UB 313

Ecco il decimo, si chiama UB 313
L’ANAGRAFE DEL NOSTRO ANGOLO DI UNIVERSO RISCHIA DI ANDARE FUORI CONTROLLO

1/3/2006

ORA è sicuro: UB313 supera le dimensioni di Plutone ed è il più grande oggetto del sistema solare che sia stato scoperto dopo il 1846, quando Galle riuscì a individuare Nettuno grazie ai calcoli di Le Verrier. Il diametro di 2003 UB313 (questa la sigla completa) è di 3000 chilometri (con l’incertezza di 600) e quindi in ogni caso supera i 2350 di Plutone. Lo dicono le ultime misure, di qualche settimana fa. In più, si è scoperto che ha un satellite. Dunque abbiamo finalmente il decimo pianeta, che qualcuno frettolosamente ha già battezzato Xena? Non tutti sono d’accordo. L’orbita di UB313 è molto inclinata rispetto a tutte le altre e molto ellittica: si spinge fino a una distanza 97 volte quella Terra-Sole, ma nella parte più vicina penetra nell’orbita di Plutone. Caratteristiche tipiche di un oggetto della Fascia di Kuiper che sia stato «sparato» fuori dal gruppo principale da un colpo di fionda gravitazionale. E’ probabile, poi, che molti altri corpi simili, e anche più grandi, si scopriranno in futuro, grazie a strumenti sempre più potenti: l’anagrafe del sistema solare andrebbe così fuori controllo. Per evitarlo, c’è chi propone di degradare anche Plutone a semplice «oggetto di Kuiper». Insomma: anziché salire a 10 pianeti, si scenderebbe solo a otto. [p. b.]

tratto da http://www.lastampa.it/

LA sonda della Nasa «New Horizons» è partita puntualmente verso Plutone il 19 gennaio. Informazioni sul pianeta, il più lontano, e su alcuni oggetti che gli sono simili, o più piccoli, aldilà dell’orbita di Nettuno, le avremo solo tra una decina di anni, quando la sonda raggiungerà il suo obiettivo. Fino agli inizi degli Anni ‘90 l’unico oggetto di dimensioni planetarie conosciuto al di là di Nettuno era Plutone, ma la sua appartenenza alla famiglia dei pianeti maggiori è sempre stata vista con sospetto dagli addetti ai lavori, a causa delle piccole dimensioni (circa 2300 km di diametro) e della sua orbita, più inclinata e allungata rispetto a quelle degli altri otto pianeti. Il quadro generale del Sistema Solare è stato però ridisegnato dal settembre ‘92 con la scoperta del primo di una lunga serie di piccoli corpi ghiacciati orbitanti al di là di Nettuno (il loro numero si avvicina già al migliaio). Nel 1949 K.E. Edgeworth e nel 1951 G.P. Kuiper, in due articoli scritti indipendentemente, proposero che il disco circumsolare di gas e polveri da cui si erano formati i pianeti non terminasse improvvisamente in prossimità di Nettuno, ma sfumasse gradualmente verso lo spazio interstellare. Suggerirono, quindi, che esistesse un numero significativo di piccoli corpi, i resti del disco primordiale di materia circumsolare, al di là della regione dei pianeti maggiori. In questa periferia della nebulosa protoplanetaria i tempi di accrescimento di un vero e proprio pianeta sarebbero stati molto lunghi rispetto alle regioni più prossime al Sole e, forse, il processo si era arrestato a una fase embrionale, come successo nella cintura degli asteroidi. Secondo questa ipotesi, Plutone non sarebbe altro che uno dei componenti maggiori di una vasta popolazione di piccoli corpi ghiacciati. Sia Kuiper che Edgeworth proposero, inoltre, che questa regione fosse il «serbatoio» delle comete e suggerirono che l’azione gravitazionale di Nettuno poteva perturbare le orbite dei piccoli corpi planetari lì presenti, provocandone l’eiezione verso le zone esterne, nella nube di Oort (il vastissimo inviluppo di corpi ghiacciati che avvolge il Sistema Solare interno e che si pensa si estenda sino ad oltre un anno luce dal Sole), oppure in direzione delle parti interne del Sistema Solare. Da allora, questa regione a forma di disco, che dall’orbita di Nettuno si estenderebbe fino a 1000 unità astronomiche dal Sole (1 unità astronomica è pari alla distanza Terra-Sole, circa 150 milioni di km), ha preso il nome di Fascia di Kuiper, anche se negli ultimi anni viene spesso chiamata Fascia di Edgeworth-Kuiper. Dei quasi mille oggetti transnettuniani finora scoperti sette hanno un diametro superiore ai 1000 chilometri, uno dei quali - denominato provvisoriamente 2003 UB313 e attorno al quale è stato individuato un satellite - ha dimensioni di ben 300 chilometri superiori a quelle di Plutone. Si è trattato, quindi, del colpo di grazia per la permanenza di quest’ultimo nella famiglia dei pianeti maggiori. Infatti, secondo una definizione ormai accettata dalla maggioranza della comunità planetologica, un oggetto in orbita attorno al Sole è considerato «pianeta» se le dimensioni sono sufficientemente grandi da far sì che la forza di gravità domini le forze di stato solido nel definire la forma dell’oggetto (che assume forma sferoidale) e se non appartiene a un gruppo di oggetti, come gli asteroidi della Fascia Principale o la miriade di piccoli corpi planetari della Fascia di Edgeworth-Kuiper. In altre parole, un vero pianeta, all’atto della sua formazione, deve aver «ripulito» la zona di spazio in cui ha avuto origine. Plutone, comunque, manterrà il suo status, se non altro per motivi storici. [TSCOPY]INAF-Osservatorio Astronomico di Torino[/TSCOPY]

tratto sempre dalla Lastampaweb