Razzo "Friede" del film "Frau im Mond"

Non erano ugelli alti ma oblò, il razzo “Friede” che si vede nel film “La donna sulla Luna” (Frau im Mond), su sceneggiatura della moglie Thea von Harbou, è stato progettato nientemeno che da Hermann Oberth, con l’aiuto di un adolescente von Braun.

Si trattava di un razzo a due stadi del quale il primo era recuperabile (a mezzo paracadute) e riutilizzabile (!!!). Il secondo stadio, che conteneva anche la parte pressurizzata, aveva una batteria di motori (cluster) che servivano per l’allunaggio, il decollo ed il rientro a terra che avveniva a mezzo paracadute.

Tipologicamente non è molto dissimile dall’attuale SS/SH della quale può essere intesa come un precursore diretto.

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Non sapevo di questo film, e di quanto era fondato tecnicamente, di quanto dipendeva dalla capacita’ di visione dei grandi padri dell’astrronautica che a quasi un secolo di distanza forse si realizza. Se atterrano sulla Luna attorno al centenario del film dovrebbero in qualche modo rendere omaggio.
Grazie di avermelo fatto conoscere.

Pero’ e’ davvero molto molto molto molto OT nel 3d della stupidaggini.

Non è una stupidaggine e nemmeno “solo” fantascienza, il film di Lang è stato seminale in molti modi nella nascita dell’Astronautica (quella reale giusto per dire).
A causa di questo film Oberth capì che le scienze applicate non erano per lui.
A causa di questo film si compose in maniera definitiva il “gruppo di Berlino” in seno alla VfR (Verein für Raumschiffahrt) il quale convinse il governo tedesco (non ancora nazista all’epoca) della possibilità di utilizzare i razzi per sfuggire alle clausole del Trattato di Versailles.
A causa di questo film Wernher von Braun decise che si sarebbe dedicato per sempre alla realizzazione pratica di razzi, a patto di fare tutto il contrario di quello che faceva Oberth.
A causa di questo film nacque il “conto alla rovescia”, Oberth voleva lanciare il razzo e basta (all’epoca si pensava di costruire un razzo vero, alto 6 metri, poi alla fine non se ne fece niente). Lang trovava la cosa volgare e priva di suspance per cui propose di fare un conto alla rovescia per creare il giusto “feat” al momento del lancio.
Il conto alla rovescia passò poi nel gruppo della VfR e quindi in quello di Peenemunde, da lì poi agli Stati Uniti con la “Operazione Paperclip”, il resto è storia…

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Giusto per dare qualche informazione in più, la trama era di per sé infantile e risibile perché postulava cose del tipo: una donna clandestina a bordo (quella a punto che da il nome al titolo del film), presenza di un’atmosfera sulla Luna (sic!), presenza di vasti giacimenti auriferi sulla Luna e così via.

Tutto il resto del film però, parlando da un punto di vista tecnico, era serissimo.
Guardate le immagini del launch pad e ditemi se non vi sembrano familiari:

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Sapete perché queste immagini vi sembrano così familiari? Pur con l’abisso temporale di quasi un secolo? Perché tutta l’iconografia dell’Astronautica, quella vera, quella che viviamo ancora oggi, si basa essenzialmente su questo film.
Persino le diverse “inquadrature” che si vedono oggi provenienti dai siti di lancio furono “studiate” da Lang per garantire il miglior effetto possibile.

Come nel caso dei romanzi di Giulio Verne, “Dalla Terra alla Luna” e “Intorno alla Luna”, qui non siamo in presenza tanto di fantascienza quanto di “prescienza”.

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Penso che sia in pubblico dominio, come speravo e come altri film espressionisti tedeschi e’ in versione integrale su youtube.

Per comodita’ qui il link puntato a 60 secondi prima del lancio.

Scegliete nei settings la traduzione automatica nella lingua di vostra preferenza dei sottotitoli. Non so perche’ per default a me da il Portoghese. Nei titoli iniziali dicono che e’ stato restaurato a Bologna.

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Ma noo, ma ti pare che copierebbero…


Non oggi, almeno non più

…Ok, forse ho sbagliato esempio!
(: decollo di clandestini da Terra 5^ stagine di The Expanse) :stuck_out_tongue_winking_eye:

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Ho pensato anche io a The Expanse vedendo l’effetto sulle persone delle forze di accelerazione descritte cosi’ bene gia’ in un film di un secolo fa.

