Stazioni Salyut

Una delle pietre miliari nella storia del programma spaziale sovietico “manned”, è stata la continua messa in orbita, a partire del 1971, di avamposti di ricerca avanzata tali da garantire una continuativa presenza di astronauti nello spazio. Presenza, da parte russa, che continua ancora oggi grazie, prima al Mir e poi alla ISS. Le stazioni spaziali sovietiche si possono distinguere in tre generazioni differenti. Le prime due appartengo alle stazioni Salyut. La caratteristica differenza tra i due tipi di stazione, risiede nella presenza di un solo portello di docking per quelle della prima generazione e di 2 portelli di docking, posti alle due estremità della struttura, per quelle della seconda generazione.

Il linea di massima il corpo centrale di una Salyut è lungo 13 m, ha un diametro di 4, 2 m, un volume abitabile di circa 100 mc e pesa una ventina di tonnellate… Il complesso può essere suddiviso in 3 grandi parti: airlock/docking module, laboratorio/quartiere equipaggio e modulo per la strumentazione di volo e propulsione. Quest’ultimo è l’unico modulo non abitabile. Per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica, questa è prodotta grazie ad una serie di pannelli solari, il cui numero e posizione variano a seconda delle stazione. Ogni pannello è comandato automaticamente dal computer di bordo, per poter offrire sempre il miglior orientamento al sole. Oltre ai pannelli solari, esternamente sono disposti sensori di vario tipo per l’orientamento, 19 oblò, e un dispositivo di controllo della temperatura disposto vicino all’oblò dove è montata la camera multispettrale MKF-6M (vedi più avanti).

Airlock/docking module
come dice il nome stesso, questo modulo costituisce l’interfaccia della stazione con “ciò che arriva dalla terra”, in quanto permette l’aggancio delle capsule soyuz e progress (per le stazioni di seconda generazione) per il trasferimento di equipaggio e rifornimenti. Nel modulo trovano posto le spacesuit e le attrezzature correlate per le EVA e vi sono due postazioni per il controllo dell’orientamento della stazione. Vi sono poi 7 oblò, uno sportello per ground service e per le EVA oltre al sistema di docking con le soyuz. All’esterno del modulo sono sistemati, inoltre, i seguenti apparati:
• Luci, telecamere e antenna per docking
• Pannello di regolazione della temperatura
• Bombole di aria compressa
• Sensori per l’orientamento
• Corrimani per EVA
• Pannello per lo studio dell’impatto con micrometeoriti e per lo studio del vuoto su materiali come la gomma, polimeri, ecc…

Living quarter/operations area
Subito dopo il modulo di airlock/docking incontriamo la parte adibita a laboratorio, la quale si divide in più postazioni. La postazione N°1 contiene due postazioni di lavoro dalle quali poter monitorare tutti i sistemi della stazione, dal supporto vitale alle comunicazioni. La postazione N°2 è adibita alle attività di astronavigazione e controllo dell’orientamento. Tra queste due postazioni vi è una piccola area occupata da un tavolino sul quale poter mangiare o eseguire piccoli lavori di manutenzione/ripazione della strumentazione. Segue la postazione N°3 dalla quale è possibile controllare tutti gli esperimenti scientifici presenti a bordo. Infine vi una quarta postazione nella quale si compiono esperimenti vari e osservazioni biologiche. A tal riguardo la postazione è equipaggiata con centrifughe, bicicletta ergonometrica, camera del vuoto, apparecchio per la stimolazione muscolare, ecc… In un oblò vicino alla postazione N°4 vi è inoltre installata una camera multispettrale MKF-6M, di fabbricazione tedesca (Germania Est) con la quale eseguire varie osservazioni astronomiche e terrestri.

Modulo strumenti e propulsione
Il modulo contiene il sistema di controllo dell’assetto/orientamento e quota, il cui mantenimento è garantito dal motore centrale capace di una spinta di 300 Kg. In questa area sono inoltre immagazzinati i rifornimenti portati dalle progress (solo per stazioni di seconda generazione). Sempre e solo per le stazioni di seconda generazione, in questa area è contenuto un secondo apparato di docking uguale a quello descritto precedentemente.

