A bordo del modulo di discesa della Soyuz.
Per i più pigri, ripropongo qui la serie di eventi che normalmente sperimentano gli astronauti, durante in rientro atmosferico:
I tre astronauti indossano le tute russe Kentavr anti-G. Sono tute anti-G comunque speciali, che servono anche ad agevolare il rientro in gravità dopo una lunga permanenza nello spazio. Prima della partenza vengono ingeriti liquidi adittivati, e cioè, tre compresse di cloruro di sodio durante la prima colazione e dopo il pasto di mezzogiorno, ogni volta con 300 ml di liquido, e due pillole durante il pasto a bordo di Soyuz, prima di deorbitare.
Prima della discesa
una particolare attenzione va osservata nei riguardi della cintura medica, attrezzata con sensori affinche siano ben applicati nelle zone interessate del corpo. Durante la preparazione della discesa, i cosmonauti dovranno “trovare” la posizione più confortevole e corretta nel loro seggiolino e serrare le cinture in modo da garantire la perfetta adesione tra corpo e seggiolino.
Durante la discesa
si osservano le particelle di polvere “affondare” dentro il modulo di discesa, questo è il primo indizio fisico del rientro atmosferico e dei primi effetti gravitazionali. Da questo momento si deve prestare una particolare attenzione perchè i carichi iniziano a crescere rapidamente.
Sotto l’effetto dei G-load, la sensazione del carico sul corpo diventa sempre più evidente, il respiro diventa più affannoso come pure il poter parlare. Queste sono sensazioni normali, e questi effetti si devono accettare con un certo “distacco” senza farsi coinvolgere, come pure quando ad un certo punto si sente un nodo, come un grumo in gola… tutto normale don’t panic, non si deve tentare di combatterlo… la cosa migliore è cercare di non parlare e degluire regolarmente.
In questa fase, l’equipaggio deve eseguire dei rapidi controlli sugli effetti visivi e, in caso di verifichino dei disturbi, cercare di stringere ulteriormente i tensionatori sull’addome e sui muscoli delle gambe.
Nel momento del dispiegamento del paracadute, l’impatto della decelerazione sarà avvertito come un forte “strappo”, questo non è un problema, il problema arriva dopo… ci si deve tenere preparati alle successive oscillazioni, che comportano “irritazioni” al vestibolo dell’orecchio medio. Queste irritazioni si presentano in forme diverse, come: vertigini, iperidrosi (sudorazione eccessiva), illusioni, generale disagio e nausea. Per limitare questi effetti, l’equipaggio deve limitare i movimenti di testa e occhi, anzi, l’ideale è fissare lo sguardo su oggetti immobili.
Touchdown
poco prima del contatto con il suolo, l’equipaggio si deve preparare all’impatto con il suolo cercando di essere “tutt’uno” con il proprio seggiolino, con particolare attenzione agli arti quali braccia, e alla zona polso/mano. Velocità di atterraggio: circa 9,9 m/sec. (35,65 Km/h).
Dopo l’atterraggio
l’equipaggio non deve cercare di liberarsi velocemente dai seggiolini per uscire. Sono invece invitati a restare tranquilli per diversi minuti, calma ragazzi… solo dopo un po’ si può provare ad alzarsi. In questa fase, si devono limitare gli spostamenti del capo e degli occhi e limitare i movimenti allo stretto necessario, procedendo lentamente. Si deve cercare di far adattare il corpo alla gravità senza assumere posizioni verticali in modo troppo rapido.
A tutt’oggi, il rientro atmosferico con le Soyuz fornisce le stesse emozioni che hanno avuto gli astronauti, agli albori dell’era spaziale