Sono stati un po’ pessimisti perche’ 4g oggi sappiamo che non sono moltissimi, ma qui entriamo in campo medico e in cose che non era possibile sapere a quel tempo. Peraltro i 4g che si leggono sull’accellerometro sono un valore molto plausibile per un lanciatore. E anche la velocita’ in km/sec indicata sul tachimetro sembra plausibile. Si vede che avevano gente che faceva i conti giusti.

La presenza di atmosfera respirabile sulla Luna penso sia una licenza legata all’impossibilita’ di fare effetti speciali troppo sofisticati. A bordo c’e’ uno scafandro in cui si nasconde il ragazzino, di conseguenza erano ben consci del problema.

D’altronde in quasi tutti i santi film di fantascienza, tranne i migliori, sorvolano sul fatto che a bordo non ci dovrebbe essere gravita’. E qui parlo di film fatti adesso, dopo un secolo di fisica e di astronautica.

In definitiva sono rimasto a bocca aperta per la capacita’ di anticipare i tempio di questo film… solo che me lo devo guardare tutto con calma, per ora ho visto solo pochi spezzoni.

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In realtà anche qui Lang & soci si sono “appoggiati” su quanto realmente esisteva: navi ed aeronavi.
Quel quadro di controllo (un “evergreen” a giudicare da The Expanse) è perfettamente coerente con la tecnologia dell’epoca e lontano anni luce dalle mille “lucine” che spesso esibivano analoghi pannelli di controllo nei film di fantascienza degli anni '50 e '60.

Notate il dettaglio dei maniglioni e “foot restraints” in stoffa per muoversi in condizioni di assenza di peso!

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I quali ve li ritrovate poi pari pari a bordo della ISS, tanto per fare un esempio

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Alcuni esempi storici:

  1. L’unico film (a mia memoria) ambientato sulla Luna in cui sia presente il dettaglio della gravità ridotta sia fuori sia dentro gli ambienti pressurizzati, per quanto possa sembrare paradossale, è il film comico di Gordon Douglas “Way Way Out” (Stazione Luna) del 1966 con Jerry Lewis. Il quale si esibisce in una spassosa rissa con un cosmonauta russo, resa ancora più esilarante dalla ridotta gravità lunare.
  2. Persino il maniacale Stanley Kubrick nel suo “2001 Odissea Nello Spazio” del 1968 fa muovere gli astronauti sulla Luna al ralentì per simulare la gravità ridotta e poi, però, Floyd e compagni si muovono normalmente all’interno della Base Clavius senza nessuna spiegazione plausibile (ricordiamoci che invece a bordo della Space Station V a doppia ruota la forza peso era indotta per rotazione).
  3. Nella serie dei coniugi Anderson “Spazio 1999” viene riproposto lo stesso effetto rallentato per le attività extraveicolari lunari e poi, però, dentro la base Alpha si muovono come se fossero sulla Terra.
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La butto lì, nel 1929 si sapeva benissimo che la Luna non possedeva un’atmosfera degna di rilievo.
A mio avviso non si tratta di effetti speciali quanto degli attori, Frau im Mond era un film muto, dunque tutta la recitazione si giocava sulla mimica facciale e sulla postura degli attori.

Se si fossero usati gli scafandri da palombaro, che pure erano presenti nel film per rappresentare delle tute spaziali, gli attori sarebbero stati praticamente indistinguibili sul set lunare.
Probabilmente nessun attore dell’epoca avrebbe accettato di lavorare in queste condizioni nemmeno per il grande (e lo era già all’epoca) Fritz Lang. Tenete presente che Willy Fritsch e Gerda Maurus erano stelle di prima grandezza del cinema tedesco dell’epoca.

Pero’, se non ricordo male, nella zona della base, era presente gravita’ artificiale prodotta da delle apparecchiature poste all’esterno, che vengono utilizzate nell’episodio “sole nero” per permettergli di attraversare indenni il buco nero.

Si infatti questa pseudospiegazione compare in quell’episodio e poi però in seguito viene data “per scontata”.

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Ai tempi del film l’effetto Schüfftan era l’effetto speciale piu’ avanzato disponibile (permetteva di mettere fondali dipinti/fotografati dietro agli attori grazie a uno specchio semiriflettente).

Oggi abbiamo fatto passi da gigante, ma simulare i movimenti del corpo umano a gravita’ ridotta e’ un effetto speciale ancora non risolto: e’ difficilissimo.

