Nell’assenza di gravità non è affatto facile: maxi sudorazione,
problemi di erezione. Ma c’è chi ci crede. E nasce la sexy tuta
Sesso nello spazio? Una faticaccia
Per gli scienziati è un rompicapo
di BENEDETTA PERILLI
Le tute “2suit”
(progetto di Vanna Bonta)
ROMA - Nel 1961 Yuri Gagarin è il primo essere umano ad orbitare intorno alla Terra. Nel 1963 Valentina Tereshkova compie una missione di tre giorni a bordo di una navicella: è la prima astronauta della storia. Tanta strada è stata fatta da quel giorno. L’ultima missione risale allo scorso 4 luglio e per tredici giorni un equipaggio formato da quattro astronauti e due astronaute ha viaggiato nello spazio su un Discovery. Ormai è routine. Ma uomini e donne protetti dal buio dello spazio e accarezzati dalle stelle cosa fanno quando è ora di andare a dormire? É curioso scoprire a come non sia affatto facile scambiarsi anche un semplice abbraccio in assenza di gravità. Figuratevi il resto. A teorizzare possibilità e controindicazioni del sesso nello spazio ha pensato Jim Logan, fisico della Nasa, durante la conferenza NewSpace 2006, tenutasi lo scorso fine settimana a Las Vegas e sponsorizzata dalla Space Frontier Foundation.
Tanto per cominciare bisogna non dimenticare alcuni problemi pratici: il sesso nello spazio potrebbe essere più caldo e più umido di quello sulla Terra dato che in assenza di gravità il calore corporeo non viene disperso. Gli scienziati hanno dimostrato che il corpo ha una maggiore sudorazione nella microgravità e il mix di sudore e umidità potrebbe creare tante piccole gocce galleggianti nell’ambiente.
E ancora: la fisica dell’assenza di gravità comporta inoltre la fluttuazione dei corpi, ecco dunque che il più romantico bacio risulterebbe impossibile nello spazio e si dovrebbe ricorrere ad ingegnose soluzioni come l’ancoraggio del corpo alle pareti o al corpo dell’altro tramite delle tute speciali. C’è già chi, come la scrittrice americana Vanna Bonta, ha progettato il modello adatto: “2suit”. Si tratta di due tute leggerissime, in velcro e zip, con il lato interno quasi trasparente per poter permettere un maggior contatto fisico. Ultimo fra i problemi, ma sicuramente non per importanza, potrebbe essere quello dell’erezione: in spazi di microgravità la pressione sanguigna è molto bassa e questo potrebbe comportare una leggera diminuzione della misura del pene.
“La fantasia - spiega ancora Logan - potrebbe essere molto superiore alla realtà ma nonostante questo inconveniente il sesso spaziale, così come altre attività biologiche nello spazio, potrebbero essere cruciali all’umanità”. Potrebbe diventare nei prossimi secoli una frontiera da superare per evitare - sostiene qualcuno - addirittura l’estinzione della razza umana. “Il sesso a gravità zero non è solo una buona idea ma è sopravvivenza”, sostiene la scrittrice Laura Woodmansen che nel libro
Sex in space tratta tutti gli aspetti della creazione: dal concepimento alla nascita del bambino spaziale.
Ma a ridimensionare le teorie della Woodmansen ci sono gli scienziati: la possibilità di portare a termine una gravidanza nello spazio per il momento è nulla. A partire dalla ventiseiesima settimana di gestazione la gravità è infatti un elemento fondamentale alla formazione della struttura scheletrica del feto. Questo potrebbe costituire un limite invalicabile anche per le teorie della colonizzazione del sistema solare e come unica soluzione gli scienziati prevedono la costruzione di ambienti a gravità artificiale. Alcuni anni si era stato ipotizzato un interesamente della Nasa su questo tema , con l’avvio di uno studio sul comportamento sessuale durante una missione nello spazio. Ma non vi furono conferme e lo stesso Logan, oggi, smentisce qualsiasi tipo di relazione fra la Nasa e le teorie del sesso spaziale.
Ma se non siete astronauti e desiderate passare una notte nello spazio fra le braccia del vostro amato, qualche speranza c’è. La Bigelow Aerospace, per esempio, ha progettato la prima camera da letto spaziale. Proprio la scorsa settimana è stata lanciata nello spazio una navicella con una stanza in miniatura, un modellino di quattro metri di larghezza che rappresenta in scala quello che sarà il primo resort spaziale composto da tante piccole stanze separate. La Genesis I, questo il nome della navicella, è partita sgonfia e si è gonfiata a 550 chilometri dalla Terra. Stando alla Bigelow, proprio grazie a questo sistema si potranno lanciare nello spazio, senza preoccuparsi del peso della struttura, coppie in cerca di nuovi orizzonti. L’idea dell’albergo nello spazio - parttorità dal multimilionario americano Robert Bigelow, già proprietario di una catena alberghiera - è ambiziosa. Lui promette di realizzarla nei prossimi anni. Intanto è possibile partecipare al lancio del secondo modellino, il Genesis II, mettendo una propria foto al suo interno per soli 300 dollari.
Da repubblica.it