SpaceX Crew-1: importanti modifiche alle operazioni della ISS

Stanotte, se tutto va bene, con SpaceX Crew-1 gli americani finalmente torneranno a lanciare astronauti verso la ISS con missioni di routine (ovvero non di test).

Oltre a tutto quello che è stato detto, vorrei condividere qualcosa che, per chi non ci lavora, probabilmente non salta all’occhio.

Con questo lancio, succederà anche qualcosa che non è mai successo prima: la Dragon sarà per tutta una Expedition uno dei veicoli di salvataggio della ISS.

Questo significa che, per la prima volta dalla Expedition-1, la ISS avrà un veicolo di salvataggio nel segmento russo e uno nel segmento americano, con i due veicoli sostanzialmente in posizioni diametralmente opposte uno rispetto all’altro.

Perché questo è importante?

Il concetto di sicurezza alla base di tutte le operazioni della ISS, è che gli astronauti non devono mai essere isolati dal proprio veicolo di salvataggio.

Questo significa che, dalla Expedition-1 fino a stanotte, gli astronauti dovevano sempre stare in posizione “più AFT” di un hatch chiuso: se chiudevano l’hatch tra nodo 1 e LAB, gli astronauti dovevano per forza essere tutti dal lato del Nodo 1.

L’eccezione ovviamente era durante i voli Shuttle (max un paio di settimane) e durante lo scorso volo di test di SpaceX, ma in quel caso gli astronauti non erano “formalmente” parte della Expedition, il che significava che per esempio in caso di emergenza sarebbero dovuti andare nel loro veicolo ma non avrebbero partecipato a risolvere l’emergenza.

Con SpaceX Crew-1, per la prima volta nella storia della ISS, le procedure di emergenza saranno compleramente modificate: mentre fino ad ora gli astronauti andavano tutti nel lato russo (ed eventualmente nelle Soyuz), da ora in poi per la prima volta l’equipaggio si dividerà in due: chi nella sezione russa e chi nel Nodo-2/Dragon.

Dopodiché, l’investigazione inizierà in parallelo tra i due gruppi.

Prendiamo l’esempio di una depressurizzazione: fino ad oggi gli astronauti andavano verso le Soyuz chiudendosi gli hatch “dietro”, dopodiché per trovare in quale modulo era la leak riaprivano gli hatch ad uno ad uno, con Nodo-2, Columbus ed il JEM che naturalmente erano gli ultimi due ad essere aperti. D’ora in poi invece, alcuni astronauti saranno nella Soyuz ed alcuni nella Dragon, con gli hatch di tutti i moduli che li separano chiusi. Questo significa che anche l’ordine di riapertura degli hatch cambierà completamente, probabilmente con i due “mezzi equipaggi” che procederanno in parallelo, fino ad incontrarsi da qualche parte nel mezzo.

Il caso di perdita di ammoniaca poi è ancora più interessante: visto che il segmento russo non usa un controllo termico con circuiti ad ammoniaca, la risposta standard all’ammonia leak era sempre “corri verso il lato russo e appena sono tutti di là chiudi l’hatch di Nodo-1”. Questo perché il lato russo era quello che di sicuro non poteva essere la sorgente dell’ammoniaca. Ora invece, in teoria la sorgente dell’ammoniaca potrebbe anche essere il Nodo-2 (o JEM o Columbus). Significa che in caso di perdita di ammoniaca, un astronauta per esempio in Cupola dovrà prendere una PBA e farsi tutta la sezione americana fino ad arrivare alla Dragon, molto probabilmente passando nel modulo dove c’è la perdita. Sicuramente la NASA ha pensato bene a tutte le eventualità del caso (probabilmente gli astronauti si spogliano nel PMA per lasciare eventuali vestiti contaminati lì e non portarli nella Dragon).

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Wow! Grazie Buzz!

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Ovviamente, visto che io ne sono fuori da ormai 5 anni, bisogna ringraziare la mia gentil consorte, che domani mattina è in Shift e quindi nel weekend si è dovuta ristudiare tutte le nuove emergency procedures :grin:

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Magari è una domanda stupida, ma come mai non avrebbero partecipato a risolvere l’emergenza? Motivi di addestramento?

In ogni caso grazie @Buzz e consorte!

Ti rispondo in base alla mia esperienza ma non per conoscenza diretta, visto che le procedure di emergenza le ha scritte NASA per conto suo. Quindi potrei anche sbagliarmi.

In quanto “ospiti” della stazione, non tutti erano necessariamente addestrati a tutte le procedure di emergenza quanto lo erano quelli della Expedition.

Al di là del training, è anche una questione di responsabilità: ognuno bada al proprio veicolo, e le procedure di emergenza di ogni veicolo sono fatte per il “proprio” equipaggio, che da solo deve un grado di fare tutto. Aggiustare le procedure di emergenza per coinvolgere anche gli equipaggi “ospiti” significherebbe fare due tipi di procedure (per quando gli ospiti ci sono e per quando non ci sono), il che comporta anche raddoppiare l’addestramento di tutti, sia degli astronauti che del Flight Control Team a Terra.

Detto questo, se gli astronauti dello Shuttle avessero chiesto di aiutare, la decisione sarebbe stata del comandante (il quale probabilmente avrebbe detto sì).

D’altronde, mi vengono in mente le due emergenze della Mir raccontate in Dragonfly: sia Mike Foale che Reinhold Ewald sono stati mandati nella loro Soyuz ad aspettare che i colleghi russi risolvessero il problema

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Grazie mille, gentilissimo! Andrò a vedermi l’episodio della Mir.

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