Se è lui esiste questo libro:
scritto Giorgio Evangelisti, s’intitola “Storie di Piloti e d’aeroplani”, editoriale Olimpia, Firenze, 1991.
E’ una chicca. Racconta la storia dei dottor Cattaneo, dentista di mestiere, aviatore per travolgente passione negli anni Trenta. "Era stato costui - scrive Alvi - legionario di fiume con D’Annunzio e campione di volo a vela nella gara di altezza ad Asiago nel 1924.
Ettore Cattaneo estraeva molari ma contemporaneamente progettava e costruiva prototipi di alianti in grado “di decollare da soli”. Dopodiché li provava anche. Nel 1931, ad esempio, si fece lanciare ai comandi dell’aliante da un cavo elastico tirato da due squadre di 10 uomini.
Il suo chiodo fisso era decollare su un aliante a razzo. Stamer ed Opel, a quel tempo, avevano già volato per otto secondi usando polvere nera per i razzi. "Cattaneo - scrive Alvi - per evitare i loro disastrosi incidenti si era invece dedicato a studiare propellenti sia solidi che liquidi.
Mescolò le miscele più varie dentro cilindri d’ottone, poi li montò e rimontò a batteria. Fu denunciato per abuso di fuochi d’artificio, sciolse a fatica l’equivoco e ricorse ai consigli di due illustri chimici, Bianch e Molinari. I vapori l’avvelenarono, dovette ricoverarsi in ospedale. Ma non desistette. Inventò - continua Alvi - dei razzi composti da una miscela solidificata di cloro, paraffina e polvere da sparo, e li applicò sul retro di un aliante al quale fece accorciare ali e fusoliera.
Infine rimirò i suoi razzi bianchi e rotondi come scatole di pomodori pelati. Sulla pista lo attendeva con altri invitati, civili o militari, Udet, famosissimo asso acrobatico tedesco. Scrutò attento il bel viso, la fronte, i capelli mossi e pettinati all’indietro del Dottor Cattaneo.
Rimirò ammirato l’apparato delle ali. L’aliante era stato rinforzato, e pesava 300 chili col pilota; eppure manteneva una finezza di proporzioni, semplice ed elegante. I razzi scoppiarono e l’aliante volò. Coi capelli via via sempre più sollevati, in camicia Ettore Cattaneo si cimentò in sei voli di varia lunghezza: da 300 metri a 1 chilometro. In volo durò per aria due minuti; Opel al massimo era volato tre anni prima, soltanto otto secondi.
Udet si commosse, strinse le mani al dentista volante e proferì un “Das freuet mich”. Cattaneo si schernì dicendo che la spinta gli pareva ancora insufficiente; e promise certissimi miglioramenti. Invece dovette desistere. I molari non bastavano a finanziare i sempre più lucrosi esperimenti che s’imponevano, ricorda Alvi. L’aliante a razzo finì in un buio hangar: a totale insaputa di Cattaneo venne demolito.
Scrisse pure un libro: “Il volo a vela e il suo domani”. E inviò, ingenuissimo, a Roma, al Ministro, la ben scritta memoria, “Utilità dell’aliante a scopo bellico e commerciale”. Venne ovviamente respinta.
Il generale tedesco Udet spiegherà poi che gli sbarchi di alianti a sorpresa in Belgio, la conquista dei mitici forti Eben Emael e persino l’invasione di Creta erano ispirati dagli scritti di Ettore Cattaneo. E, perplesso, aggiungerà: “E strano che voi italiani facciate pubblicare queste cose… che poi servono ad altri”.
Quando l’11 gennaio 1972 Cattaneo morì a Milano già da due anni cimeli e copie del suoi studi su la propulsione a razzo venivano conservati con ogni riguardo in Russia al Museo degli Astronauti di Trula, dove sono esposti le tute e il razzo di Gagarin".
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