I maggiori sistemi di bordo, comuni a tutte è due le generazioni di Salyut, sono:

onboard equipment control system: il sistema permette la gestione dell’energia prodotta dai pannelli, il data link con il controllo a terra e lo spiegamento di attrezzature esterne. Il sistema può operare in automatico, essere comandato dal controllo a terra oppure manualmente dagli astronauti.

Orientation and motion control system: sulla base dei numerosi sensori disposti su tutta la stazione, il sistema, in automatico o manuale, gestisce il mantenimento dell’orientamento; il sistema, inoltre, è impiegato per la fase di docking.

Combined motor installation: sistema per il controllo dell’apparato propulsivo di piccola e grande spinta.

command radio link and television communications system: sistema per la trasmissione da e per il controllo a terra, della telemetria e comunicazioni varie.

Telephone communication systems: altro sistema di comunicazione funzionante in onde corte e ultracorte tra controllo a terra e stazione, e tra stazione e navette soyuz.

Radiotelemetry communications systems: grazie a questo sistema tutti i dati riguardanti la telemetria della stazione e i risultati ottenuti dagli esperimenti scientifici, vengono registrati su nastro per poi essere trasportati a terra con le soyuz.

Power supply system: sistema per la gestione dell’energia a bordo della stazione e delle navette attaccate alla stessa. Il sistema provvede l’alimentazione a elementi come il dispositivo di rotazione dei pannelli solari, carica delle batterie, ecc…

Life support system: sistema per il controllo del supporto vitale. Permette la regolazione dell’atmosfera interna e della sua pressione, sistema di rigenerazione dell’ossigeno e assorbimento della CO2; sistema di rigenerazione dell’acqua attraverso la condensazione dell’umidità contenuta nell’atmosfera della stazione; sistema sanitario; supporto alle operazioni di EVA.

Medical monitoring and prophylaxis equipment: il sistema è composto da attrezzature per il monitoraggio delle condizioni fisiche degli astronauti, come pure una piccola palestra per ovviare ai noti problemi che si incontrano in missioni di lunga durata.

Temperature regulation system: il sistema garantisce il corretto controllo della temperatura all’interno della stazione come pure per gli esperimenti scientifici.

Docking and internal transfer system: il sistema contiene tutti gli apparecchi necessari per le operazioni di docking, compreso il controllo della sezione di airlock.

Refueling system: questo sistema presente solo sulle salyut 6 e 7, è la chiave di volta per garantire una presenza di lunga durata della stazione, permettendo il rifornimento automatico di propellenti dalle navette progress. Il funzionamento è molto semplice: viene ridotta la pressione all’interno dei serbatoio della staziona ad un valore inferiore a quello della pressione contenuta nei serbatoi della progress, in questo modo grazie alla differenza di pressione i propellenti possono fluire dalla navetta alla stazione. L’operazione può essere condotta o automaticamente dal controllo a terra oppure dall’equipaggio. È comunque un procedimento piuttosto lento che può durare anche qualche giorno.

un po’ di schemi

Grande sivodave!
Ottimo post!!! :smiley:

La Saljut fu fondamentale per il proseguo dei programmi di stazioni orbitanti.

Era molto piccola rispetto alla Skylab ma mi risulta diede molti meno problemi(a parte l incidente in cui perirono tragicamente i tre astronauti ma che non era, mi pare, attribuibile alla Saljut).

A mio modo di vedere fu il primo passo che rese evidente la direzione di gestione del programma spaziale dei Russi ormai differente da quella degli Americani, agli occhi del mondo freschi “vincitori” di una gara senza dubbio appassionante ma che sambrava aver lasciato in secondo piano i lati più importanti delle esplorazione spaziale, cioè la ricerca scentifica.

Era molto piccola rispetto alla Skylab ma mi risulta diede molti meno problemi(a parte l incidente in cui perirono tragicamente i tre astronauti ma che non era, mi pare, attribuibile alla Saljut).

Viktor Patsayev, Georgi Dobrovolsky e Vladislav Volkov morirono nella fase di rientro della Soyuz 11, in quanto sorse un problema di depressurizzazione della capsula (si aprì una valvola). Gli astronauti NON indossavano tute pressurizzate d’emergenza.

La Saljut fu fondamentale per il proseguo dei programmi di stazioni orbitanti.

