Ultimo volo per Enterprise

Il prototipo dello shuttle, che dal 1985 e’ in carico al museo Smithsonian, si prepara per compiere un ultimo volo sul dorso del 747 modificato.
Con il termine del programma STS, le 3 navette superstiti verranno concesse a mostre permanenti, ed il Discovery e’ destinato proprio alla sede di Chantilly (Virginia) del complesso museale. Sebbene nulla sia stato ancora deciso in merito alla prossima destinazione di Enterprise, e’ chiaro che essa diverra’ ridondante nella sua attuale collocazione, e per questo motivo si rende necessario appurare se sia ancora nelle condizioni di sopportare un volo, ancorche’ sostenuta da un altro velivolo.

Un team di undici persone della United Space Alliance (fornitore NASA) e’ al lavoro per ispezionare minuziosamente l’OV 101: dopo due settimane di indagine, tutto sembra in ordine. Oltre alle condizioni attuali della navetta, il team deve anche verificare la completa integrazione del vecchio prototipo con i sistemi e gli equipaggiamenti che vengono oggi impiegati per la movimentazione degli shuttles.

A meta’ degli anni settanta Enterprise compi’ 13 decolli sul dorso dello Shuttle Carrier Aircraft, ed in 5 occasioni rientro’ autonomamente, nell’ambito dei test di avvicinamento ed atterraggio del programma STS. In seguito essa fu usata per test di vibrazione e dimensionali.

Inizialmente Enterprise avrebbe poi dovuto essere riconfigurata per un impiego effettivo, ma alcune variazioni al progetto introdotte durante la realizzazione del Columbia resero la cosa poco pratica. Nondimeno, le due navette erano assai simili, con l’unica, rilevante, eccezione del rivestimento termico. Infatti Enterprise non e’ rivestita dalle piastrelle ceramiche tipiche degli shuttles, bensi’ da blocchi di schiuma poliuretanica incollata alla supeficie in alluminio del velivolo. Particolare attenzione e’ stata dedicata alla verifica della tenuta del collante impiegato per l’applicazione del poliuretano, per scongiurare il rischio di pericolosi distacchi durante il trasferimento.

Negli ultimi 30 anni Enterprise ha dovuto sopportare condizioni climatiche che di norma vengono risparmiate alle sue gemelle operative: per 3 anni e’ rimasta all’aperto, e per 15 in un hangar non climatizzato. Un esame interno delle ali e della poppa porta a riconoscere zone dove l’acqua si e’ accumulata per una altezza di una decina di centimetri. Per fortuna, gli esami boroscopici ed ai raggi X hanno sin qui reso l’immagine di una navetta in condizioni complessive piu’ che accettabili, con alcuni particolari che danno minimi segni di corrosione e che verranno ulteriormente testati. Non va dimenticato che Enterprise e’, di fatto, un mezzo progettato per sopportare gli stress di un lancio e di un rientro, e pertanto i suoi limiti strutturali sono talmente elevati da poter ben reggere, anche dopo decenni, un volo su di un 747.

Altro elemento che necessitera’ di ispezioni accurate e’ il carrello di atterraggio, che avra’ un ruolo critico durante il trasferimento. Esso e’ gia’ stato rimosso un paio di volte in passato, poi riassemblato. Ora verra’ sottoposto ad alcuni cicli di funzionamento sotto pressione idraulica. Nel frattempo, come di consueto, Enterprise accogliera’ i visitatori appoggiata agli appositi sostegni fissi.

Il processo di valutazione ed eventuale revisione dell’orbiter durera’ per altri sei mesi circa; dopodiche’, scelto il nuovo sito ospitante, ci sara’ il passaggio di consegne con Discovery, che comportera’ una attivita’ di circa una settimana.

Non vedo l’ora di rivedere l’Enterprise a cavallo di uno SCA

Certo che l’avevano fatta proprio bene se si è conservata così! Non che ci fossero dubbi in verità, viste le performance delle gemelle…

“One more time, baby…”

Enterprise venne anche in Italia (giugno 1983 all’eroporto di Ciampino) a cavallo del Jumbo proveniente dal Bourget. Per la cronaca io ho prestato servizio militare in AM proprio all’aeroporto di Ciampino ed ero li quel giorno.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Che invidia!!!

