Risolto il mistero delle "due facce" di Marte

Le notevoli differenze tra l’emisfero nord e quello sud del pianeta Marte sono rimaste un rompicapo per più di 30 anni.
Una delle spiegazioni proposte – ovvero l’impatto di un asteroide massiccio – ora ha trovato un supporto nelle simulazioni al computer effettuate da due gruppi di ricercatori che pubblicano i loro risultati sull’ultimo numero della rivista “Nature”.

“Si tratta di un’idea molto vecchia, ma nessuno ha mai effettuato i calcoli numerici per verificare che cosa succederebbe nel caso in cui un grosso meteorite colpisca Marte”, ha commentato Francis Nimmo, professore associato di scienze planetarie e della Terra dell’università della California a Santa Cruz (UCSC) e primo autore di uno degli articoli.

Il gruppo di Nimmo, utilizzando un modello bidimensionale, ha trovato che tale impatto potrebbe in effetti produrre le differenze osservate tra i due emisferi del Pianeta Rosso. Il secondo studio, svolto da Margarita Marinova e Oded Aharonson del California Institute of Technology e da Erik Asphaug, dell’UCSC, ha utilizzato un approccio differente, con un modello tridimensionale ma con una risoluzione inferiore, arrivando alla stessa conclusione.

La cosiddetta dicotomia emisferica è stata osservata per la prima volta dalle missioni Viking della NASA degli anni settanta. La sonda ha rivelato che le due metà del pianeta hanno aspetti molto differenti tra loro, con pianure vaste e relativamente giovani nell’emisfero nord, e altipiani relativamente vecchi punteggiati di crateri in quello sud. Circa 10 anni fa, la missione Mars Global Surveyor ha mostrato che a nord la crosta del Pianeta è molto più spessa che nel sud e ha rivelato anche anomalie magnetiche presenti nell’emisfero sud e non in quello nord.

"Per la dicotomia emisferica sono state proposte due spiegazioni principali: o qualche tipo di processo interno che ha cambiato metà del pianeta, o un un enorme impatto su un lato”, ha continuato Nimmo. "L’impatto dovrebbe essere stato tale da far ‘esplodere’ metà della crosta del pianeta, ma non abbastanza grande da fondere tutto. Ciò che abbiamo dimostrato è la possibilità che tutto si sia effettivamente in questo modo.”

Fonte: Le Scienze