Era molto piccola rispetto alla Skylab ma mi risulta diede molti meno problemi(a parte l incidente in cui perirono tragicamente i tre astronauti ma che non era, mi pare, attribuibile alla Saljut).

Dimentichi la perdita della Salyut 2

Gran lavoro Sivodave!! :smiley:

Vorrei però sottolineare che i disegni che hai postato, realizzati molti anni fà dall’ottimo Charles P. Vick, sono oramai datati e (spesso non riflettono le reali caratteristiche dei laboratori spaziali classe Salyut (ed Almaz, che rappresentano la loro controparte militare).

Allego pertanto il mio contributo (estrapolato dalle lezioni del seminario che tengo all’Università).

Ancora altre slides…

Ancora altre slides…

Bellissime immagini e schemi… a riguardarle oggi fa quasi ridere vedere un cannone su una stazione spaziale… modello pirati all’arrembaggio…

Carissimo Peppe,
meravigliosi i tuoi disegni, come al solito… :smiley:

Carissimo Peppe, meravigliosi i tuoi disegni, come al solito... :smiley:

Eggià … me lo avete invitato a nozze il Peppe … :grinning:

Bellissime immagini e schemi... a riguardarle oggi fa quasi ridere vedere un cannone su una stazione spaziale... modello pirati all'arrembaggio....

Oggi fa davvero ridere, ma negli anni '70 i russi avevano preso SERIAMENTE in considerazione l’idea che una versione militare dell’Apollo (che evidentemente esisteva solo nelle loro menti paranoiche) potesse attaccare una stazione Almaz. :scream: :smiley:

La cosa ancora più divertente è che gli stessi americani hanno sempre giudicate come ridicole le voci di laboratori spaziali russi armati, si sono dovuti arrendere all’evidenza solo negli anni '90 dopo la caduta dell’URSS.

Bei Disegni veramente!

Dimentichi la perdita della Salyut 2

Volevo appunto chiedere a riguardo di questo fattaccio…

Da che so io, ma le mie fonti sono un pò datate, non cè mai stata molta chiarezza riguardo alla distruzione della Saljut 2…

Quel che so io è che non riuscirono a riprenderne il controllo dopo la messa in orbita, che gli stessi americani si resero conto che la stazione si stava gradualmente disintegrando e che alle richieste di chiarimento ai sovietici ottennero notizie inizialmente rassicuranti che poi si dimostrarono solo imbarazzanti “arrampicature sugli specchi”.

Mi risulta inoltre che gli americani avessero il dubbio che i sovietici caricassero assurdamente a bordo delle Saljut delle armi.

Insomma notizie non chiare…

belli belli belli…veramente belli i tuoi schemi Archipeppe!! molto belle le slide che mostra la graduale evoluzione di queste stupende stazioni!!! Tra l’altro ho un debole per le Salyut perchè la prima notizia astronautica che mi ricordo di aver sentito da piccolo riguardava proprio una Salyut!!!

Ma levami una curiosità, dove hai trovato il materiale per realizzare queste slide? non so quanti giri mi sono fatto in internet alla ricerca di schemi strutturali e cose del genere!! e finora ho trovato praticamente niente!!
le informazioni che ho scritto le ho ricavate da “The enciclopedya of soviet spacecraft” se non era per quello e per un pdf da dove ho recuperato quegli schemi, di Salyut ne avrei saputo ancora di meno!!

Ancora ottimo lavoro Peppe!!

Ti ringrazio per le parole di apprezzamento Sivodave!!

Per quanto riguarda le mie fonti, quella principale è senz’altro Internet, basta sapere cosa cercare e sopratutto conoscere un pò di russo… :wink:

Naturalmente a casa ho a disposizione una biblioteca molto vasta in materia (come puoi facilmente immaginare). Se vuoi posso tracciarti una bibliografia di base, dove metterei senz’altro in cima alla lista due ottimi volumi: “Mir hardware heritage” di David S. Portree (disponibile on-line sul sito delle pubblicazioni NASA) e “Almanc of Soviet Manned Spacecraft” di Dennis Newkirk (disponibile su Amazon), un volume non più recentissimo (risale al 1990) ma dettagliatissimo per quanto riguarda la descrizione delle missioni Salyut.