Anche utilizzando CGI (computer generated imagery) le leggi fisiche e fisiologiche per simulare in modo convincente il movimento corretto non sono ancora alla portata della tecnologia.

E’ plausibile che nei prossimi anni le scene possano essere recitate da “astronauti” che sono veramente nello spazio, taggati per poterne rilevare i movimenti, con la stessa tecnica usata ad esempio in Avatar. Dopodiche sui dati di movimento racccolti ci monteranno la faccia e il corpo dei veri attori. A parte Tom Cruise che nello spazio ci vuole andare veramente.

Per Apollo 13 Ron Howard è andato oltre: nessun effetto speciale, le scene in microgravità furono girate grazie all’impiego del KC-135 della NASA, il cosiddetto e famoso “Vomit Comet”…

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Adesso vale la pena di vedere in dettaglio il razzo “Friede”.
Innanzitutto si tratta di un’evoluzione del “Modell E” introdotto da Oberth nel suo libro “Die rakete zu den planetenräumen” del 1923:

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La Friede è lunga 52 metri con un diametro di 10 metri (ebbene sì le dimensioni non sono molto lontane dall’attuale SpaceX Starship…). La struttura, presumibilmente, è fatta con un mix di acciaio per la parte portante ed alluminio per il rivestimento. I motori per entrambi gli stadi sono a propellente liquido alimentati da una miscela di LOX/Alcool (nel corso degli anni seguenti sarà rimpiazzata dalla molto più efficiente LOX/Kerosene).
I motori sono raggruppati in cluster di cluster (la stessa tecnica che utilizzerà Korolev per la famiglia degli R-7) arrangiati in ugelli esagonali (li stessi che utilizzerà mezzo secolo più tardi Kubrick per il veicolo lunare “Aries 1B” nel film 2001).
In base alle foto del modello che si vede nel film sono presenti paracadute sia al primo sia al secondo stadio, Oberth aveva pensato sin dall’inizio alla riusabilità.
In realtà le lunghe “fin” a sezione scatolare suggerirebbero lo spazio per un eventuale primo stadio, rendendo così la Friede a tre stadi.
In tutte le immagini del film, però, di questo primo stadio non c’è traccia.

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  1. Persino il maniacale Stanley Kubrick nel suo “2001 Odissea Nello Spazio” del 1968 fa muovere gli astronauti sulla Luna al ralentì per simulare la gravità ridotta e poi, però, Floyd e compagni si muovono normalmente all’interno della Base Clavius senza nessuna spiegazione plausibile (ricordiamoci che invece a bordo della Space Station V a doppia ruota la forza peso era indotta per rotazione).
    [/quote]
    Già, e pensare che ho visto il film tre volte e non ci avevo fatto caso.
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Una bella vista in sezione assonometrica del razzo Modell E di Oberth, presa dal libro “Mit Raketenkraft ins Wentanall / Vom Feuerwagen Zum Raumschiff” di Otto Will Gail pubblicato nel 1928:

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Nello stesso volume sono presenti due incredibili immagini di “prescienza”:

La prima rappresenta l’ammaraggio di una capsula spaziale al largo delle coste americane, con tanto di flotta navale ed aerea addetta al recupero, confrontate questo disegno (ad esempio) con una delle tante immagini del programma Mercury.

La seconda rappresenta il rientro a terra, sempre in America (si vede Manhattan sullo sfondo) del secondo stadio di un razzo orbitale, il quale atterra a mezzo di un paracadute anulare ed accensione dei retrorazzi. Inutile dire (al netto del paracadute) quanto sia simile all’atterraggio di una odierna Starship della SpaceX.

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SS usa aerofreni invece del paracadute per ridurre i requisiti di propellente all’atterraggio ma la fisica e’ sempre quella.

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L’unica differenza con i lanci di oggi è che nel film gli ugelli sono immersi nell’acqua. Immagino per smorzare l’onda d’urto e per raffreddare i gas, o forse c’è ancora quella sensazione del punto d’appoggio, bestia nera di Ciolkovsky e Goddard…
Il film l’ho visto recentemente: il lancio è impressionante. Sapevo che c’era lo zampino di O&vB, ma che forza, forse il momento meglio riuscito di tutto il film, a parte il volo e la tecnologia anni '30, che mi fa sorridere, ma erano i tempi. Ancora oggi, quando leggo un racconto e vedo un film di SF datato, devo sempre ricordarmi quando è stato prodotto.

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