospazioplano Hermes)
- Presenza in LEO indipendente (Columbus Free Flyier)
Cosa resta oggi?? Ben poco.
L’Ariane 5 continua a non soddisfare in pieno, ed è alquanto fuori mercato.
L’ottimo Ariane 4 è stato frettolosamente dismesso con la conseguenza che l’ESA si è dovuta dotare dei Soyuz (intesi in senso di vettori) per rimediare alla mancanza di un vettore medio.
L’Hermes è finito come sappiamo, come finiti sono i vari progetti di capsule recuperabili sviluppati nel corso degli anni '90, e finito è pure il derivato dell’X38 che l’ESA stava sviluppando congiuntamente alla NASA.
Il Columbus, da elemento indipendente e punta di diamante della Ricerca (con la R maiuscola) nello Spazio, si è ridotta quale ultima (in tutti i sensi) appendice della ISS, lanciata (si spera) nello Spazio dopo un’interminabile attesa dovuta ai vari disastri di cui è stato vittima lo Shuttle (inizialmente doveva essere messo in orbita con un Ariane 5).
In questo desolante panorama, l’unico elemento positivo è stato il vettore VEGA che, guarda caso, è nato proprio da una proposta italiana.
Che altro si può aggiungere, se non sperare (quello è sempre lecito) che l’ESA possa finalmente avere una “propria” politica spaziale indipendente (non certo come la intendono i francesi) ma cooperativa con le altre “potenze”??