Bei Disegni veramente!
Dimentichi la perdita della Salyut 2

Volevo appunto chiedere a riguardo di questo fattaccio…

Da che so io, ma le mie fonti sono un pò datate, non cè mai stata molta chiarezza riguardo alla distruzione della Saljut 2…

Quel che so io è che non riuscirono a riprenderne il controllo dopo la messa in orbita, che gli stessi americani si resero conto che la stazione si stava gradualmente disintegrando e che alle richieste di chiarimento ai sovietici ottennero notizie inizialmente rassicuranti che poi si dimostrarono solo imbarazzanti “arrampicature sugli specchi”.

Mi risulta inoltre che gli americani avessero il dubbio che i sovietici caricassero assurdamente a bordo delle Saljut delle armi.

Insomma notizie non chiare…

Dall’ottimo volume “Abitare lo Spazio” di Giovanni Caprara (più altre fonti), si può ricostruire così la confusa cronologia delle prime stazioni Salyut/Almaz:

Salyut-1:

Lanciata il 19/04/1971, riceve le visite di Soyuz-10 (ma l’aggancio avviene in maniera difettosa e l’equipaggio non riesce ad entrare nella stazione) e degli sfortunati Cosmonauti di Soyuz-11. Viene fatta rientrare nell’atmosfera l’ 01/10/1971.

Cosmos/Salyut ?

Stazione identica alla Salyut-1 (era la sua riserva per le prove a terra), viene lanciata il 29/07/1972 ma a causa di un malfunzionamento del secondo stadio del vettore Proton, non riesce ad entrare in orbita e precipita nel Pacifico.

Almaz-1/Salyut-2

Prima stazione militare, viene lanciata il 03/04/1973 ma a causa di una grave avaria (la versione più accreditata è forse quella di un incendio elettrico) sfugge al controllo e si spezza in vari tronconi, ricadendo nell’atmosfera il 28/05/1973.

Cosmos-557/Salyut ?

Altra stazione civile, lanciata l’ 11/05/1973, ricade poco dopo nell’atmosfera (22/05/1973) a causa di un guasto al sistema di controllo di assetto.

Almaz-2/Salyut-3

Lanciata il 24/06/1974, finalmente raggiunge l’orbita con successo. Riceve le visite di Soyuz-14 e 15 (quest’ultima fallisce l’aggancio). Rientra nell’atmosfera il 24/01/1975.

Salyut-4

Lanciata il 26/12/1974, riceve le visite di Soyuz-17 e 18b. Rientra nell’atmosfera il 03/02/1977.

Almaz-3/Salyut-5

Ultima stazione della serie militare, viene lanciata il 22/06/1976. Riceve Soyuz-21, 23 (fallisce l’aggancio) e 24. Rientra nell’atmosfera l’ 08/08/1977.

Seguono poi le più note vicende di Salyut-6 e 7.

per cui queste stazioni avevano vita molto più breve anche rispetto alla stessa skylab(se fosse stata utilizzata un pò di più)…

Una durata così limitata nel tempo era prevista o furono solo dei problemi?

per cui queste stazioni avevano vita molto più breve anche rispetto alla stessa skylab(se fosse stata utilizzata un pò di più)...

Una durata così limitata nel tempo era prevista o furono solo dei problemi?

Bè, a parte i fallimenti più eclatanti, la permanenza in orbita era più o meno programmata. Il problema forse più importante di questa prima generazione di Stazioni Spaziali era il rapido degradarsi dei sistemi di bordo, sia quelli di controllo e manovra sia, soprattutto, quelli di supporto vitale. D’altronde questi laboratori erano dei veri e propri “prototipi” dove venivano sperimentati soluzioni e sistemi da usare nelle generazioni successive. Esistono vari aneddoti, più o meno attendibili, di equipaggi che abbiano abbandonato anzitempo le Salyut per avarie al controllo ambientale. Quando le Stazioni Spaziali diventavano via via inutilizzabili, talvolta venivano fatte rientrare immediatamente nell’atmosfera, altre volte venivano tenute in orbita al solo scopo di “esercitarsi” al controllo di un così grosso oggetto in orbita. Ovviamente il discorso non si applica alle Salyut 6 e 7, che poterono godere delle esperienze precedenti, guadagnando in longevità ed operatività.