Ho letto in questi giorni che sullo Shuttle volò nelle missioni STS 28,31 e 36 il teschio di una donna accuratamente sezionato e con all’interno sensori per rilevare i livelli di radiazioni per il ‘‘In-flight Radiation Dose Distribution (IDRD)’’.
Il sito Motherboard riporta le parole di Mike Mullane che usò lo stesso teschio per fare scherzi agli altri membri dell’equipaggio durante STS 36. Qualcuno di voi sa quali furono i risultati delle rilevazioni effettuate?
Più che altro,chissà chi era quella poveraccia.
Gli avessero detto che avrebbe volato tre volte nello spazio…da morta…
Horror in the space.
Una foto del contenitore:
Avevo letto su nasaspaceflight che era stato fornito da una bodyfarm indiana e ricoperto da una sostanza in plastica che simula i tessuti, come vedete in foto, in particolare il test più importante fu durante STS-36, dove l’elevata altitudine e inclinazione aumentarono il livello di radiazioni.
Indiana,nel senso di India e non di “pellerossa” (oggi si dice “nativi”)?
Allora,per finire in una body farm, sarà stata una dei milioni di poverissimi che vivono in quell’immenso continente.
Ed ha volato tre volte nello spazio;singolare destino davvero.
Oggetti simili se ne trovano in tutto il mondo in ogni ospedale o quasi che abbia un reparto di Fisica Sanitaria. La Fisica Sanitaria è una branca della Medicina che studia gli effetti delle radiazioni nel corpo umano e contribuisce alla creazione dei piani di cura di Radioterapia nei malati di tumore. Per i suoi scopi (prevenzione e cura) la Fisica Sanitaria usa spesso manichini come quello che si vede in foto che altro non sono che scheletri reali di persone che hanno “donato” il loro corpo alla scienza circondati appunto come scrive DDD da strutture plastiche (di solito resine) che simulano l’assorbimento delle radiazioni nel corpo umano. Hanno al loro interno vari canali dove possono essere inseriti minuscoli sensori di radiazione di vario tipo (pellicole gafchromic, dosimetri a termoluminescenza, dosimetri a stato solido) che permettono di calcolare organo per organo quale sarà il valore di di dose assorbita dall’organo presente in quel punto. A Trieste dove lavoro io abbiamo almeno 2 manichini di questo tipo (proprio come quello che si vede in foto ovverosia “tagliati a fette” per un più facile trasporto) più uno “intero” che viene usato non per letture di dose ma per simulare il posizionamento dei pazienti su una macchina. Tutti e tre sono, come ho già scritto, fatti con lo scheletro di tre persone ignote che hanno donato il loro corpo alla scienza. Per certo so che erano tre “europei”, probabilmente locali, ma di più non si sa. In funzione di ciò credo che il cranio utilizzato in quelle tre missioni Shuttle fosse quello di un “nativo” e non di un indiano d’India.
Ne abbiamo due “al naturale”" anche nel laboratorio di biologia a scuola.
Chimicamente come sono composte queste resine?
La grafite non funzionerebbe?
Un po’ di più info:
http://forum.nasaspaceflight.com/index.php?topic=31178.90;wap
http://forum.nasaspaceflight.com/index.php?topic=29830.10;wap2
Le resine dovrebbero essere le solite resine fenoliche, la grafite non funziona bene perché per la sua struttura cristallina assorbe più radiazioni del corrispettivo volume di corpo umano. Inoltre le resine fenoliche a seconda della loro composizione permettono di variare la densità di assorbimento della radiazione in modo da creare anche degli pseudo organi (i polmoni non assorbono tanto perché sono molto pieni di aria, il fegato assorbe di più del grasso ma meno del muscolo e così via).
Grazie Vittorio, ok tutto chiaro.
Rimanendo in tema, l’ESA ha svolto sulla ISS l’esperimento Matroshka (all’esterno del segmento russo). In quel caso si trattava di un manichino di un torso umano, con sensori in superficie e all’interno, per misurare la dose di radiazioni che un astronauta riceve quando è in EVA e per paragonare la dose sulla pelle e quella che invece penetra fino agli organi interni.
Il contenitore era fatto di fibra di carbonio, e all’interno aveva vere ossa e simulanti di tessuti umani. Però non so se le ossa fossero di animali o esseri umani.