E allora, per l’amico Paolo ecco una foto che acquistai dal mio fotografo decenni fa. Disse di averla scattata personalmente a Roma…


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Che ci era venuta a fare in Italia?

Il fatto che il vecchio Enterprise sia ancora abile al volo dimostra la qualità di fondo del progetto Shuttle. Le troppe pretese al momento della nascita del progetto (carico utile elavato, stiva capiente ed estensione operativa) e la troppa burocrazia hanno reso complicato trovare un buon compromesso che permettesse di minimizzare i costi e massimizzare la sicurezza. Quello che dispiace è, che ad oltre 30 anni di distanza, non si sia ancora trovato un degno sostituto dello Shuttle e che, anche i progetti per l’immediato futuro, siano per lo più privi dell’ambizione di portare avanti un reale progresso tecnologico, ma costituiscono, al più, un ritorno al passato con l’aggiunta di qualche piccolo aggiornamento.

Grazie.
Io dovrei avere, nei famosi 270 scatoloni nel box, anche una mia foto in divisa davanti allo shuttle. Ricordo solo che allora la “pancetta” era una cosa molto lontana. Ebbi anche la fortuna di stringere la mano al pilota Fitz Fulton che mi autografò un adesivo raffigurante il jumbo con sopra lo shuttle.
Se ritrovo queste cose le posto !!
Ricordo che quel giorno il 747 con l’Enterprise prima di atterrare fece diversi giri su Roma. Mi impressionò la fila di macchine che si formò sulla via Appia (strada che porta all’aeroporto di Ciampino). Molta gente fermò la macchina sul ciglio della strada e scese per vedere meglio l’aereo in avvicinamento. Attimi di panico !!!

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

me lo sto chiedendo pure io aspettiamo info :wink:

Era in Europa per il tour “promozionale” culminato al Bourget di quell’anno.

A questo punto la domanda sorge spontanea, se lo sca con su lo shuttle a una autonomia di poche centinaia di miglia, come ha attraversato l’atlantico?

grazie
joe

Via Groenlandia, Islanda, Europa.
(sono andato a memoria).

Se non ricordo male prima di arrivare a Le Bourget per l’esposizione internazionale l’aereo fece diversi scali (Canada, Groenlandia ecc.) nella sua rotta quasi polare.
Ovviamente se sbaglio ogni correzione è benvenuta.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Grazie.

[battuta di dubbio gusto mode on]
Non ci sono problemi di guarnizioni che gelano passando per quella rotta?
[battuta di dubbio gusto mode off]
:flushed:

Certo che la NASA corse un bel rischio a mandare in Europa lo shuttle.
Per fortuna Sir Hugo Drax aveva altro a cui pensare…

La rotta dello SCA per arrivare in Europa mi ha incuriosito.
Da quello che ho trovato si è fermato a:
CFB Goose Bay, Labrador, Canada
Keflavík, Islanda
R.A.F. Fairford, Inghilterra

Dopo di che, sebbene l’evento culmine fosse al Bourget, ha girato in Europa, atterrando o facendo semplici fly-over, in alcune città.

Qui ci sono alcune foto del tour.

Molto caratteristiche anche questo foto che ho scovato, del passaggio sull’aeroporto di Bruxelles il 5 giugno 1983


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Si la rotta è stata la più classica per trasferimenti America-Europa per aerei non certificati o senza le prestazioni per fare l’Atlantico.

Queste foto mi hanno fatto tornare in mente quei due giorni a Ciampino. Ma soprattutto la ressa tutto intorno all’aeroporto. La gente fermava la macchina dove capitava e rimaneva ipnotizzata da quel bestione che volava basso sulla città. Ne parlarono ampiamente tutti i giornali.
Io che essendo militare ero (purtroppo) autorizzato ad entrare mi sentivo gli occhi addosso della gente che era letteralmente aggrappata alle recinzioni. Credetemi scene che rasentavano la follia.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it