UKSA: la nuova Agenzia Spaziale del Regno Unito

Lord Paul Drayson, ministro della Scienza e dell’Innovazione del gabinetto diretto da Gordon Brown, aveva già dato fuoco alle polveri prima di natale. Il 10 dicembre scorso, per l’esattezza, annunciando che il Regno Unito avrebbe finalmente fatto il “grande passo” e istituito a breve la propria Agenzia Spaziale. Mancavano ancora alcuni dettagli, come nome, sede o logo, ma insomma la notizia c’era: dopo anni di attesa, la decisione era stata presa. I pezzi mancanti del puzzle sono arrivati ieri, tutti e in forma ufficiale. Il governo di Londra ha annunciato che l’UKSA (sigla di UK Space Agency) nascerà a tutti gli effetti il primo aprile, lo stesso giorno in cui 92 anni fa (nel lontano 1918) veniva varata la Royal Air Force. Comincerà ad operare dal quartier generale della BNSC, il British National Space Center, l’istituzione governativa che ha fino ad oggi supplito alle funzioni di agenzia spaziale e che dovrebbe lentamente entrare in fase di liquidazione.

L’UKSA avrà comunque da subito la supervisione su tutte le attività spaziali del Regno Unito, rappresentando gli interessi di Londra in ogni sede internazionale a partire dall’ESA, e potrà contare su un budget iniziale di 230 milioni di sterline: poco più di 255 milioni di euro, per fare un raffronto circa un terzo del budget dell’ASI. “L’UK Space Agency – ha dichiarato Lord Drayson – darà a tutto il settore quella spinta in più di cui ha bisogno per raggiungere i suoi obbiettivi”. I quali, stando alle parole del ministro della Scienza e dell’Innovazione britannico, sono senz’altro assai ambiziosi: “Possiamo crescere fino a 40 miliardi l’anno – ha sottolineato Lord Drayson – e creare 100mila posti di lavoro entro le prossime due decadi”. Attualmente, l’industria dello Spazio e collegata alle tecnologie satellitari occupa nel Regno Unito circa 68mila lavoratori, contribuendo con 6 miliardi di sterline al Pil nazionale.

Parallelamente all’attesa notizia della nascita dell’UKSA, Lord Drayson e il Primo Segretario di Stato Lord Peter Mandelson hanno anche annunciato il rafforzamento del ruolo del Centro di Ricerca di Harwell, nell’Oxford Shire. Già alla riunione ministeriale dell’ESA del novembre 2008 era stata concordata con la BNSC un’accelerazione delle attività di ricerca legate allo Spazio.Adesso, con l’attribuzione di un budget di 40 milioni di sterline e il contributo delle imprese britanniche del settore, l’ISIC (International Space Innovation Center) si candida a diventare una sorta di “central hub” per le attività spaziali del Regno Unito.

Fonte: ASI


UKSpace-logo.jpg

Alberto, se ne è discusso già qua:

http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=12902.msg134833#msg134833

40 miliardi l’anno di sterline??? :astonished:

Si vede che hanno sparato un po’ di fuochi di artificio in occasione della creazione di UKSA :smiley:
Ad ogni modo la decisione è apprezzabile e si spera dia nuovo lustro alle attività spaziali, manned e non, dell’UK :slight_smile:

Peccato che ai tempi non abbiano creato un agenzia spaziale del Commonwealth,insieme a Canada ed Australia.

La Gran Bretagna negli anni del dopoguerra ha letteralmente dilapidato, sopratutto a causa dell’irresponsabilità dei governi laburisti, un’autentico patrimonio di ricerca in campo aeronautico e quindi anche spaziale.

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, da un punto di vista tecnico gli inglesi erano secondi solo ai tedeschi. Poi nel corso degli anni successivi lo scettro è scivolato in favore di USA ed URSS.

Tanti sono stati i progetti rimarchevoli fatti fallire a bella posta oppure semplicemente cancellati senza un vero motivo, tra i più importanti l’eccezionale bombardiere biposto supersonico TSR-2 ed il P-1125 versione supersonica dell’Harrier. Il Concorde si riusci’ salvare solo perché era in collaborazione con i Francesi che non volevano mollare (ed allora la Francia era una nazione “rampante” in campo aeronautico).

Anche in campo spaziale la Gran Bretagna ha pagato, nonostante avessero avviato ricerche missilistiche di primordine ed avessero spazi e modi per attrezzare poligoni di lancio (leggi Woomera) lo sforzo spaziale britannico si è rapidamente esaurito alla fine degli anni '50, cioé proprio alle soglie della cosidetta “Space Race” fino a scomparire quasi del tutto negli anni '60 (satelliti scientifici a parte) con il fallimento del vettore anglo-francese Europa (che poi aprirà la strada al franco-tedesco Ariane).

Il tutto si puo’ riassumere in una sola parola:
peccato.