Che le ali fossero “ripiegabili” ovvero che potessero cambiare il cosiddetto “angolo di diedro” era evidente si dal primissimo SN1 (ben prima che fossero divulgati i profili di atterraggio), data la presenza della lunga cerniera tra la radice di ciascuna semiala ed il raccordo con la fusoliera cilindrica.
Due parole sulla configurazione alare: pur essendo minimali le due semiali hanno una pianta a “delta composito” come quelle dello Shuttle con bordo di uscita diritto, ed un raccordo-semiala fusoliera LERX (Leading-edge Extension) solidale alla fusoliera.
Occhio che queste cover sono riferite al prototipo SN1, data la rapidità con cui si evolve il progetto, non è detto che su SN8 (e successivi) si ritrovino uguali o siano proprio abolite.
Però probabilmente il motivo di questa scelta è molto diverso… se inquadriamo startship come un *plano tradizionale queste superfici non sono pensate per generare portanza ma esclusivamente drag, con un angolo d’attacco praticamente di 90°.
Quindi quei raccordi li chiamerei genericamente wing-strakes ma non penso possaano essere considerati LERX: non sono lì per generare un vortice che aiuti ad evitare la separazione del flusso sull’ala principale e non so nemmeno se quello possa essere davvero chiamato Leading Edge
Probabilmente l’unica vera ragione per queste forme è un compromesso tra il drag totale richiesto, le capacità degli attuatori di muovere l’intera ala e una buona posizione del centro di pressione.
E’ difficile discriminare se si tratta di semiali in quanto tali oppure di semplici superfici di “drag e controllo”.
Ovviamente non sono semiali nel senso canonico del termine perché non servono a generare portanza durante la fase di planata in aria densa (così come avveniva per quelle dello Shuttle) ma sono senz’altro superfici di controllo e non meri freni aerodinamici (o aerofreni).
Sono disposto anche ad ipotizzare che abbiano un ruolo attivo durante la fase di rientro nell’atmosfera quando Starship si comporta come un corpo portante (“lifting body” anche in questo caso come lo Shuttle).
Non dimentichiamoci che queste semiali lavorano in maniera congiunta alle superfici canard poste nel muso (come per lo Eurofighter Typhoon giusto per fare un esempio), per cui si tratta pur sempre di una configurazione definita “delta-canard”, anche se poi lo Starship non plana in maniera classica ed atterra in verticale grazie all’azione dei propri motori Raptor.
In ogni caso, a mio avviso, un minimo di disamina sulla configurazione aerodinamica generale dello Starship (che per sua natura viene sempre percepito più come “razzo” e meno come veicolo “alato”) andava fatta…
a mio avviso sono banali carenature aerodinamiche della cerniera. il rientro no, ma la partenza sarà lungo l’asse del veicolo e serve avere un comportamento corretto quando la velocità sale.
Durante il rientro le ali avranno anche un carico enorme e non mi stupirei se quel gradino che corre lungo il serbatoio sia lì in attesa di poter ricevere una cerniera centrale che contribuisca a ridurre la flessione dell’asse